Ricordate? Era il mese di novembre del 2006 e per alcune settimane – tramite il motore di ricerca Google – erano stati in molti a poter vedere un filmato, inserito nella categoria Video divertenti (!), ove un ragazzo con disabilità veniva sbeffeggiato e picchiato in un’aula scolastica (Superando.it se n’era ampiamente occupato, ad esempio con il testo intitolato Il DNA della nostra società, disponibile cliccando qui). Nell’occasione era stato anche proditoriamente coinvolto il nome dell’Associazione Vivi Down, che da parte sua aveva denunciato sia gli autori del video che Google.
Ebbene, se per i ragazzi responsabili del “fattaccio” il tribunale aveva già stabilito un periodo di “messa alla prova”, ora tocca a Google, “chiamata alla sbarra” – come efficacemente tratteggiato da Paolo Colonnello sul quotidiano «La Stampa» del 6 novembre (Cronache, pagina 24) – per concorso in diffamazione e violazione della privacy.
Il Pubblico Ministero di Milano Francesco Caiani ritiene infatti che Google avesse il dovere, non rispettato, di predisporre un’informativa sulla privacy visibile, nel momento in cui l’utente carica il file sul sito. Pertanto, secondo Caiani, Google avrebbe concorso alla diffamazione del ragazzo con disabilità e dell’Associazione, «ledendo i diritti e le libertà fondamentali nonché la dignità degli interessati», per trarne profitto tramite Google Video che si finanzia con la pubblicità.
Dal canto loro i manager di Google ritengono invece che la scelta del Pubblico Ministero «sia poco comprensibile e rischi di creare un precedente preoccupante» e ricordano anche la loro collaborazione con le forze dell’ordine per individuare i responsabili.
Il processo dovrebbe avere luogo il 3 febbraio 2009.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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