A passi incerti: raccontare il dolore senza precludere la gioia

di Simona Lancioni*
Anche nella finzione letteraria esiste un modo onesto per parlare di disabilità, con uno stile in grado di forgiare personaggi molto realistici, che si prestano ad essere guardati e scoperti, di certo non ad essere giudicati. E un buon esempio lo si ha con la "prosa poetica" di "A passi incerti", primo romanzo di Grazia Frisina, vincitrice proprio quest'anno di un concorso di poesia indetto dalla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Ottaviano (Napoli)

Copertina di «A passi incerti»«Perché dunque far finire questa illusione fatta solo di fantasia
e di poesia? Perché la vita non è solo immaginazione? Aria?
Leggerezza? Parole che volano?
Solo ciò ha valore perché va oltre la concretezza del mondo.
Permane.
La materia, al contrario, è carne è peso è dolore è morte.
Finisce.
Per fortuna»
(Grazia Frisina, A passi incerti,
Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2009, p. 61)

È un legame tenero e forte allo stesso tempo quello che lega Emilia e Stella, le due sorelle protagoniste del romanzo A passi incerti, scritto da Grazia Frisina (Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2009).
Emilia è una giovane donna con disabilità colpita da amiotrofia spinale (SMA), malattia altamente invalidante che comporta il graduale indebolimento dei muscoli volontari. Stella invece è una studentessa di scienze geologiche che passa da una storia sentimentale all’altra senza mai riuscire a sentirsi del tutto coinvolta.
È difficile stabilire quale delle due sia più fragile, se Emilia, che rifiuta la sua disabilità e il mondo esterno dal quale si sente respinta, o Stella, che si ritrova spesso – assieme alla loro madre – in balia dei malumori della sorella.

Al di là della trama, sulla quale non indugiamo, A passi incerti è un romanzo caratterizzato da un’attenzione molto scrupolosa alla lingua e alla semantica. Un’attenzione che suggerisce quasi l’idea di una “prosa poetica”, una narrazione in cui la lingua naturale è usata come materiale e la forma ha una rilevanza pari al messaggio veicolato, proprio come accade nel testo poetico. Non è casuale che sia proprio la poesia il “vascello” che traghetterà Emilia nel suo percorso di cambiamento e di riscatto. Né si può ritenere accidentale che l’intreccio narrativo si sviluppi proprio intorno al percorso di cambiamento, piuttosto che sulla meta (la conoscenza e l’accettazione di sé).

Quella di Grazia Frisina è una scrittura femminile allenata all’introspezione, ma poco incline al sentimentalismo. Uno stile capace di forgiare personaggi molto realistici, che si prestano ad essere guardati e scoperti, di certo non ad essere giudicati. Anche nella finzione letteraria esiste un modo onesto per parlare di disabilità: raccontare il dolore senza precludere la gioia. Come per tutte le persone del mondo, perché – anche se il concetto è meno condiviso di quanto si pensi – le persone disabili fanno parte del nostro mondo.

Grazia Frisina ha origini siciliane, ma attualmente vive in provincia di Pistoia, dove insegna lettere presso un istituto di scuola secondaria. Si è sempre dedicata alla poesia e proprio quest’anno ha vinto il primo premio al concorso di poesia Io esisto, indetto dalla Sezione UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) di Ottaviano (Napoli). A passi incerti è la sua prima opera in prosa.

*Componente del Coordinamento del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), nel cui sito il presente testo è già apparso – con il titolo «A passi incerti» di Grazia Frisina (recensione) – e viene qui ripreso per gentile concessione.

Grazia Frisina, A passi incerti, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2009, Collana “Biblioteca di Letteratura”, 11, 192 pagine, 10 euro).

Alla presentazione del libro a Milano – nel mese di aprile di quest’anno – con l’Autrice e il nostro direttore responsabile Franco Bomprezzi, abbiamo dedicato a suo tempo il testo disponibile cliccando qui.

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