Il seguente, amaro contributo – immediatamente successivo alla denuncia della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), sulle gravi conseguenze che rischia di portare la “Legge di Stabilità 2011”, per le persone con disabilità e le loro famiglie (se ne legga cliccando qui), ci viene inviato dal nostro collaboratore Giorgio Genta, della Federazione Italiana ABC (Associazione bambini Cerebrolesi), ma in questo caso a firmarlo è semplicemente “Una famiglia con disabilità”.
Vent’anni e poco più. Vent’anni di una vita. Una vita di venti anni. Tanto è stato il tempo trascorso a diagnosticare, cercare di curare, combattere, riabilitare gli effetti della disabilità e innanzitutto dell’handicap, suo prodotto sociale.
In questi vent’anni abbiamo tralasciato ogni altra cosa, interessi lavorativi, relazioni sociali, svaghi, opportunità, riposo. Abbiamo rinunciato a molto, ottenendo moltissimo.
Quella che sembrava dover essere una vita breve, una “vita persa”, è invece diventata una vita degna di essere vissuta, lunga al di là di ogni previsione, ricca di rapporti umani, di conquiste, di istruzione, di viaggi, di momenti felici. La vita di nostra figlia.
Dopo tante battaglie, tante lacrime, sangue e sudore, pensavamo di avere più o meno esaurito la fase più difficile, quella “inventiva”, di questo percorso. Ci sarebbe poi stata un’esistenza più tranquilla, non certo noiosa, non certo ripetitiva, ma credevamo meno “battagliera”, essendo i diritti fondamentali conquistati…
Così credevamo. Poveri noi! Ci penserà presto l’”efferata” Legge di Stabilità 2011 a cancellare ogni senso di serenità per il futuro: niente o pochissimi fondi per tutte le cose che contano per le persone con disabilità: politiche sociali, non autosufficienza, lavoro, cinque per mille (così anche le Associazioni saranno zittite!).
Torneremo ai “lager da duemila internati”, ai luoghi della violenza e del terrore, alla mendicità, al disprezzo della vita degna di essere vissuta.
Senza finanziamenti dedicati non vi saranno alternative possibili per le persone con disabilità, specialmente se grave, quando le forze e le finanze dei genitori non ci saranno più.
Una volta gli uomini di fede si ponevano un quesito retorico: «A che sarà valso aver conquistato il mondo se perderai la tua anima?». La risposta era scontata. Oggi le nostre famiglie potrebbero dire: «A che sarà valso aver salvato la giovinezza dei nostri ragazzi, se poi lo Stato negherà loro il resto della vita?».
Dobbiamo fare ogni cosa per evitare che accada.
“Una famiglia con disabilità”
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