“Le principesse non sono tutte uguali” e Greta Barozzi, protagonista del film intitolato proprio così, lo testimonia nella vita di ogni giorno. 13 anni di Rovereto (Trento), Greta ha la SMA (atrofia muscolare spinale) e si racconta qui, quattro anni dopo il successo di quel film. A breve l’aspetta il saggio di teatro e gli esami di terza media. Dopo ha già deciso che andrà al Liceo Linguistico. E a bordo della sua carrozzina continuerà a testimoniare il diritto di condurre una vita normale
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“Le principesse non sono tutte uguali” e Greta Barozzi, protagonista del film intitolato proprio così, diretto da Geraldine Ottier, lo testimonia nella vita di ogni giorno.
13 anni di Rovereto (Trento), Greta ha la SMA (atrofia muscolare spinale) e si racconta qui, quattro anni dopo il successo del film. Sono tre le sue grandi passioni, la recitazione, la lettura, gli smalti e i trucchi colorati. A breve l’aspetta il saggio di teatro e gli esami di terza media. Dopo ha già deciso che andrà al Liceo Linguistico. E a bordo della sua carrozzina continuerà a testimoniare il diritto di condurre una vita normale. Un impegno per cui si sono schierati al suo fianco anche il Coro Sant’Ilario e l’attrice trentina Erica Zambelli, in arte “Guenda”, che nel 2021 l’hanno sostenuta nella realizzazione del film Le principesse non sono tutte uguali, a cui era stata collegata una raccolta fondi per aiutare i genitori di Greta, Debora Fait e Cristian Barozzi, ad allestire una nuova casa senza barriere architettoniche. Il progetto è riuscito e a fine 2023, ultimati i lavori, c’è stato il trasloco ufficiale.
Greta, com’è vivere nella nuova casa senza barriere architettoniche?
«Bellissimo. Ora ho una camera grande tutta per me e posso muovermi liberamente in ogni angolo della casa perché le stanze sono accessibili. Inoltre, è arrivato a farmi compagnia anche un cane, Speedy, un vero giocherellone. Assieme a mamma e papà, ringrazio tanto il Coro Sant’Ilario e le cento e più persone da tutto il Trentino e non solo, che ci hanno aiutato a realizzare questo sogno».
E l’esperienza sul set, a fianco di Erica Zambelli, attrice che ha lavorato in progetti importanti per cinema e tivù?
«Mi sono divertita un sacco. Nel film lei interpreta una strega triste che vuole rubarmi il sorriso, ma alla fine io le insegno il buonumore e diventiamo amiche. Sono contenta perché il cortometraggio è piaciuto a tanta gente, è stato presentato anche al Festival della Cinematografia Sociale Tulipani di Seta Nera di Roma».
Non avevi mai recitato prima?
«No. Ma se capitasse l’occasione lo rifarei subito. Questo mondo della recitazione mi ha affascinata così tanto che alla fine delle riprese mi sono iscritta a un corso di teatro al Centro Didattico MusicaTeatroDanza di Rovereto, vado ogni settimana, il giovedì. L’anno scorso ero con i piccoli fino a dodici anni, mentre quest’anno sono passata nel gruppo dei grandi. Alla fine faremo anche uno spettacolo. Nel 2024 era una specie di poliziesco. Quest’anno ci aspetta un thriller».
Com’è stata la prima volta sul palco?
«All’inizio avevo l’ansia. Dopo, però, mi son detta: pensa a cosa fare, non a chi ti sta guardando. Ed è filato tutto liscio. Sono sicura che quest’anno sarà più facile».
Oltre al teatro, quali sono le attività nel tempo libero?
«Leggo. Così tanto che con questa mia passione ho contagiato anche la mamma».
Il genere di libri preferito?
«I romance, cioè i romanzi d’amore, ma non svelo il mio autore preferito, perché ne ho troppi. Della lettura, così come del teatro, mi piace che fa passare il tempo e scoprire altri mondi, porta a mettersi nei panni di altre persone».
Qual è lo stereotipo più fastidioso?
«In questi mesi ci ho riflettuto molto. Ne abbiamo parlato anche a scuola prima di Natale. Io ho dovuto presentare in classe una ricerca sul body shaming, ovvero il prendere in giro o criticare per l’aspetto fisico. E sono giunta alla conclusione che le persone non dovrebbero avere paura di come sono. Ciascuno di noi è bello così com’è. Non bisogna vergognarsi».
Progetti per il futuro?
«Studiare per gli esami di terza media. E preparare il saggio di teatro. Poi naturalmente continuare a leggere. Così forse, quando sarò grande, avrò gli strumenti per intraprendere una nuova avventura e realizzare un mio sogno, scrivere un libro tutto mio».
*Il presente contributo è già apparso nel «Corriere del Trentino» e viene qui ripreso, con alcune modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.
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