Una petizione, nelle Marche, per difendere i più deboli

A lanciarla (e tutti possono sottoscriverla) sono le organizzazioni che compongono la Campagna Regionale “Trasparenza e diritti” e il CAT Marche (Comitato Associazioni Tutela), di fronte a politiche sociosanitarie della Regione che «sanno guardare - come viene denunciato - solo dalla parte di chi gestisce i servizi e non dalla prospettiva di chi li riceve, ovvero gli utenti (persone con disabilità, demenze, disturbi psichici e anziani non autosufficienti) e le loro famiglie»
31 marzo 2015, manifestazione ad Ancona contro i tagli al Fondo Sociale Regionale
Una recente manifestazione di protesta, di fronte alla sede della Regione Marche, contro i tagli al Fondo Sociale Regionale

«Alle incertezze sulla sostenibilità dei servizi derivanti dai tagli del Fondo Sociale sul Bilancio 2015, che la scorsa settimana è stato l’oggetto di una protesta, da parte delle nostre organizzazioni, sta ora per aggiungersi un atto deliberativo della Regione, che aumenterà le diseguaglianze e renderà ancora più incerta la condizione dell’utenza, già colpita dall’abbassamento degli standard qualitativi di tanti servizi».
Lo si legge nella nota con cui le tante organizzazioni componenti la Campagna Regionale Trasparenza e diritti e il CAT Marche (Comitato Associazioni Tutela) proseguono la loro azione di protesta nei confronti delle politiche sociosanitarie attuate dalla Regione Marche.
«Non sono buone – si legge infatti nella nota – le notizie che a breve giungeranno agli utenti dei servizi sociosanitari. Come purtroppo l’esperienza ci ha insegnato, troppo spesso gli elementi positivi che le nuove norme sui servizi sociosanitari nella nostra Regione stanno introducendo, si rivelano poi “trappole” per i soggetti più deboli, vale a dire gli utenti e le loro famiglie. Il cosiddetto “Fondo Solidarietà”, ad esempio, nato per sostenere proprio gli utenti dei servizi sociosanitari (disabilità, demenze, disturbi psichici, anziani non autosufficienti), per i quali con le nuove norme aumenteranno le rette a carico, si sta rivelando sostanzialmente un trasferimento economico ai Comuni, che risulteranno così pienamente garantiti e supportati nell’integrazione delle rette, senza che a ciò corrisponda effettivamente una reale presa in carico dell’utente incapiente. Non quindi, come dichiarato, un sostegno alle maggiori spese degli utenti dei servizi sociosanitari, ma un vero e proprio “canale di compensazione” per i Comuni».

Ma che cosa prevede esattamente il prossimo atto deliberativo della Regione, contestato dalle organizzazioni marchigiane? «Che ciascun Comune – spiegano le stesse organizzazioni – applicherà il proprio Regolamento, senza omogeneità rispetto alla soglia minima di contribuzione o alla percentuale di contribuzione stessa, per quanti risultassero sopra la soglia, diversa da Comune a Comune. Ciò significa, ad esempio, che due utenti, con un’identica situazione reddituale, frequentanti lo stesso servizio e quindi con le medesime prestazioni sociosanitarie, potranno avere una retta diversa, se provenienti da due Comuni diversi, anche se appartenenti allo stesso Ambito Territoriale. Viene inoltre prevista una tassazione fissa giornaliera, anche nel caso che il reddito sia pari a zero, guardando cioè all’indennità di accompagnamento, come se quest’ultima fosse un privilegio, un vitalizio o una rendita economica. Infine, le persone ricoverate presso le residenze sociosanitarie per anziani e demenze potranno vedersi aumentata la retta addirittura del 50%».
«In pratica – sottolineano da Trasparenza e diritti e dal CAT Marche – la Regione, su pressione dei Comuni, e non tenendo in alcun conto le istanze degli utenti e delle loro rappresentanze, sistematicamente e volutamente ignorate, ha rinnegato l’impostazione originaria che prevedeva un meccanismo di contribuzione sulla base dei redditi, omogeneo in tutto il territorio regionale. È per altro inquietante che siano proprio i Comuni, ovvero i soggetti potenzialmente più vicini ai cittadini, a spingere la Regione in questa direzione».

Alla luce di tutto ciò, quindi, si chiede «di modificare questa situazione, avendo la capacità di guardare anche dalla prospettiva di chi i servizi li riceve e non solo dalla parte di chi li gestisce» e in tal senso è stata lanciata una petizione, cui tutti possono aderire, con la quale si chiede ai principali esponenti istituzionali della Regione Marche di «fissare una soglia ISEE sotto la quale c’è esenzione dalla contribuzione e definire fasce di contribuzione valide per tutto il territorio regionale; di non prevedere quote aggiuntive a carico degli utenti oltre quelle già definite». (S.B.)

Gli interessati ad aderire alla petizione lanciata da Trasparenza e diritti e dal CAT Marche devono prendere contatto con trasparenzaediritti@gmail.com, cui si può naturalmente anche chiedere ogni altra informazione e approfondimento.

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