Baby Down, per confrontarsi con le diversità

Arriva anche in Italia - dopo che era nata in Spagna nel 2007 - "Baby Down", la prima bambola con i tratti somatici di un bimbo con la sindrome di Down. L'operazione è stata resa possibile, a Bologna, dalla collaborazione tra un'impresa commerciale e una cooperativa sociale e andrà a finanziare le attività di quest'ultima, oltre che di due associazioni non profit. «Crediamo che anche attraverso un bambolotto - dichiarano all'unisono le varie organizzazioni coinvolte nell'iniziativa, insieme ad altre che si occupano di sindrome di Down - si possa diffondere, già tra i più piccoli, la cultura del rispetto e offrire l'occasione per un percorso di crescita verso il riconoscimento di ogni individualità»

Come già era successo due anni fa, quando venne messa per la prima volta in commercio in Spagna (ce ne occupammo con il testo disponibile cliccando qui), ora che arriva anche in Italia è destinata a far parlare ancora Baby Down, la prima bambola con i tratti somatici di un bimbo con la sindrome di Down.

La bambola «Baby Down»Occhi allungati, ditina dei piedi leggermente separate e lingua un po’ all’infuori, Baby Down – nata con la volontà di combattere i pregiudizi sulla disabilità e diffondere il rispetto delle diversità – è un’idea dell’azienda spagnola di giocattoli Super Juguete e della Federación Española de Sindrome de Down ed è subito diventata un successo. Ora arriva sul mercato italiano grazie alla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Il Martin Pescatore e un’impresa commerciale e al sostegno di due associazioni non profit, tutte di Bologna.
A importarla, infatti, in esclusiva per l’Italia – rinunciando alle normali spettanze – sarà la Società Cangillo Interni Limited Edition, mentre la distribuzione sarà curata dalla Cooperativa Il Martin Pescatore, che assiste e dà lavoro a persone con gravi disturbi psichici. Il ricavato delle vendite andrà poi a sostenere le attività dello stesso Martin Pescatore, oltre che delle associazioni Retinite Pigmentosa Emilia Romagna e CEPS (Centro Emiliano Problemi Sociali per la Trisomia 21). Gli incassi serviranno inoltre ad attivare un laboratorio di sartoria per realizzare i vestitini per le bambole, che darà un’opportunità lavorativa alle persone in situazioni di disagio.

«Proporre una bambola con sindrome di Down, con i suoi caratteristici occhi a mandorla, è una novità per l’Italia» – dichiara Francesca Bernaroli, presidente del Martin Pescatore. «Ci piace l’idea di offrire l’opportunità di abbattere, attraverso il gioco, i pregiudizi legati a questa condizione genetica e, più in generale, alla diversità».
Disponibile per ora nella versione al femminile, Baby Down è un giocattolo che insegna a confrontarsi con le diversità e a conoscere le necessità dei bambini affetti dall’alterazione cromosomica nota come “trisomia 21”. Nella confezione della bambola, infatti, è inserito un opuscolo che contiene alcune semplici indicazioni sulle attività più indicate per stimolare le capacità sensoriali e intellettive dei bambini con sindrome di Down. «Ad esempio Baby Down può insegnare – secondo Claudio Rizzoli, presidente del CEPS – che gli occhi leggermente a mandorla dei bambini con trisomia 21 fanno parte della loro identità e che non vanno cancellati con la chirurgia estetica. Le persone con sindrome di Down e altre diversità non sono di un mondo a parte, sono tra noi, ed è normale che lo siano».
«Con Baby Down – aggiunge Antonella Gambini dell’Associazione Retinite Pigmentosa Emilia Romagna – non vogliamo assolutamente suscitare polemiche né banalizzare la disabilità, riducendola a un semplice giocattolo. Crediamo piuttosto che attraverso il gioco si possa diffondere, già tra i più piccoli, la cultura del rispetto e offrire l’occasione per un percorso di crescita verso il riconoscimento di ogni individualità».

Tutte affermazioni, quelle di oggi, che non si discostano sostanzialmente da quelle di due anni fa, quando ad esempio Anna Contardi, coordinatrice delle attività dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), ci dichiarò: «Credo che la “bambola Down” immessa sul mercato possa essere un’opportunità in più per far conoscere i bambini con la sindrome di Down e per farli riconoscere come bambini tra gli altri bambini. Certo, non può essere solo una bambola a produrre integrazione, è necessario infatti incontrarsi di persona, a scuola o magari ai giardini. Ma la bambola può senz’altro favorire la visibilità, senza per altro mai dimenticare che non è una bambola per i bambini con sindrome di Down, ma una bambola per tutti, da mettere a dormire vicina al bambolotto di sempre, all’indiana con le treccine o a quella con i tratti africani».
Dal canto suo Letizia Pini, presidente dell’AGPD (Associazione Genitori e Persone con Sindrome di Down), affermava che «senza entrare nel merito di alcuna etica o presa di posizione politica e/o religiosa, anche un bambolotto può fare la sua parte. Può aiutare, può semplificare, può avvicinare. Questo può valere anche per la sindrome di Down, come del resto si sta già facendo per sensibilizzare su altre “minoranze”: è una strada già intrapresa. Non si deve stigmatizzare: è proprio con la rottura degli schemi finora conosciuti che si va verso nuovi traguardi e si raggiungono nuovi obiettivi». (Ufficio Stampa Agenda e S.B.)

Baby Down è in vendita in Italia al prezzo di 34,90 euro, incluse le spese di spedizione. Per informazioni: Cooperativa Sociale Il Martin Pescatore, tel. 051 6761870, sociale@ilmartinpescatore.org – CEPS, tel. 051 322041, assceps@iperbole.bologna.it – Associazione Retinite Pigmentosa Emilia Romagna, tel. 051 246705, rp.bologna@associazionerpbo.191.it.
Per altre immagini, interviste o approfondimenti: Ufficio Stampa Agenda, tel. 051 330155, ufficiostampa@agendanet.it.
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