Le persone con disabilità e lo sradicamento della povertà nel mondo

di Giampiero Griffo*
La voce delle persone con disabilità alla Seconda Assemblea dell'ONU dei Giovani a Terni, tramite le parole di Giampiero Griffo, appartenente a DPI (Disabled Peoples' International) Italia, FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) e CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità)

Giampiero GriffoNel mondo le persone con disabilità sono circa 600 milioni e l’82% di esse vivono in Paesi in cerca di sviluppo. Secondo le stime della World Bank un quinto delle persone più povere del mondo hanno una forma di disabilità. Il 98% delle persone con disabilità che vivono nei Paesi in cerca di sviluppo non hanno accesso ai servizi riabilitativi e ad appropriati servizi di base, più dell’80% nel mondo non ha un impiego e solo il 2% dei minori con disabilità ha potuto accedere ad un’educazione formale.

La condizione di disabilità è causa ed effetto di povertà, perché le persone con disabilità sono soggette a discriminazioni e a mancanza di pari opportunità che producono una limitazione alla partecipazione sociale e violano ogni giorno i loro diritti umani. Infatti, la disabilità non è una condizione soggettiva, bensì il prodotto di una società che si dimentica di persone che si muovono per mezzo di ruote o con l’ausilio di ausili, che comunicano con le labbra o con il linguaggio dei segni, che si orientano senza usare la vista.

La visione negativa che la società trasferisce sulle persone con disabilità produce un fortissimo stigma sociale che ha conseguenze in tutti i campi della vita economica, culturale, politica e sociale. Per cui le persone con disabilità sono povere e ricevono impoverimento sociale, in una spirale che li esclude e li emargina.

In caso di guerra, di catastrofi naturali e umane, le persone con disabilità sono le prime a patire le terribili conseguenze delle emergenze, spesso con la morte e la mancanza di attenzione alla loro condizione. Per questo il movimento mondiale delle persone con disabilità è contro ogni guerra, che produce sempre altre persone con disabilità.

Per tutte queste ragioni le persone con disabilità rappresentano i più esclusi fra gli esclusi, i più discriminati fra i discriminati, i più poveri tra i poveri. Essi sono la popolazione i cui diritti umani sono violati in tutto il mondo, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in cerca di sviluppo.

Se il primo obiettivo del Millennium Development Goals (MDGs) è di sradicare la povertà estrema, e la fame è assolutamente necessario includere le donne e gli uomini con  disabilità tra le priorità dell’MDGs.

Il secondo obiettivo è quello di conseguire l’educazione primaria per tutti: sui 104 milioni di bambini che non accedono ad un’educazione primaria, l’Unesco calcola che oltre 40 milioni sono bambini con disabilità nei Paesi in cerca di sviluppo, e le bambine ancora di meno.

Le donne con disabilità, infatti, sono soggette a multidiscriminazioni, moltiplicandosi quelle di genere a quelle di disabilità. Esse perciò devono essere incluse nel terzo obiettivo di promuovere l’eguaglianza di genere e il rafforzamento delle loro capacità. 

Il quarto obiettivo riguarda da vicino i bambini con disabilità che raggiungono livelli di mortalità infantile in alcuni Paesi poveri dell’80% a confronto del 20% di altri bambini. 

Il quinto obiettivo vuole conseguire lo sviluppo della salute durante la maternità: 20 milioni di donne all’anno – 30 donne al minuto – subiscono una disabilità  o una complicanza nel periodo della gravidanza e del parto. 

Sul sesto obiettivo, le donne e gli uomini con disabilità sono notoriamente tra i gruppi più vulnerabili da parte dell’HIV/AIDS, ma non hanno accesso ai programmi di prevenzione esistenti. 

Assicurare la sostenibilità ambientale (l’accesso all’acqua e a condizioni igieniche e di sicurezza) – settimo obiettivo del MDGs – è essenziale per le persone con disabilità, considerando che un terzo di tutte le malattie che producono una disabilita sono causate da fattori di rischio ambientale. 

L’ottavo obiettivo, che fa appello alla crescita di una partnership globale per lo sviluppo, deve porre al centro uno sviluppo inclusivo che garantisca l’attiva partecipazione di tutti i membri delle comunità, incluse le donne e gli uomini con disabilità e le loro organizzazioni.

All’interno della condizione di povertà che colpisce tutte le persone con disabilità, particolarmente colpiti sono i giovani con disabilità: essi subiscono quotidianamente la povertà e la fame; si vedono negato l’accesso all’istruzione o vengono segregati in luoghi speciali (nella ricca Europa 1.300.000 bambini con disabilità – pari al 56% del totale – sono ghettizzati in classi e scuole speciali); le ragazze con disabilità vivono una doppia discriminazione e a volte rischiano l’infanticidio come in Cina;  i neonati con disabilità o che diventano tali nei primi mesi di vita non sopravvivono alla prima infanzia, rischiano di essere abbandonati da uno o da ambedue i genitori, sono colpiti dalle più diffuse malattie; quando poi sopravvivono, per i giovani con disabilità è problematico avere accesso all’acqua e al cibo o partecipare alla vita di comunità; essi godono in maniera estremamente limitata della collaborazione globale per lo sviluppo, i cui programmi raramente intervengono per migliorare le loro condizioni ordinarie di vita. 

Le Organizzazioni di persone con disabilità chiedono di sviluppare un approccio a due binari, favorendo le politiche di mainstreaming in ogni singola specifica misura e incrementando il sostegno a progetti indirizzati ai bisogni delle donne e uomini con disabilità.

La dichiarazione finale del Summit del Millennium Development Goals della metà di settembre a New York sarà incompleta se dimenticherà i bisogni delle persone con disabilità: per questo chiediamo una specifica referenza alla priorità da assegnare alle donne e agli uomini con disabilità in tutto il processo.

Per questo ci rivolgiamo al governo italiano, al cui ministro degli Esteri abbiamo inviato una lettera in tal senso, perché l’Italia, influenzando anche la Presidenza del Regno Unito dell’Unione Europea, chieda l’inclusione delle donne e degli uomini con disabilità tra gli obiettivi primari del Millennium Development Goals, assicurando il rispetto dei loro diritti umani. 

Abbiamo chiesto, come un segnale importante e di coerenza, che una delegazione di donne e di uomini con disabilità fosse invitata a portare la voce dei 600 milioni di persone con disabilità al Summit del Millennium Development Goals a New York, dimostrando l’impegno delle Nazioni Unite a lavorare sia per la difesa dei diritti, con la definizione di una Convenzione Internazionale per la Tutela dei Diritti e della Dignità delle Persone con Disabilità, in discussione presso il Comitato Ad Hoc (Ad Hoc Committee) nominato dall’Assemblea Generale, sia per il superamento di barriere e discriminazioni che sarebbe possibile attraverso l’MDGs.

Anche noi sosteniamo l’ONU dei Popoli, dove non contino solo i governi, ma le persone, la società civile organizzata: la nostra esperienza di scrittura come protagonisti della Convenzione ONU dimostra che è possibile.

Tutelare le diversità umane in tutte le sue forme – la disabilità è una delle tante – significa offrire ad ogni essere umano la possibilità di esprimersi, contare e decidere della propria vita: è quello che chiedono le persone con disabilità, che si battono per costruire società inclusive, senza discriminazioni di razza, genere, religione, orientamento sessuale, età, disabilità e dove tutti possano avere eguaglianza di opportunità e tutela dei diritti umani.
Gli stessi valori e princìpi cui si ispirano i giovani di tutto il mondo: nelle vostre mani c’è la società del futuro: costruitela a misura di uomo e di donna, a misura di bambino, a misura di tutti gli esseri umani.

*DPI (Disabled Peoples’ International) Italia, FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
Intervento alla Seconda Assemblea dell’ONU dei Giovani, Terni, 9 settembre 2005.

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