Viktoria Modesta: l’“etichetta” o la persona?

di Annalisa Benedetti*
«Se il video della cantante Viktoria Modesta - scrive Annalisa Benedetti - verrà trasmesso perché il brano musicale sta semplicemente ottenendo successo come tale, ci siamo. Finché invece verrà presentato come “il video della prima pop star amputata”, non ci siamo. E non ci saremo mai, finché certe “etichette” varranno più delle persone a cui sono state appiccicate»
Immagine tratta da "Prototype", video di Viktoria Modesta
Un’immagine tratta da “Prototype”, il video di Viktoria Modesta

Mi ha suscitato alcune riflessioni il video Prototype di Viktoria Modesta. Bello e geniale nel suo insieme, è la complessità del messaggio a colpirmi particolarmente.
Si apre con la seguente premessa: «Dimenticate tutto quello che pensate sulla disabilità». Ok. «Un nuovo genere di artista pop» sta per essere presentato. Eccolo: una bellissima donna bionica. Letteralmente bionica, sì, perché ha una protesi artificiale che sostituisce l’arto inferiore sinistro realmente amputatole nella vita. Non una protesi qualunque. Non una di quelle – mi si permetta – che “passerebbe” lo Stato italiano. La protesi di Viktoria Modesta, la nuova stella promessa, è un vero e proprio prodigio di tecnologia e creatività superlusso che, al pari di una borsetta, diventa un accessorio intercambiabile a seconda dell’occasione, inevitabilmente indispensabile, ma perfettamente intonato al look.
Quello che però caratterizza il “personaggio”, è un puntale con il quale Viktoria si fa largo nella vita, arrivando a utilizzarlo come un’arma contundente per difendersi dai malintenzionati (o, metaforicamente, per annientare i pregiudizi?).

Personalità aggressiva, dunque, in un corpo da top model (e qui, il nuovo prototipo ricalca il vecchio stereotipo femminile). Grazie alla propaganda televisiva, diviene immediatamente modello da emulare. Bambini, adolescenti e adulti ne subiscono il fascino e vogliono essere come lei.
Con il suo logo incidono i banchi di scuola e si fanno tatuare la pelle, alcuni arrivano a farsi amputare un arto. Tutti la desiderano. La massa cambia visione. Basta luoghi comuni, basta pensare a come finora è stata fatta pensare. È in atto una ribellione culturale collettiva.

Il passaggio più emblematico e provocatorio del video è quando Viktoria viene portata in un’aula di tribunale, dove una sorta di Polizia di Stato, stile Gestapo, le sottopone il seguente interrogatorio: «Our system protects the people. But instead they believe in this. They believe in a symbol. Look. They believe in you Viktoria. Take responsibility Viktoria. How do you plead?» (“Il nostro sistema protegge le persone., ma invece di credere in esso, loro credono nei simboli. Guarda! Loro credono in te, Viktoria. Prenditi la responsabilità Viktoria. Come ti dichiari?”).
Alla domanda, Viktoria, ammiccando sotto la sua veletta di strass, semplicemente accavalla sensualmente la gamba, portando in primo piano la protesi ricoperta di swarovsky, “accecando” con i suoi riflessi il poliziotto.
È dunque “colpevole” o “innocente”, Viktoria, per essere diventata lei il nuovo modello in cui la gente crede? O è forse il potere divulgatorio e manipolatorio dei media a dover essere messo sotto accusa? Ma Viktoria è davvero se stessa o è l’ennesimo “burattino” creato al servizio dello show business?
Chiosa il video: «Qualcuno di noi è nato per essere diverso. Qualcuno di noi è nato per correre dei rischi».

Ebbene, se osservo i videoclip che popolano il mondo odierno della musica pop, trovo Prototype un clone di quelli che vanno per la maggiore. In questo senso, artisticamente parlando, non trovo alcuna differenza tra una Viktoria Modesta, una Katy Perry, una Pink o una Lady Gaga. Anzi, ci trovo delle analogie e mi viene spontaneo fare confronti sulle loro scelte stilistiche. Da questo punto di vista, per me, Viktoria è al pari delle sue colleghe. Né più né meno e, come loro, sta facendo la sua carriera.
Inclusione raggiunta? Se il suo video verrà trasmesso in radiovisione perché il brano musicale sta semplicemente ottenendo successo come tale, ci siamo. Finché invece verrà presentato come “il video della prima pop star amputata”, non ci siamo. E non ci saremo mai, finché certe “etichette” varranno più delle persone a cui sono state appiccicate.

La presente riflessione è già apparsa nel sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con il titolo “Viktoria Modesta, bel video, ma le “etichette” non prevalgano sulla persona”. Viene qui ripresa, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

Per approfondire:
° Il video della canzone Prototype di Viktoria Modesta, presentato da Channel Four.
° Il sito ufficiale di Viktoria Modesta.
° Il messaggio deviato dietro a “Prototype” di Viktoria Modesta, in «Neovitruvian’s Blog», 18 dicembre 2014.
° Antonio Rossano, intervista a Giovanna Cosenza, La disabilità come un’arma, ripreso l’8 gennaio 2015 nel sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), da «L’Espresso.it», 5 gennaio 2015 (titolo originale: Viktoria Modesta, la disabilità è un’arma).
° Angelo Andrea Vegliante, “Prototype”, la disabilita inclusa nel modello di corpo, in «FinestrAperta.it», 8 gennaio 2015.
° Elena Bara e Sofia Viganò, Intervista a Viktoria Modesta prototipo di una nuova femminilità, in «Vogue Italia.it», 29 gennaio 2015.
° Antonio Giuseppe Malafarina, Viktoria Modesta è il futuro (che è presente), ripreso in «Superando.it» il 3 febbraio 2015, dal blog InVisibili di «Corriere della Sera.it», 24 gennaio 2015.

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