La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia progressiva che colpisce i motoneuroni, vale a dire le cellule nervose del midollo spinale che comandano il movimento dei muscoli. La morte dei motoneuroni altera la funzionalità del muscolo scheletrico, causando paralisi e atrofia muscolare.
Oggi, una nuova scoperta sembra aver portato a capire quali siano le cause del declino muscolare che si verifica nelle persone colpite da questa malattia, individuando, in altre parole, il cosiddetto “luogo del delitto”.
Il tutto, infatti, potrebbe essere determinato da fattori tossici che si accumulano nei mitocondri – le centrali energetiche della cellula – avvelenando i motoneuroni.
È quanto emerge dal lavoro di un gruppo di ricercatori della Fondazione Santa Lucia IRCCS, finanziati da Telethon e coordinati da Maria Teresa Carrì (docente di Biochimica all’Università di Roma Tor Vergata), i cui esiti sono stati recentemente pubblicati dalla rivista scientifica internazionale «PNAS» («Proceedings of the National Academy of Sciences», 2006, vol. 103, no. 37, Familial ALS-superoxide dismutates associate with mitochondria and shift their redox potentials).
L’équipe italiana di studiosi sta in particolare conducendo da molto tempo un progetto di ricerca sulla forma familiare della SLA, ovvero su circa il 10% dei casi di questa malattia, dovuto appunto a cause genetiche, mentre negli altri casi si parla di sporadicità, senza cioè precedenti in famiglia.
Per quanto riguarda i casi familiari, essi sono causati da difetti nel gene chiamato superossido dismutasi 1 (SOD1), le cui mutazioni determinano la formazione di una proteina tossica per i motoneuroni.
A tal riguardo lo studio guidato da Maria Teresa Carrì ha finalmente svelato il motivo dell’effetto tossico: la proteina SOD1 alterata forma degli aggregati che si accumulano nel mitocondrio, il luogo dove viene prodotta l’energia necessaria a tutte le funzioni della cellula e lo “avvelenano”. A quel punto, con la compromissione del mitocondrio, la cellula va in deficit energetico e degenera.
«In questo lavoro – chiarisce Carrì – svolto in collaborazione con un gruppo di Joan Valentine della UCLA (Los Angeles, California), abbiamo dimostrato per la prima volta che la proprietà tossica della SOD1 mutante deriva dal fatto che essa si localizza nei mitocondri dei motoneuroni. Questi risultati, pur non avendo ricadute immediate sui pazienti, aggiungono un importante tassello alla comprensione della forma genetica della malattia, passaggio indispensabile affinché in futuro possano essere messe a punto terapie efficaci e mirate per le diverse varianti di SLA».
(S.B.)
Maria Teresa Carrì, Dipartimento di Biologia
Università di Roma Tor Vergata
tel. 06 50170307, carri@bio.uniroma2.it.
– Ad occuparsi della SLA in Italia vi è:
AISLA (Associazione Italiana SLA), Viale Roma, 32, 28100 Novara
tel. 0321 499727, segreteria@aisla.it.
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