Eppur si muove! A giudicare, almeno, dalle mappe tematiche in allestimento, a cura degli Uffici Comunali di Milano, che documentano il livello di accessibilità di alcuni dati sensibili fondamentali per scegliere percorsi, per orientare la mobilità di tutti, e in particolare delle persone con disabilità. Si tratta di semafori con segnalazione sonora, di fermate delle linee degli autobus, dei tram e della metropolitana, di marciapiedi, di musei, di uffici, di luoghi turistici.
Quelle mappe sono il punto di partenza di un lavoro concreto e rapido, finalmente avviato dal Comune milanese, con la collaborazione attiva e competente delle associazioni delle persone con disabilità. Anche questo è bene comune, in vista dell’Expo 2015 e sembra quindi essere partita con forza.
È dunque partita la task force che anche da queste pagine avevamo chiesto con forza in questi mesi, nella consapevolezza del ritardo accumulato e nella certezza, dati previsionali alla mano, dell’impatto impressionante che avranno centinaia di migliaia di visitatori con esigenze specifiche nei sei mesi dell’Expo 2015.
Ovviamente a noi sta a cuore il prima e il dopo, e forse ancora di più il dopo, ciò che resterà come “bene comune”, dopo una maratona della quale ancora riusciamo a capire poco, se non le cose che non vorremmo capire, che non vorremmo sapere. Ma anch’io mi iscrivo al club degli #Expottimisti, promosso ad esempio dal Comitato M’impegno, espressione della società civile milanese, che mi ha invitato a parlare di accessibilità per tutti a Palazzo Marino, il Municipio milanese.
Ero vicino a un ex sindaco come Gabriele Albertini, che nel 2004 mi insignì dell’Ambrogino d’Oro, e accanto a Giuliano Pisapia, il sindaco che all’inizio della sua esperienza mi chiese di aiutarlo a non lasciare nell’invisibilità il mondo delle persone con disabilità di questa complessa città.
Ho avuto per un momento la sensazione che le nostre battaglie stiano uscendo da una logica di separatezza e di nicchia, per diventare argomento condiviso da tutti: da chi amministra ma anche da chi vive nella metropoli e ragiona seriamente e positivamente sull’impatto di un grande evento mondiale.
Non so se riusciremo veramente a costruire in pochi mesi, nei tavoli di lavoro che si stanno riunendo in queste settimane, una città migliore e più accogliente. Ma qualcosa sicuramente cambierà. Penso che fra i risultati concreti, agevolati dalla scadenza dell’Expo, ci sarà un sistema di informazioni attendibili e facilmente consultabili, in grado di dire a tutti se un luogo, un ristorante, un albergo, una strada, un museo, una linea di tram, sono utilizzabili da tutti, senza discriminazione basata sulla disabilità fisica, sensoriale o intellettiva.
Queste informazioni corrisponderanno a elementi certi, e costituiranno la base per migliorare ancora, laddove le barriere vecchie e nuove – ma a volte anche solo l’incuria e la mancanza di attenzione ai dettagli -, impediscono la piena mobilità delle persone con disabilità e dunque il loro diritto alla partecipazione piena alla vita sociale di Milano.
Non tutto sarà a misura, ma qualcosa di meglio ci sarà, se lo vorranno davvero i milanesi, non solo gli assessori o i funzionari del Comune, e neppure soltanto gli esponenti del mondo associativo.
Ora occorre un salto di qualità, uno scatto di orgoglio. Lasciando a casa, in un angolo, i piccoli protagonismi, lo spirito settoriale, la convinzione errata che «non c’è niente da fare, perché è tardi». Questa battaglia dobbiamo vincerla. Per tutti.
Direttore responsabile di «Superando.it».
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