Dopo il mio precedente excursus teorico [“Disfemminismo e altre storie”: le donne del Disability Pride, N.d.R.], riprendo la mia inchiesta sul ruolo delle donne con disabilità all’interno del Disability Pride e prendo in considerazione alcuni casi concreti interamente made in Italy. Cosa hanno detto le donne che ho intervistato? Scopritelo!
La manifestazione del Disability Pride non si ferma: d’altronde, si sa, i diritti si rivendicano tutto l’anno. Questa volta voglio portarvi sul piano pratico e darvi un assaggio del sostanzioso ruolo che hanno avuto le donne con disabilità all’interno di alcuni Disability Pride svoltisi negli scorsi mesi all’interno di due grandi capoluoghi del Nord Italia: Milano e Torino.
Ho contattato alcune delle donne con disabilità che hanno collaborato alle fasi organizzative e/o performative dei singoli eventi e mi sono fatta dare un loro personale feedback a posteriori.
Pronti? Partiamo!
TORINO
° Miriam Abate, studentessa di Medicina.
° Mara La Verde, consigliera provinciale dell’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti-
° Sara Lanzone
° Alessia Volpin, Diversity&Inclusion Specialist in AccessiWay-
° Dajana Gioffrè, vicepresidentessa dell’APRI di Torino (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti) e Chief Visionary Officer in AccessiWay.
Miriam è stata la coordinatrice del Disability Pride Torino, ma è stata affiancata da Mara per la stesura del Manifesto – che, in particolare, ha curato la sezione relativa al tema dell’affettività e sessualità – e da Dajana e Alessia per la fase organizzativa che prevedeva i contatti con il Comune e gli organi preposti a tutte le apposite pratiche burocratiche.
Già qui non sono mancanti problemi, in primis la lunghezza di questo iter che richiede un largo anticipo e una strategia più accurata nella ricerca di volontari e di sponsor – «L’Associazione di punta era la Luca Coscioni – spiega Dajana – ma il Governo Regionale non appoggiava questa Associazione, tanto che il patrocinio è arrivato il giorno prima dell’evento, solo a seguito di articoli sui giornali che contestavano scandalizzati la mancanza del patrocinio stesso» –, fino ad arrivare al grossolano errore che si sarebbe potuto benissimo evitare…
«Il palco fornito dal Comune non era accessibile alle persone con disabilita motoria» – spiega rammaricata Dajana -. Da una parte si dà sostanzialmente per scontato che le persone con disabilità non possano salire sui palchi non solo ad autorappresentarsi, ma anche ad esibirsi o a portare testimonianze, e dall’altra dimostra una mancanza di attenzione verso lo universal design».
Tuttavia, c’è stato un lieto fine perché proprio il Disability Pride Torino ha dato la spinta al Comune a comprare finalmente un palco accessibile alle artiste e agli artisti con disabilità.
Forse anche grazie all’intervento di Sara, che ha presentato le istanze su cui le persone con disabilità della Regione Piemonte chiedono maggiore attenzione politica e decisionale, sempre in tema di inaccessibilità, per poi spaziare verso la mancanza di fondi per i progetti di Vita Indipendente.
MILANO
° Giorgia Meneghesso, attivista, cantante e performer
° Emma Della Libera, attivista, biologa e “sit-down comedian”
Entrambe, affiancate da Alice Vigorito, hanno presentato l’evento, curato dal collettivo Disabili Pirata di Andrey Chaykin: per Milano è stata la seconda edizione, contrariamente a Torino che invece quest’anno ha inaugurato la stagione del Disability Pride.
Anche qui non è mancata una partecipazione molto attiva che comprendeva persone con o senza disabilità, tant’è che Emma lo ribattezza Diversity Pride, perché in fondo si è celebrata la diversità di ognuna e di ognuno come caratteristica che inevitabilmente porta poi alla rivendicazione dei diritti, come ha sottolineato l’intervento di Giorgia in tema di violenza sulle donne con disabilità.
Ma il Disability Pride Milano è stato anche un momento di espressione delle proprie doti creative, di cui hanno fatto sfoggio Emma e Giorgia: la prima attraverso uno spettacolo comico, che non si è fermato neanche quando la pioggia è arrivata prepotentemente sulla città, e la seconda attraverso un’esibizione canora affiancata dal suo fedele pianista.
In particolare Giorgia ha poi riproposto questa performance nel Disability Pride Bologna, svoltosi successivamente, anche se leggermente modificata: infatti ha presentato un vero e proprio percorso autobiografico che intrecciava musica, narrazione e riflessione, volto a dimostrare la potenza straordinaria della canzone come mezzo espressivo per incentivare la consapevolezza di sé e dei propri diritti.
Insomma, in entrambi i Disability Pride si è ampiamente visto il ruolo delle donne con disabilità che è stato determinante per la buona riuscita dei rispettivi eventi.
Sono donne che hanno una storia da raccontare, fatta di speranze e di lotte, ma soprattutto di intersezionalità. Sono professioniste che si distinguono in un mondo dove troppo spesso ancora la donna – anche la donna con disabilità – è descritta ed elogiata soltanto per qualità esteriori.
Nel carosello dei Disability Pride italiani ci sono state parecchie altre donne con disabilità che hanno contribuito, o anche solo partecipato, a queste e ad altre non nominate in questa sede.
A voi il compito di conoscerle e scoprirle nelle prossime edizioni che sicuramente regaleranno altre sorprese.
Disfemminismo e altre storie
Si intitola così lo spazio fisso recentemente inaugurato da «Superando.it» e affidato alla cura di Silvia Lisena, insegnante, scrittrice e attivista con disabilità motoria, che con esso intende «raccontare, indagare e riflettere sulla realtà delle donne con disabilità in un’ottica femminista, inclusiva e intersezionale», come ha scritto lei stessa.
Nella colonnina a fianco (Articoli correlati) il link ai primi articoli pubblicati nell’àmbito di questo spazio.
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