Ci sono gesti che non hanno attenuanti

di Pietro Pellillo
Continua a far discutere la disperata vicenda accaduta in Sicilia, ove il padre di un giovane con problemi autistici ha ucciso il figlio, dichiarando di averlo fatto perché esasperato dalla sua malattia e da anni di solitudine nell'affrontarla. Un nostro lettore risponde, con alcune riflessioni, all'intervento di Giovanni Marino, presidente dell'ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)

Bimbo che guarda dei fiori in una stanza in penombraCaro Giovanni, in risposta al tuo intervento pubblicato da Superando.it con il titolo Quali sono gli altri colpevoli?, Ti propongo alcune mie considerazioni.
Non vorrei sembrare prolisso e forse provocatore, ma nell’urlare insieme a Te il grido di dolore per l’assoluta mancanza di dignità legata alla disabilità, sia in maniera diretta che attraverso il sacrificio di familiari (figurati! Sono un disabile grave…), non vorrei tuttavia che rischiassimo di portare avanti un contributo un po’ contraddittorio.

Non concordo con te nel prendere spunto da un evento di assoluta gravità, che non può trovare alcuna spiegazione, motivazione e ragion d’essere. Credo infatti che appaia devastante affrontare la problematica della nostra situazione di grave disabilità, riferendosi ad un fatto che dev’essere condannato a priori senza alcuna attenuante.
Pur vivendo sulla pelle tutto il sacrificio, tutto lo sforzo e tutta la pesantezza della vita di quel padre e quella madre, scusami, ma non ritengo opportuno parlare di tante gravissime situazioni legata alla disabilità – tra cui anche la mia – partendo dall’uccisione di un figlio da parte di un padre, quali possano essere stati i motivi.
Altrimenti cosa impedisce dall’accettare la riprovevole idea – che temo stia sempre più facendosi strada – che la vita di certe persone, soprattutto “malati di mente” o “handicappati” non sia degna di essere vissuta e che la qualità della loro (nostra) esistenza sia talmente inferiore da non meritare alcuna cura?

Non è un fenomeno così remoto. C’è una società, o almeno una sua parte, che richiede che nascano individui perfetti e rifiuta di prendere le misure necessarie per aiutare le persone che hanno problemi. Una questione non slegata dal fatto che ci sono centinaia di milioni di persone che non hanno nessun tipo di assistenza.
Pertanto Ti incito: valutiamo profondamente ciò che affermiamo, parliamo, incontriamoci, riuniamoci, per far sì che la situazione della disabilità assuma un aspetto sempre più fondante e culturalmente accettato, ma Ti prego, teniamo ben separata questa nostra nobile aspettativa da un gesto che – pur nella comprensione di un’umana sofferenza – non può assolutamente trovare riparo nelle pieghe del nostro animo.

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