Come avevamo riferito qualche tempo fa, passa ora anche per un libro (La vita comunque, Civitavecchia, Prospettiva Editrice, 2010, scritto con Giovanna Caratelli) la testimonianza e la protesta di Alessandra Incoronato, che Superando segue sin dagli inizi, quando cioè il 25 maggio del 2009, la stessa Alessandra – persona affetta da amiotrofia spinale, che a suo tempo ci aveva rilasciato una lunga intervista (si legga il testo cliccando qui) – aveva iniziato uno sciopero della fame, che aveva portato anche a gravi ripercussioni per la sua salute. Una protesta continuata per lunghi mesi, diventata via via un semisciopero della fame, che l’aveva poi ricondotta davanti a Palazzo Montecitorio di Roma, sede della Camera dei Deputati, dove tutto era incominciato (se ne legga cliccando qui).
«Basta chiamarci “categorie protette”, con 254 euro al mese di pensione! Basta lasciarci morire lentamente nella solitudine! Chiedo un impegno scritto dal mondo della politica, altrimenti la mia protesta continuerà!». Questo il messaggio alla base dell’iniziativa di Alessandra, che è anche presidente dell’Associazione Diritto alla Vita di Santa Marinella (Roma).
Poi, all’inizio del mese di ottobre scorso, una lettera del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha espresso solidarietà e garantito il proprio impegno a «porre all’attenzione le problematiche esposte».
In seguito a quel messaggio Alessandra ha scritto nel suo blog: «Dopo la risposta del Presidente della Repubblica, che ringrazio insieme al prefetto di Roma Giovanni Pecoraro, ho deciso di continuare il mio semi sciopero della fame, alternandolo in un giorno a settimana di interruzione. La battaglia proseguirà anche in altri modi, sempre nel rispetto della legge, questo finché non avrò parlato e detto ai politici ciò che devo dire, in una conferenza stampa con loro. È chiaro che in questo momento non c’è un governo, non si sa più, in questa assurda situazione, chi e come si governerà, quindi aspetterò che il governo ci sia e poi chiederò di ascoltare le mie parole, perché solo così potrò dire di aver fatto tutto quello che potevo, poi il mio compito terminerà, sono stanca ed ho bisogno di dimenticare per un po’ tanto dolore e fame».
Un libro, dicevamo all’inizio, che si avvale anche della prestigiosa prefazione del deputato Furio Colombo, testo che per gentile concessione avevamo anche noi ripreso (lo si legga cliccando qui). Ora lo stesso Colombo, in occasione di una nuova presentazione del volume, a Ladispoli (Roma), il 25 ottobre scorso, ha scritto la seguente bella lettera ad Alessandra, che ben volentieri qui riproponiamo. (S.B.)
Cara Alessandra, tanti anni fa un grande scrittore nero americano, Ralph Ellison, è diventato celebre con un indimenticabile libro, L’uomo invisibile (1952). Scriveva: «Noi esistiamo, viviamo, soffriamo, cerchiamo, abbiamo attese e speranze, amore e solitudine, proviamo dolore e cerchiamo sollievo. Ci serve l’amicizia più dell’aiuto perché vogliamo vivere con voi, come voi. Ma voi non ci vedete. Per voi noi non siamo nati mai. Io sono qui, ad un passo dalle vostre vite. Voi avete deciso che io non ci sono. Soffro, grido, gioisco. Ma per voi sono invisibile».
Un altro grande scrittore americano, Norman Mailer, gli ha risposto con il libro Il negro bianco (1955). Diceva: «Io sono bianco ma sono nero. Io non sono un altro, io sono te, stessa vita, stessa strada, stessa infelicità e gioia e attesa. Stesso diritto. Io non sono un altro, io sono te perché stiamo popolando lo stesso mondo, lo stesso tempo, lo stesso destino».
Ricordo queste voci che hanno orientato molto presto la mia vita, mentre tu e io viviamo in una società stupida e barbara che non sa, che non vuole, che non vede, che non pensa, che fa costosissime guerre ma non ha risorse per impegni immensi che sono la civiltà.
Chiunque fa cultura dovrebbe essere qui, con noi oggi, per dirci le parole che mancano. Non sono pietà e pazienza. Sono responsabilità e vita insieme.
Chiunque fa politica dovrebbe essere qui, con noi, per dire, per confermare che una buona politica globale si fa cominciando da una persona, dalla sua unica vita, dalla sua legittima attesa. A partire da quella persona, dal suo dolore e speranza, si disegna il mondo. Chiunque si occupa di economia e di organizzazione dovrebbe essere qui per dirci che non esiste, non può esistere, un mondo di invisibili, di esclusi. Il solo futuro possibile è per tutti o per nessuno.
Queste voci – che sarebbero la civiltà – non ci sono. Ma non sei sola, neppure per un istante. Alessandra. La tua forza, iniziativa e vitalità hanno rotto la barriera invisibile. Ti vediamo, ti sentiamo, ti amiamo, ti siamo accanto, compresi molti che hanno visto e capito per merito tuo. Due grandi cortei si incontrano qui e non sono soltanto un simbolo: il popolo dei disabili che più di tutti possiede e rappresenta la grandiosità della vita. E il popolo di coloro che hanno smesso di non sapere e di guardare altrove perché sanno che abbiamo in comune l’impegno (il dovere) di rendere più civile, più umano e condiviso il tempo e il luogo che stiamo attraversando.
Furio Colombo
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