Chi pensava, dunque, che sarebbe bastata la grande manifestazione del 7 luglio scorso a Roma per riaffermare i nostri diritti, deve ricredersi. Basta infatti considerare quanto sta accadendo da un po’ di tempo e leggere quanto perviene da FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) [il riferimento è sia alle Circolari dell’INPS che potrebbero ancora una volta mettere in discussione le indennità di accompagnamento, sia alla Legge che rischia di togliere ogni valore alla norma – la numero 68 – che nel 1999 aveva definito il diritto al lavoro delle persone con disabilità. Se ne legga nel nostro sito, cliccando rispettivamente qui e qui, N.d.R.].
Sin dal primo giorno della loro fondazione, il Movimento Rinnovamento Democratico (Nulla su di Noi, Niente senza di Noi) e Idea Puglia (Associazione per l’integrazione sociale, l’informazione e la tutela dei diritti delle persone disabili e anziane) sostengono che tutte le persone con disabilità devono cambiare mentalità e non credere più che sia sufficiente avere in tasca la tessera di un’associazione per risolvere i propri problemi o che basti delegare questo compito ad altri per mettersi al sicuro e restare nella propria nicchia.
Siamo convinti infatti che la realtà imponga anche ai disabili e alle loro famiglie di diventare – ognuno come può – protagonisti attivi di una lotta che ci deve vedere in prima fila per la tutela e l’affermazione dei diritti umani e civili che ci riguardano.
Non possiamo più – per ragioni legate al profondo cambiamento delle società contemporanee – affidarci totalmente a chi dovrebbe rappresentarci. Così non può più essere. E oggi questo vale per noi, così come per tutti gli altri cittadini socialmente deboli. Abbiamo notato infatti che le persone senza tutele sono ormai costrette alla lotta diretta perché le forze politiche e sociali che le rappresentavano sono inadeguate e lontane dai Cittadini.
Abbiamo notato che si stanno affermando nuove forme di lotta, che vedono protagoniste le persone interessate unite nei movimenti, pur aderendo ad associazioni, sindacati, partiti.
Ancora una volta ribadisco quindi che nemmeno noi possiamo essere esenti dal renderci protagonisti di una lotta diretta che serva anche a smuovere le associazioni ormai divenute incapaci di inventare nuove forme di partecipazione che non siano quelle tradizionali.
Le cosiddette associazioni “storiche”, ad esempio, non possono più considerarsi uniche e sole protagoniste dei nostri interessi, devono accantonare la politica del monopolio, in una società sempre più pluralista e articolata.
Da due anni a questa parte le persone con disabilità sono oggetto di attacchi furibondi e incivili da parte di forze politiche, dal Governo e da rappresentanti delle Istituzioni. Di contro, la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità apre nuovi orizzonti per le politiche sociali e il welfare, accantonando per sempre il vecchio modo di fare politica sulle problematiche delle persone con disabilità.
Siamo dunque convinti che se noi tutti restiamo “nel limbo”, affidandoci totalmente a chi pretende di rappresentarci, se non esercitiamo pressione e funzione di controllo su coloro ai quali intendiamo affidare il nostro presente e futuro, se non ci convinciamo che non siamo diversi dagli altri e che come gli altri dobbiamo lottare, organizzarci in movimenti e in nuove forme di partecipazione diretta, farci notare nella società, essere fisicamente presenti, se insomma continueremo ad essere rinunciatari e passivi, rischieremo di finire nell’emarginazione totale, all’angolo, in una società sempre più individualista, dinamica, complessa, articolata e in continua trasformazione.
Insomma, rimarremo fuori dal mondo e nella compassione generale; considerati come “rompiballe”, gente improduttiva, visti come “peso passivo e dannoso” per la società, come più o meno affermato dal ministro dell’Economia Tremonti e non solo.
Questa è l’idea che si vuole affermare su di noi, giungendo a evocare le “scuole speciali”, gli istituti dove rinchiuderci.
Se c’è quindi chi lavora per ridurci alla mera sopravvivenza, sta a noi non consentirlo e lo si può fare solo diventando diretti protagonisti della lotta per i nostri diritti, per una società più giusta e civile. In altre parole, e come sempre, “Nulla su di Noi, Niente senza di Noi”.
*Coordinatore nazionale del Movimento Rinnovamento Democratico (Nulla su di Noi, Niente senza di Noi) e presidente di Idea Puglia (Associazione per l’integrazione sociale, l’informazione e la tutela dei diritti delle persone disabili e anziane).
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