Proprio tra qualche giorno, il 21 gennaio a Roma – e anche il nostro sito ne ha dato notizia – si parlerà di malpractice (“atti medici incongrui”) in sanità e di quel contenzioso tra pazienti e medici, in costante crescita, che rischia di provocare un aumento dei costi e un peggioramento globale dell’assistenza al cittadino.
Secondo però una nota diffusa da CittadinanzAttiva-Tribunale per i Diritti del Malato, «non si può continuare a parlare di errori medici come se si trattasse di un problema solo per i medici e per le aziende che devono farsi carico di premi assicurativi sempre più onerosi. Ben vengano quindi le campagne di informazione nei confronti dei cittadini, gli osservatori sul fenomeno e la sperimentazione di forme di conciliazione, a patto che si garantisca una tutela efficace delle vittime».
In questo senso, dichiara sempre CittadinanzAttiva, la vera sfida è quella di garantire «l’introduzione di un sistema di prevenzione degli errori professionali in grado di ridurre al minimo i rischi per i cittadini. Altri Paesi europei negli ultimi dieci anni si sono messi su questa strada, investendo le risorse finanziarie e professionali necessarie. Sarebbe quindi il caso che anche da noi si smettesse di discutere e si passasse a fatti concreti. La strada della prevenzione è anche l’unica che può garantire, attraverso la diminuzione degli errori, la riduzione dei premi assicurativi per le aziende sanitarie e ospedaliere».
Interessante anche l’ultimo dato con cui CittadinanzAttiva conclude il proprio comunicato: «Ricordiamo che il nostro Paese non dispone ancora, come accade per esempio in Francia, di un fondo nazionale per la tutela delle vittime degli errori professionali, in grado di garantire un risarcimento a chi abbia subito un danno da intervento medico o assistenziale, indipendentemente dal fatto che si sia riusciti ad individuare con precisione il responsabile».
(S.B.)
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