Proposte di miglioramento della riabilitazione siciliana

di Francesco Marcellino*
Ve ne sono sia a breve termine - conducendo già a considerevoli benefìci rispetto alla domanda di salute dei cittadini - sia a medio-lungo termine, riscrivendo cioè le principali leggi regionali per il settore. Infatti, nonostante siano mutate le scienze mediche, le linee guida della riabilitazione e le norme nazionali sia nel settore sociale che in quello sanitario, il dettato legislativo siciliano degli anni Ottanta non è ancora stato aggiornato

Riabilitazione di ragazzo con disabilitàL’articolo pubblicato da Superando a firma del responsabile del Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana, Salvatore Crispi, dal titolo Come risolvere in Sicilia la questione della Riabilitazione [disponibile cliccando qui, N.d.R.], mi induce a dare un contributo al dibattito sul tema su questa rivista.

Quello della governance del sistema sanitario di Riabilitazione ex articolo 23 della Legge 833/78 è argomento che per passione e professione mi impegna da diverso tempo; è un argomento assai tecnico, ma un cenno risulta dovuto a conferma che il tema è noto e seguito a livello sia Istituzionale, sia dai Centri Riabilitativi.
Occorre subito riferire che la Regione Sicilia per il settore ha legiferato (bene) negli anni Ottanta (Leggi Regionali Siciliane 68/81 e 16/86), con il contributo del mondo dell’associazionismo e di esperti del settore che rappresentano – alcuni di loro ancora oggi – la “storia” della Riabilitazione in Sicilia. La bontà del dettato legislativo degli anni Ottanta è dimostrata dal suo perdurare fino ai nostri giorni. Ma l’ormai vetusta normativa rappresenta anche il limite della riabilitazione siciliana.
La situazione sociale, sanitaria e riabilitativa dagli anni Ottanta al 2009 è totalmente mutata. Sono mutate le scienze mediche e le linee guida della riabilitazione, sono mutate le norme di riferimento nazionali nel settore sociale (vedi, tra le altre, la Legge 328/00) e quelle nel settore sanitario (vedi, tra le altre, la riforma dell’accreditamento delle strutture sanitarie). Malgrado ciò, però, non è stato modificato/aggiornato l’assetto legislativo della Regione Sicilia in tema di Riabilitazione. E ciò, ovviamente, a discapito del sistema nel suo complesso e, quindi, anche dei cittadini.

Il sistema vigente, infatti – evitando in questa sede di soffermarmi su tecnicismi giuridici che comunque vengono affrontati presso l’Assessorato Regionale alla Sanità e con i rappresentanti dei Centri di Riabilitazione – non consente ai Centri di Riabilitazione siciliani di assicurare sul territorio tutte le potenzialità e le risorse di cui sono capaci e che vengono loro destinate. Mentre, infatti, con le recenti autorizzazioni e con l’accreditamento (ex Decreto dell’Assessorato Regionale alla Sanità 890/02), lo Stato “certifica” la capacità organizzativa/gestionale dei Centri di Riabilitazione, spesso poi – a causa del sistema di governance “scritto” negli anni Ottanta – i Centri non riescono (loro malgrado) a offrire sul territorio i servizi in modo adeguato (così da meglio rispondere alla domanda di salute e anche così da abbattere le liste di attesa).
Ecco che i Centri di Riabilitazione – in molte occasioni, tra cui in sede di Tavolo Tecnico di Consulenza sulle problematiche dei Centri di Riabilitazione, istituito presso l’Assessorato Regionale alla Sanità – hanno manifestato diverse proposte che a parità di spesa complessiva annuale per la Regione Sicilia, consenta loro di fornire migliori/maggiori e più qualificati servizi ai cittadini con disabilità.
Sarebbe sufficiente, infatti, approvare un nuovo schema tipo di rapporto contrattuale che leghi i Centri di Riabilitazione ex articolo 23 della Legge 833/78 con le singole USL – così come proposto dai Centri di Riabilitazione – che preveda un sistema di compensazione e recupero delle risorse e dei servizi che, ai sensi della vetuste leggi degli anni Ottanta, al momento non si riescono ad offrire.

Si tratta di un sistema di compensazione che è già noto alle discipline normative di altre Regioni (tra queste si segnalano il Lazio e la Sardegna). Mentre in Sicilia, infatti, da anni non si “partorisce” un nuovo schema tipo di rapporto contrattuale, in Sardegna, invece, ad esempio, negli ultimi tre anni ne sono stati emanati ben tre! Particolare attenzione che è frutto dell’adeguamento della normativa regionale a quelle nazionali via via promulgate in tema di sistema integrato di servizi e di accreditamento istituzionale delle strutture sanitarie.
E ancora. In Regione Lazio, un adeguamento della governance ha persino consentito, da ultimo, di sospendere quella riduzione dell’8% delle rette che pativano i Centri di Riabilitazione della Regione (si legga a tal proposito in «SuperAbile» il testo disponibile cliccando qui). E ciò, sebbene la Regione Lazio patisca il commissariamento a causa del Piano di Rientro finanziario del settore sanitario.
In Sicilia, un nuovo sistema di governance – già solo intervenendo a livello amministrativo sullo schema tipo di contratto tra Centri di Riabilitazione e USL – potrebbe condurre, pertanto, anche nell’isola a considerevoli benefìci rispetto alla domanda di salute dei cittadini (in termini di quantità e qualità) e, forse, anche a una sospensione della riduzione del 5% delle rette che i Centri patiscono da alcuni anni.
Una “proposta” risolutiva, invece, di più ampio respiro, sarebbe quella – in considerazione delle tante modifiche legislative sopravvenute – di riscrivere (abrogando le leggi degli anni Ottanta) la legge fondamentale della Regione Sicilia del sistema di governance dei Centri di Riabilitazione ex articolo 23 della Legge 833/78.
Sarebbe un nuovo momento “costituente” – come quello vissuto negli anni Ottanta – adeguato ai tempi e alle scienze mutate. Un momento tutto volto a beneficio della domanda di salute dei cittadini, magari mediante i progetti individualizzati di vita e di riabilitazione. Così facendo, infatti, si potrebbero davvero offrire dei servizi “attenti” in tema di analisi precoce (penso alla tenera età e alla riabilitazione in fase evolutiva) e, come avviene in Sardegna, sarebbe opportunamente rispettoso anche del disabile anziano e del suo “mantenimento riabilitativo”.

*Avvocato. Componente del Tavolo Tecnico di Consulenza sulle Problematiche dei Centri di Riabilitazione per l’ANFFAS ONLUS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) di Catania.

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