Il caso di Eluana Englaro – donna in coma vegetativo per diciassette anni a seguito di un incidente stradale – ha fatto molto parlare di sé tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, a partire da quando la Corte di Cassazione, il 13 novembre del 2008, aveva alla fine autorizzato il padre Beppino a procedere alla sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiali nei confronti della figlia (se ne legga, nel nostro sito, cliccando qui). Il Governo italiano aveva a quel punto tentato di bloccare l’esecuzione della procedura (se ne legga cliccando qui).
Durante quei mesi, gruppi e singoli si erano schierati animatamente dalla parte di Beppino Englaro o da quella del Governo come in una sorta di “match sportivo” (Emilio Pozzi, presidente dell’Ordine dei Medici bergamasco, ha parlato in tal senso di «toni violenti e aggressivi, non raggiunti nemmeno dalle tifoserie del calcio più estremo»).
Il dibattito pubblico era stato sostenuto anche dagli organi d’informazione in modo apparso spesso strumentale, esacerbando le contrapposizioni e favorendone i toni violenti. In quei mesi si era parlato, come di una priorità urgente, anche di una legge sul testamento biologico, un istituto ad oggi non regolamentato in Italia e all’epoca in discussione in Parlamento.
Eluana Englaro muore il 9 febbraio 2009. Dalla fine di quel mese, l’attenzione dei media si è spostata su altri argomenti e sembra proprio che oggi i trattamenti di fine vita non meritino più titoli da prima pagina. Intanto, anche le informazioni attorno alla legge sul testamento biologico sono diminuite progressivamente: la norma ancora non c’è e le trasmissioni televisive in questo momento non si occupano di tenere vivo il dibattito pubblico sull’argomento.
Così accade oggi che una notizia – che riguarda ancora lo stesso caso – “scivoli” nelle pagine interne dei giornali e non venga ripresa se non marginalmente dalla televisione. Essa riguarda Carlo Alberto Defanti, un nome che a febbraio meritava i titoli di apertura dei quotidiani. Defanti, infatti, è il neurologo che ha avuto in cura la Englaro e che, in esecuzione delle disposizioni giudiziarie, ha sospeso l’alimentazione artificiale che teneva in vita la donna.
Dopo la morte di Eluana, il Consiglio dell’Ordine dei Medici bergamasco – composto da quindici medici – aveva aperto un’indagine per accertare eventuali violazioni del Codice Deontologico da parte di Defanti. Solo ora si è saputo che il fascicolo sul caso è stato archiviato il 21 maggio scorso per insufficienza di elementi a procedere. Non è possibile ottenere i dettagli delle motivazioni perché l’unico autorizzato a richiederli in caso di archiviazione è il diretto interessato. (Barbara Pianca)
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