Come abbiamo riferito nei giorni scorsi (se ne legga cliccando qui), è ormai imminente la partenza per la Nuova Zelanda di Salvatore Cimmino, il quarantasettenne nuotatore napoletano della Canottieri Aniene, amputato della gamba destra, che dopo le sue più recenti imprese in Argentina e in Canada, tra il 5 e l’11 ottobre tenterà di attraversare a nuoto i trenta chilometri dello Stretto di Cook, nelle fredde acque dell’attuale stagione neozelandese. Un’ulteriore impresa “estrema”, per dare sempre più voce a chi chiede “un mondo senza barriere e senza frontiere” e che è stata presentata il 26 settembre presso la Provincia di Roma, nel corso di una conferenza stampa.
Ben volentieri diamo spazio qui di seguito al saluto di Salvatore ai nostri Lettori, che è anche un’amara presa di coscienza della difficile situazione sociale ed economica e al tempo stesso un positivo messaggio di speranza per il futuro.
Sono alla vigilia di una tappa molto impegnativa, sia dal punto di vista climatico che da quello organizzativo. Il prossimo 30 settembre, infatti, grazie all’entusiasmo travolgente e alla collaborazione di John Kirwan, noto campione di rugby, persona stupenda e particolarmente sensibile al tema della disabilità, partirò per la Nuova Zelanda, affrontando un viaggio molto lungo. Impiegherò infatti ben due giorni per arrivare a Wellington, passando per Londra, Seul e Auckland.
Lì tenterò di attraversare lo Stretto di Cook, in condizioni meteo marine certamente non facili, poiché la temperatura del mare – e anche quella esterna – con molta probabilità non supererà i 7 gradi.
Cerco di essere ottimista pensando che in fin dei conti in Canada, nel maggio scorso, ho trovato le stesse condizioni: effettivamente nuotando da Victoria (Fleming Beach), fino a Pedder Bay, sede del Pearson College, posso tranquillamente affermare di essere letteralmente morto dal freddo! Eppure il ricordo che porto nel cuore, di quei giorni e delle splendide persone che ho incontrato, ancora mi accompagna e mi sostiene in quanto sto per affrontare.
Questa tappa giunge in un momento molto duro per gli equilibri internazionali: anche i Paesi più sviluppati del mondo stanno attraversando una crisi economica e sociale grave quanto e forse più di quella del 1929.
Come allora, anche oggi, a pagarne le conseguenze più gravi sono le “parti deboli” della società, perché la crisi si riversa sulle persone anziane, sui bambini, sui lavoratori dipendenti e sulle persone con disabilità e le loro famiglie. I tagli al welfare si traducono in risorse sempre più limitate da destinare al lavoro, alla sanità, all’istruzione. La disoccupazione in Italia ha raggiunto cifre da record e tra i disoccupati tante sono le persone con disabilità. I tagli all’istruzione hanno comportato poi una forte compromissione dell’attività di sostegno e di recupero nelle scuole, con gravi disagi nei confronti dei ragazzi con disabilità. Né versa in condizioni migliori la situazione della sanità pubblica.
Anche in questa situazione di crisi, continuo tuttavia a sperare nella percorribilità di una strada che porti all’indipendenza della persona con disabilità: solo attraverso il lavoro si può svolgere appieno il ruolo di cittadino; solo attraverso l’occupazione si possono scoprire nuovi talenti per costruire una società migliore; e solo attraverso il lavoro, le persone con disabilità possono sostenere se stesse e le loro famiglie.
In questi tempi di crisi economica, mentre in alcuni Paesi si sta tagliando la spesa sociale, è ancor più necessario elaborare e attuare programmi che riguardino l’inserimento lavorativo.
In conclusione, includere i bambini, i ragazzi disabili nella scuola e nello sport sicuramente servirà a sconfiggere la diffidenza e, immancabilmente, contribuirà a una crescita rivolta ai valori dell’accoglienza e della solidarietà.
Includere le persone disabili nel mondo del lavoro, sicuramente darà loro la possibilità di partecipare come protagonisti nella vita del Paese e nello stesso tempo migliorerà le condizioni di lavoro.
Includerci nella società, insomma, abbattendo le barriere fisiche e morali, sicuramente ci avvantaggerà, ma immancabilmente ne beneficeranno tutti, a partire dalle mamme, dai bambini e dagli anziani.
*Salvatore Cimmino (Torre Annunziata, Napoli, 1964), nuotatore della Canottieri Aniene amputato della gamba destra, è impegnato nel suo giro del mondo a nuoto, denominato A nuoto nei mari del globo, per dare visibilità al suo progetto Un mondo senza barriere e senza frontiere. Ne segnaliamo nel nostro sito in particolare i testi: Girerò l’Europa a nuoto per un mondo senza barriere (cliccare qui), Quella maratona acquatica, metafora della vita di ogni disabile (cliccare qui), Ho nuotato nell’acqua gelida in nome della mobilità e della vita indipendente (cliccare qui), Ho nuotato per Gianca (cliccare qui) e La Nuova Zelanda sta aspettando Salvatore Cimmino (cliccare qui). Il suo sito è raggiungibile cliccando qui. Il suo giro del mondo a nuoto è patrocinato dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico).