A Milano e nei Comuni dell’hinterland interessati da “Artemisia“, progetto di cui anche il nostro giornale si è più volte occupato, il numero di donne con disabilità vittime di violenza rivoltesi a un Centro Antiviolenza è aumentato del 43% tra il 2023 e il 2024, un dato nettamente superiore rispetto a quanto atteso dalle Associazioni che hanno promosso l’iniziativa, a testimoniare che sul territorio esiste un bisogno effettivo ed emergente, cui è stata data una prima risposta

Nella città di Milano e nei Comuni dell’hinterland interessati dal progetto Artemisia, il numero di donne con disabilità vittime di violenza che si sono rivolte a un Centro Antiviolenza è aumentato del 43% tra il 2023 e il 2024, un dato nettamente superiore rispetto a quanto atteso dalle Associazioni che hanno promosso lo stesso progetto Artemisia, a testimoniare che sul territorio esiste un bisogno effettivo ed emergente, cui è stata data una prima risposta.
Avviato il 3 dicembre 2022 e tuttora in corso, il progetto Artemisia – abbreviazione per “Attraverso Reti TErritoriali eMersione di SItuAzioni di violenza”, ma chiamato così anche in onore di Artemisia Gentileschi (nata nel 1593 e deceduta tra il 1652 e il 1656), la nota pittrice che subì una violenza sessuale a cui reagì facendo processare e condannare il colpevole) – è stato promosso dalle Fondazioni Somaschi, ASPHI e Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà).
Tra il 2023 e il 2024, l’iniziativa, di cui già in diverse occasioni ci siamo occupati sulle nostre pagine, ha condotto attività di formazione e sensibilizzazione rivolte sia alle Reti Territoriali Antiviolenza di Milano, Melzo, Rho, Rozzano, San Donato Milanese, Legnano e Cinisello Balsamo – per migliorarne le competenze sui temi relativi alla disabilità – sia alle Associazioni di persone con disabilità, per sensibilizzarle sulle questioni di genere.
«Questa attività – spiegano dalla LEDHA – ha avuto un impatto immediato, come riscontrato già nel 2024 dalle Associazioni che gestiscono i Centri Antiviolenza. Il numero di donne con disabilità vittime di violenza da essi prese in carico è passato infatti dalle 41 del 2023 (su 691, pari al 5,9% del totale) alle 59 del 2024 (su 782, pari al 7,5% del totale). A queste vanno aggiunte altre 17 donne seguite dal Consultorio Familiare della Fondazione Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini».
«Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto – commenta Laura Abet, avvocata e responsabile del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – eravamo consapevoli del fatto che la violenza ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità è un fenomeno invisibilizzato. Da qui la necessità di farlo emergere. Ebbene, questi numeri sono molto più alti di quanto ci aspettavamo, segno che il progetto risponde a un bisogno diffuso».
L’aumento delle prese in carico delle donne con disabilità da parte dei Centri Antiviolenza è anche legato a un miglioramento dell’accessibilità di questi servizi. Troppo spesso, infatti, gli stessi Centri Antiviolenza e le Case Rifugio presentano ostacoli che rendono difficile – se non impossibile – l’accesso alle donne con disabilità motoria. Per chi ha una disabilità cognitiva o sensoriale, invece, l’ostacolo principale è rappresentato dalla difficoltà ad accedere alle informazioni.
Anche per questo motivo, come avevamo riferito a suo tempo, Artemisia ha redatto delle Linee di Indirizzo rivolte alle Associazioni e agli Enti che gestiscono Centri Antiviolenza e Case Rifugio, con informazioni utili a rendere accessibili e fruibili i servizi alle donne e ragazze con disabilità. Il documento fornisce, ad esempio, indicazioni sugli accorgimenti da adottare per superare le barriere architettoniche e per garantire l’accesso alle informazioni, ai siti internet e ai canali di comunicazione tra le potenziali vittime e le operatrici del Centro Antiviolenza, ciò che consente a chi ha una disabilità sensoriale o cognitiva di utilizzarli in autonomia.
E infine, all’interno delle Linee di Indirizzo è stato inserito un questionario di autovalutazione, utilizzabile dalle operatrici dei singoli Centri Antiviolenza per verificare l’accessibilità della struttura, registrando la presenza o meno di barriere architettoniche, segnaletica interna e bagni accessibili. Uno strumento che rappresenta un punto di partenza per valutare gli interventi necessari per migliorare l’accessibilità.
Da ricordare in conclusione che i risultati ottenuti nei due anni di attività di Artemisia saranno al centro del convegno denominato Nessuna esclusa”, in programma il 20 maggio prossimo a Palazzo Marino di Milano. (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@ledha.it.
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