Dopo il grande successo ottenuto negli anni scorsi, è già in pieno svolgimento – ed è aperta fino al 30 ottobre prossimo – la quarta edizione del Concorso Artistico-Letterario Il Volo di Pègaso, raccontare le Malattie Rare, iniziativa lanciata dal Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’Istituto Superiore di Sanità, del quale il nostro sito si è sempre ampiamente occupato (se ne legga ad esempio cliccando qui).
Un’importante novità introdotta quest’anno riguarda la categoria della musica, che va ad affiancare quelle già consolidate del disegno, della pittura, della scultura, della narrativa, della fotografia e degli spot. «Nato per dare voce al mondo sommerso delle Malattie Rare – spiegano infatti i componenti dello staff organizzativo – Pègaso intende aggiungere ogni anno un tassello alle proprie espressioni. E nella costellazione di Pègaso – cavallo immaginato per sfidare persino gli Dei – quest’anno entra anche la musica. Per immaginare quindi i sentieri attraversati da chi soffre di una Malattia Rara, adesso si potrà partecipare con una canzone, un’aria, una composizione, una melodia».
Particolarmente significativo è anche il tema del concorso prescelto per la quarta edizione, che è semplicemente In cammino. «Cos’altro è la malattia – proseguono i promotori del Volo di Pègaso – se non un lungo percorso sul quale si snoda il proprio vissuto e sul quale si sospende tutto? Forse un sottile filo da equilibrista su cui riscrivere la propria storia e inventarla da capo. La malattia è sempre un cammino e anche quando sembra arrestare tutto, in realtà, ci catapulta su strade difficili, ripide, mai asfaltate e sempre ciottolose, ma costretti a camminare. Ed è il racconto in parole, musica o immagini che chiediamo di questo viaggio, la fotografia di queste strade, sulle quali è possibile incontrare anche la speranza. Dunque le opere dovranno parlare di un luogo che, in fondo, comincia come un “non luogo” e che è il viaggio di chi deve affrontare la malattia, della lotta che serve in tutto questo tempo per riconoscerla e per riconoscervi poi se stessi».
E ancora, «”in cammino” significa anche raccontare gli incontri fatti per strada, soprattutto quando questa strada diventa una roccia su cui inerpicarsi, dell’assenza di gradini, di rampe su cui poggiarsi, del dolore delle mani nude sulle rocce. Ma è anche il racconto dello sguardo che la roccia offre dall’alto, di quello sguardo pieno di umanità che quel viaggio ha reso a chi lo ha attraversato e di come, a volte, su quella strada può accadere di incontrare qualcuno, di poter moltiplicare il coraggio. Chiediamo quindi di narrare quel tratto di strada per come ognuno l’ha vissuto, o semplicemente l’ha immaginato, perché ogni viaggio raccontato possa restituirci i mille angoli da cui si può pensare un cammino». (S.B.)