Chiediamo il riconoscimento del lavoro di cura dei familiari assistenti

di Anna Maria Comito*
È questa la principale istanza dell'Associazione Co.Fa.As. "Clelia" (Coordinamento Familiari Assistenti "Clelia"), componente della Confederazione delle Organizzazione di Famiglie con Persone Disabili dell'Unione Europea (COFACE), la cui presidente Anna Maria Comito spiega perché ciò «permetterebbe di migliorare la qualità di vita della persona aiutata e di preservare quella di tutta la famiglia, di tutelare la salute fisica e psichica dei familiari assistenti, di mantenere i legami familiari normali tra genitori e figli e all'interno della coppia, di prevenire l'impoverimento economico e l'isolamento, di favorire la conciliazione "vita familiare/vita professionale" e di salvaguardare i diritti di ognuno dei suoi membri». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo

Ombra di donna che assiste una persona con disabilitàL’Associazione Co.Fa.As. “Clelia” (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”) – presieduta da chi scrive – si pone l’obiettivo di rivendicare i diritti dei familiari assistenti, di prevenirne la povertà, l’esclusione, la solitudine e lo stress, nonché di migliorare la qualità della vita del congiunto assistito e di tutta la famiglia.
Leggo ora da più parti che si è tornati finalmente a parlare dei problemi dei familiari che assistono un congiunto non autosufficiente: lo confermano recenti conferenze, studi in atto e una serie di articoli finora pubblicati in varie testate.
Crediamo che ormai, come avviene in Europa, sia più che mai urgente il riconoscimento giuridico del lavoro di cura del familiare assistente, come definito dalla Carta Europea del Familiare Assistente, redatta nel 2007 dalla COFACE, la Confederazione delle Organizzazione di Famiglie con Persone Disabili dell’Unione Europea, con sede a Bruxelles, documento che è già in fase di attuazione in molti Paesi europei.
Questo riconoscimento, infatti, potrà essere il primo passo per dare la possibilità ai familiari assistenti di congiunti non autosufficienti di mantenere il loro posto di lavoro e combattere l’impoverimento.

Numerose ricerche e studi sul territorio hanno già evidenziato la solitudine e l’abbandono in cui vivono i familiari assistenti e spesso anche tutta la famiglia. È venuto dunque il momento che le Istituzioni prendano in considerazione le buone prassi esistenti in Europa nei confronti delle persone con disabilità e dei loro familiari. Stante poi l’accertata  crisi economica in atto – in Italia come in Europa – riteniamo che si debba porre l’attenzione anche ai bisogni dei familiari assistenti, nonché garantire il diritto, in particolare alle donne, di lavorare e mantenere il posto di lavoro al fine di consentire una migliore qualità di vita alla persona non autosufficiente.
Al riguardo segnaliamo che Co.Fa.As. “Clelia”, durante una conferenza svolta a Roma il 25 novembre scorso (Aiutare chi Aiuta: come combattere la solitudine e l’impoverimento dei familiari assistenti?) ha presentato la Raccomandazione in favore del riconoscimento giuridico del lavoro di cura del familiare assistente [della conferenza citata, si legga ampiamente nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].
Si tratta di un documento importante che chiede a tutti gli attori politici ai vari livelli – nazionale, regionale e comunale – di mettere al centro delle loro politiche, oltre ai bisogni della persona con disabilità, anche quelli del familiare assistente, in particolare attraverso una maggiore partecipazione ai tavoli decisionali e garantendo servizi di sollievo e di qualità.

Non si può insomma sempre colpire i più deboli: bisogna avere il coraggio di erogare le prestazioni  a seconda della gravità della disabilità, come viene fatto in numerosi Paesi europei, per dare pari opportunità per tutti. Questa è la sfida!
Crediamo fortemente che il riconoscimento del lavoro di cura di un familiare assistente permetterebbe di migliorare la qualità di vita della persona aiutata e di preservare quella di tutta la famiglia, di tutelare la salute fisica e psichica dei familiari assistenti, di mantenere i legami familiari normali tra genitori e figli e all’interno della coppia, di prevenire l’impoverimento economico e l’isolamento, di favorire la conciliazione “vita familiare/vita professionale” e di salvaguardare i diritti di ognuno dei suoi membri.

*Presidente di Co.Fa.As. “Clelia” ONLUS (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”).

Il lavoro di Co.Fa.As. “Clelia” e la Carta Europea
Co.Fa.As. “Clelia” ONLUS (Coordinamento Familiari Assistenti “Clelia”) si costituisce nel 2008 come Associazione, basandosi su un piccolo gruppo di familiari assistenti, già molto attivo dal 1979, che si è battuto anche per il diritto di lavorare e di conciliare la vita professionale con la cura dei propri figli disabili gravissimi.
Le battaglie condotte con fermezza si sono tradotte soprattutto nella promozione dell’articolo 33 della Legge 104/92 (tre giorni di permessi mensili pagati e l’avvicinamento del posto di lavoro al domicilio) e dell’articolo 80 della Legge 388/00, sul diritto di usufruire di due anni di prepensionamento o di congedi frazionati. È stato questo il primo passo verso l’obiettivo del riconoscimento giuridico del lavoro di cura del familiare assistente.
In seguito poi alla diffusione in tutta Europa del movimento dei familiari assistenti (caregivers), finalizzato appunto al riconoscimento giuridico del lavoro di cura ai congiunti disabili, COFACE, presieduta dal 1998 da Anna Maria Comito, attuale presidente di Co.Fa.As. “Clelia”, ha redatto nel 2007 la già citata Carta Europea del Familiare Assistente, presentata alle principali autorità nazionali e internazionali, nonché alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio dell’Unione Europea. In molti Stati (ad esempio Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Spagna), alcuni punti di tale documento sono stati inseriti nella legislazione, come supporto alle famiglie coinvolte.

Questi gli obiettivi che si intende promuovere a tutti i livelli:
– rafforzamento della visibilità del ruolo dei familiari assistenti;
– sensibilizzazione delle Istituzioni, particolarmente di quelle con funzioni legislative, sindacali e governative, nei confronti del lavoro di cura;
– messa in atto di misure di supporto (sociali, economiche, giuridiche e sanitarie), volte a migliorare la qualità di vita del familiare assistente e della persona assistita;
– sviluppo di reti di servizi di sollievo, di informazioni, formazione e sostegno al familiare assistente e al suo entourage;
– attuazione dei dieci punti contenuti nella Carta Europea redatta da COFACE-Handicap e parte integrante dello Statuto di Co.Fa.As. “Clelia”;
– sensibilizzazione e formazione degli operatori sui bisogni reali dei familiari assistenti;
– difesa degli interessi dei familiari assistenti nel settore dell’occupazione, del mantenimento del posto di lavoro (part-time, flessibilità), della protezione sociale, del prepensionamento, del riconoscimento del lavoro di cura come crediti formativi ecc.;
– attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Da segnalare infine che Co.Fa.As. “Clelia” collabora con le numerose associazioni di familiari assistenti  nate  in tutti i Paesi Membri dell’Unione Europea e anche negli Stati Uniti.

Per ulteriori informazioni: tel. 06 37519402, info@cofaasclelia.it e cofaas.clelia@alice.it.

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