«Non possiamo più affidarci solo all’indignazione del momento: malatrattamenti e violenze in strutture assistenziali sono il sintomo di un modello ormai superato, che necessita di essere trasformato per rispondere in modo adeguato ai bisogni, ai diritti e alle potenzialità delle persone con disabilità»: lo dicono dalla Federazione FISH, commentando l’ennesima vicenda di maltrattamenti nei confronti di persone con disabilità, emersa questa volta in un centro diurno di Milano
Proprio pochi minuti fa avevamo dato spazio ad una serie di riflessioni sulle conseguenze di una vicenda di violenze e maltrattamenti emersa un anno fa a Jesi nelle Marche. Il tempo di pubblicare quel testo e dobbiamo registrare un’altra triste situazione, denunciata nelle scorse ore a Milano dagli organi d’informazione.
Come si legge dunque in una nota diffusa dall’ANSA, «un’ordinanza di divieto di esercizio di attività di educatore professionale è stata emessa nei confronti di otto persone che lavoravano in un centro diurno per persone con disabilità a Milano. Tra i colpiti dal provvedimento tre operatrici donne e due responsabili del centro. L’indagine dei carabinieri della Stazione Vigentina è nata dalla denuncia di un’ex dipendente che ha riferito di maltrattamenti ai danni degli ospiti: trattamenti denigratori e violenti come isolamenti punitivi, urla e minacce. Gli episodi sarebbero iniziati nel dicembre 2023 fino all’ottobre 2024. Gli ospiti vessati sono una decina».
Non è la prima volta che la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) interviene pubblicamente per denunciare episodi come questo. Lo fa una volta ancora, manifestando «sdegno e profonda preoccupazione», oltre a ricordare in un comunicato che «solo pochi mesi fa, in occasione di un altro caso di violenze in una struttura assistenziale, avevamo sottolineato l’urgenza di un sistema di controlli più efficace, ma soprattutto la necessità di un profondo ripensamento culturale del modo in cui si guarda alla disabilità. Ancora una volta, quindi, chiediamo con forza che le Istituzioni facciano innanzitutto piena luce sull’accaduto, ma si assumano anche la responsabilità di un cambio di paradigma nella governance dei servizi alla persona. Non è più tollerabile, infatti, un sistema che continua a basarsi su logiche assistenzialistiche e verticali, e che troppo spesso esclude le persone con disabilità e le loro famiglie dai processi decisionali».
«Non possiamo più affidarci solo all’indignazione del momento – dichiara il presidente della FISH Vincenzo Falabella –: serve infatti una visione nuova, che parta dai diritti delle persone con disabilità, riconoscendone pienamente la soggettività, la libertà di scelta e la dignità. Dove manca questa consapevolezza, anche le strutture pensate per essere luoghi di protezione possono trasformarsi in luoghi di violenza che non è mai un fatto isolato, ma il sintomo di un modello ormai superato, che necessita di essere trasformato per rispondere in modo adeguato ai bisogni, ai diritti e alle potenzialità delle persone con disabilità». (S.B.)
Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.
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