Poltrone all’asta?

di Giorgio Genta
«Vendere all’asta metà delle poltrone di Palazzo Montecitorio e di Palazzo Madama e destinare il ricavato all’assistenza domiciliare dei disabili “gravissimi”, impiegando i precedenti detentori di quelle poltrone in lavori socialmente utili, con uno stipendio pari alla loro produttività»: è la proposta paradossale - ma non troppo - avanzata da Giorgio Genta, prendendo atto che un modo di governare e legiferare buono anche per le persone con disabilità, sembra davvero un’utopia
Poltrona di Palazzo Montecitorio
Poltrona di Palazzo Montecitorio

Per primo lo affermò Mussolini, una cinquantina d’anni dopo o poco più lo confermò Berlusconi: «Governare gli italiani più che impossibile è inutile». Noi però vorremmo ribaltare la frase e dare la responsabilità della presunta impossibilità o inutilità del (buon) governo a chi gli italiani governa o ha governato e, soprattutto, a chi lo ha fatto negli ultimi venti-trent’anni, e affermare che con questi uomini che siedono sugli scranni vellutati, è impossibile essere (ben) governati, a prescindere dal loro colore politico.
Persino quelli “senza colore”, i “partigiani del rigore”, gli uomini delle banche, delle organizzazioni internazionali e delle università confessionali, persino da questi appare impossibile un buon governo, buono anche per le persone con disabilità.
Infatti, le leggi che potrebbero – se approvate e applicate – creare le condizioni culturali ed economiche per supportare le legittime istanze di noi “paria della società” vengono puntualmente procrastinate, modificate, svuotate, svilite.

Come giustamente gridano o sussurrano gli amici di Tutti a scuola [associazione napoletana impegnata il 13 settembre a Roma, in una manifestazione di protesta, N.d.R.], mentre i LEA e i LIVEAS (rispettivamente i Livelli Essenziali di Assistenza e quelli dell’Assistenza Sociale) non esistono, mentre i Fondi per la Non Autosufficienza e per le Politiche Giovanili non vengono più finanziati e mentre quello per le Politiche Sociali è stato letteralmente “umiliato”, con una cifra ridicola, decine di miliardi di euro vengono sperperati in fantasiose follie o non incassati per incuria, colpa o dolo.
Come è possibile richiamare tutti al rigore e alla produttività basata sull’accettazione di pesanti sacrifici da parte di chi lavora davvero e di chi non può lavorare anche se sarebbe felicissimo di farlo, quando nessuna promessa di equità viene mantenuta e biscazzieri, lobbisti e pluricondannati impazzano impunemente nel “corridoio dei passi perduti”!?

Un piccolo esempio di equità? Potremmo vendere all’asta metà delle poltrone di Palazzo Montecitorio e di Palazzo Madama* e destinare il ricavato all’assistenza domiciliare dei disabili “gravissimi”, impiegando i precedenti detentori di quelle poltrone in lavori socialmente utili, con uno stipendio pari alla loro produttività. E già che ci siamo includere nell’asta i tablets gli i-phone e i giornali con i quali detti signori impiegano piacevolmente il tempo quando non sbadigliano o sonnecchiano.

*Sia chiaro che non intendiamo la compravendita dei parlamentari, ma solo dei loro scranni. A chi non piacerebbe sedersi, infatti, ove si assisero De Gasperi, Fanfani, Moro, Andreotti, Craxi e persino Berlusconi?…

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