Sono forse a rischio di crollo, i due pilastri che reggono il pronao del Tempio della Scuola, ovvero di quel metaforico, ma realissimo edificio scolastico, ove le nostre/i nostri ragazze/i con disabilità passano gli anni più importanti delle loro difficili e coraggiose esistenze?
Per una volta la responsabilità di tale presunto pericolo non è da attribuire ad eventi naturali o alla scelleratezza degli uomini – che di tali eventi enfatizzano le conseguenze con la loro colpevole imprevidenza -, ma a due bellissimi articoli apparsi in questi giorni in «Superando.it». Vedendo poi le firme di quei testi, ci tranquillizziamo subito: non sono di pericolosi “terroristi scolastici” o di anarchici irriducibili, ma di Salvatore Nocera e di Alfio Desogus, “accusabili” entrambi solo di spendere le proprie esistenze a favore delle persone con disabilità.
Gli argomenti di quei due articoli sono diversi, ma il loro contenuto e la loro finalità convergono verso un punto veramente essenziale: la scuola di tutti, l’esperienza umana del vivere a scuola.
In Sostegno: troppa grazia, Sant’Antonio!, Salvatore Nocera mette a fuoco un bersaglio “pericoloso” e si pone una domanda importante: può l’eccesso di ore di sostegno segregare di fatto lo studente con disabilità e rendere ancor più difficile quella presa in carico collettiva da parte di tutti gli insegnanti che desideriamo da decenni e che tanto raramente vediamo realizzata?
In I limiti e i rischi della “scuola a casa”, Alfio Desogus “viviseziona” invece i rischi della cosiddetta “scuola a casa”, ne scopre gli ingannevoli vantaggi, le rischiose specificità, denuncia i danni psicologici e sociali pericolosamente insiti in tale particolare esperienza scolastica “non-scolastica”.
Poiché di tali argomenti mi sono occupato in passato, vorrei aggiungere alle loro la mia opinione di “battitore libero” (“in pensione”, perché le mie esperienze iniziano ad essere pericolosamente datate (!).
Ebbene, credo che abbiano ragione entrambi. E lo scrivo “consapevolmente” perché per anni – una quindicina – ho lottato a favore del “massimo-sostegno-possibile” e della “scuola-a-casa”, ma i due obiettivi della lotta erano solo apparentemente contrari al pensiero e all’azione di Nocera e di Desogus. Anzi!…
Lottavo – in realtà lottavamo – a favore della massima estensione delle ore di sostegno per gli studenti con disabilità gravissima, da ottenersi anche per via giudiziale, proprio per evitare la loro segregazione nell’angolino buio, per quell’intelligente integrazione di intenti tra l’insegnante di sostegno e gli insegnanti curricolari, che collaborano a una presa in carico collettiva, ove la specificità del primo si integri armoniosamente con le competenze professionali dei secondi.
Che questa azione sinergica sia rimasta troppo spesso confinata nel libro dei sogni irrealizzati è una verità innegabile che testimonia l’abisso esistente tra la nobiltà degli intenti e le miserie della natura umana.
Della “scuola a casa”, poi, abbiamo in realtà sperimentato una versione particolare, lontana da quella temuta da Desogus: erano alcuni degli insegnanti curricolari a venire a casa, per compensare parzialmente le ore di non-frequenza per motivi di salute. Ottimi i risultati.
Entrambe quelle esperienze sono costate tempo, fatiche e denari (il tempo vale più di ogni cosa, specie quando lo si sottrae al lavoro) alle nostre famiglie con disabilità, ma hanno generato – oltre a un certo senso di frustrazione e ad alcune positività – l’abitudine alla lotta per le nostre idee e per le/i nostre ragazze/i con disabilità e il convincimento che quasi tutto è mutabile, qualche rara volta anche in meglio!
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