Non è un Paese per disabili

di Gabriella d'Acquisto*
O meglio ancora sarebbe forse il caso, in Italia, di applicare completamente e concretamente la definizione dell'handicap come espressa nella classificazione ICF dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, quella cioè secondo cui la disabilità va intesa come «una condizione di salute in un ambiente sfavorevole». E siccome oggi l'Italia è un ambiente sfavorevole, non c'è più da preoccuparsi e non occorrono né commissioni mediche né INPS: sono tutti disabili gravi... Usa il paradosso, la presidente dell'ANFFAS Sicilia, per esprimere tutta la propria indignazione di fronte a quelle parti della Manovra Finanziaria che rischiano di mettere in discussione concetti come la non discriminazione, il diritto di tutti a una vita dignitosa e la solidarietà sociale

Realizzazione grafica con simbolo di persona in carrozzina cacciata a calci da un edificioL’analisi della manovra presentata dal Governo – nella versione “trapelata” da giornali, internet e altri media – sospinge fra sussurri e grida, fra affermazioni e smentite a una considerazione di fondo: l’Italia non è un paese per disabili e suona assai ironico ricordare – come ha fatto Maria Rita Saulle, giudice della corte costituzionale, all’ultima assemblea dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – che l’Italia è stata fra i paesi promotori della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. La manovra, infatti, si abbatte come una “valanga” su concetti che credevamo – ingenuamente – del tutto acquisiti, come la non discriminazione, il diritto di tutti a una vita dignitosa, la solidarietà sociale.
Scopriamo, invece, che basterebbe un genitore con un incarico dirigenziale per perdere la possibilità dell’assistenza riconosciuta al disabile grave (i permessi come da articolo 33 della Legge 104/92); scopriamo che in qualsiasi momento l’INPS può rimettere in discussione la situazione di chi per legge sarebbe esentato da revisioni; scopriamo che “invalido” è sinonimo di “parassita”; scopriamo soprattutto di avere fatto un errore grave, un errore fondamentale! Abbiamo infatti in tutti modi, con ogni sacrificio, con ogni sforzo, cercato di fare acquisire ai nostri figli le abilità che la natura ha ritenuto di dover ancora loro riservare, abbiamo cercato di “educare”, di porre in essere interventi “comportamentistici”, di implementare la socialità e di lavorare sulle “autonomie”! E così oggi abbiamo molti ragazzi che hanno raggiunto livelli prima solo ipotetici, persone in grado di svolgere alcune attività, sia pure con tutti gli ausili del caso, di non essere soggetti passivi, ma attivi, cittadini e basta, pur con tutte le loro ineliminabili limitazioni.
Queste persone hanno lavorato e sudato con una serietà che forse  manca a tanti alunni “somari” e sanno leggere e scrivere, hanno appreso ad attraversare la strada e a contare i soldi al supermercato. Come abbiamo pianto di gioia nel vedere questi risultati! E come ci siamo ingannati e piangiamo oggi!
Infatti, al ragazzo che si presenterà alla Commissione Medica per l’Invalidità si chiederà di contare fino a cinque e prontamente gli sarà negato il grado di invalidità – oggi si ipotizza come limite ben l’85%! – utile al riconoscimento del minimo, quasi offensivo obolo della pensione!

Dunque per questi nulla! E ciò per “colpa nostra”, che tanto ci siamo adoperati per loro, a volte anche “contro” di loro, decidendo di “restituire alla vita e alla consapevolezza” chi – non sappiamo – forse viveva beato in un “limbo di astrattezza”.
Ben si è scritto in una recente nota prodotta dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap): «L’innalzamento della soglia percentuale dal 74% all’85% per vedersi erogare l’assegno mensile, non colpisce in alcun modo i falsi invalidi, bensì principalmente persone con disabilità intellettive di media entità espulse dal mercato del lavoro per lo stigma dell’improduttività e per lo stesso stigma privati della vita di relazione ordinaria. Il carico assistenziale ricade, ancora una volta, esclusivamente sulle loro famiglie” [si legga la nota integralmente cliccando qui, N.d.R.].
Di fronte a questa situazione intravedo solo una soluzione: chiedere l’applicazione completa  e concreta della definizione OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dell’handicap come espressa dalla classificazione ICF: la definizione, cioè, di disabilità, intesa come «una condizione di salute in un ambiente sfavorevole». E siccome oggi l’Italia è un ambiente sfavorevole, non c’è più da preoccuparsi e non occorrono né commissioni mediche né INPS: sono tutti disabili gravi…

*Presidente dell’ANFFAS Sicilia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).

Sui temi trattati nel presente testo, suggeriamo anche la lettura – sempre nel nostro sito – di: Tutte quelle persone con sindrome di Down che rischiano di restare senza reddito, disponibile cliccando qui e Manovra correttiva e persone con disabilità: un’analisi, disponibile cliccando qui.
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