Sono giorni di diffuse mistificazioni sul tema delle invalidità civili. L’argomento vetusto delle false invalidità, che funziona sempre presso la pubblica opinione, serve a mascherare le reali intenzioni del Governo: mettere le mani nelle tasche delle famiglie in cui è presente una persona non autosufficiente che percepisce l’indennità di accompagnamento. L’intenzione di legarne l’erogazione al reddito viene tenuta in sordina rispetto all’enfasi sulle invalidità false o presunte tali. In un affastellarsi di dati e dichiarazioni infondate, tutto contribuisce a creare una funzionale confusione.
Lo stesso quotidiano Il Sole 24 Ore del 19 maggio riporta in seconda pagina la teoria governativa secondo cui l’impennata (i cui dati risultano contraddittori nelle stesse colonne del prestigioso quotidiano) nella concessione delle provvidenze economiche agli invalidi civili sia da ricondurre alla riforma del Titolo V della Costituzione (legge costituzionale 3/2001) che ha suddiviso le competenze fra Stato, Regioni ed enti locali. In realtà la suddivisione delle competenze in materia di invalidità civile risale al decreto legislativo 112 del 31 marzo 1998, che ha attribuito alle Regioni la funzione concessoria (prima affidata al Ministero dell’interno tramite le prefetture) e all’INPS la funzione di erogazione. E le funzioni delegate alle Regioni sono molto limitate rispetto alle provvidenze economiche.
Infatti i criteri di valutazione rimangono quelli fissati dalla normativa nazionale (decreto ministeriale 5 febbraio 1992); i limiti reddituali vengono fissati annualmente dal Ministero dell’economia; dal 2004 la decisione definitiva sulla sussistenza dei requisiti sanitari è riservata all’INPS (confermata da ultimo dall’articolo 20 della legge 102/2009); le verifiche, preventive alle concessioni, sui requisiti reddituali vengono svolte dall’INPS; l’INPS è obbligatoriamente presente dal 2005 in tutte le cause relative alle invalidità civili (legge 248/2005); i piani di verifica straordinaria dal 1996 ad oggi non sono mai stati affidati alle Regioni. In sintesi, l’accertamento degli stati invalidanti è l’unico caso in ambito amministrativo in cui la Pubblica Amministrazione controlla se stessa e prevede sia un doppio accertamento preventivo (ASL e INPS) sia controlli a campione e straordinari sui propri stessi atti. Con i costi che ne conseguono.
«Ha ragione il ministro Maurizio Sacconi – sottolinea Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – quando dichiara che tutto è stato già fatto per tenere sotto controllo la spesa con rigore». Quindi, cosa si può ancora trasferire all’INPS? «Rimane solo il trasferimento anche delle competenze del primo accertamento dall’Aziende ASL all’INPS ma a questo accertamento già oggi partecipa il medico dell’INPS». Forte è, quindi, la preoccupazione fra le associazioni e le famiglie e non certo per l’ennesima ondata di controlli previsti. «Controllino pure e, magari, ci dicano anche il costo di queste verifiche e dei conseguenti contenzioni – conclude Barbieri – ma non mettano le mani nelle tasche delle famiglie delle persone con grave disabilità e delle persone anziane non autosufficienti! Noi non staremo a guardare».
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