Un doppio debito con i genitori che lo sono stati prima di noi

«La generazione dei genitori di figli con disabilità, alla quale appartengo – scrive Orlando Quaglierini -, ha un doppio debito da saldare nei confronti di quella che l’ha preceduta. Il primo è ascrivibile al fatto che la stragrande maggioranza dei beni e dei servizi di cui oggi beneficiano le persone con disabilità la si deve a quei genitori. Il secondo attiene alla generosità con la quale gli stessi hanno perseguito quegli obiettivi: di una parte di quelle conquiste, loro non hanno fatto in tempo a godere»

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Maddia, una Bella Persona, che sapeva guardare al futuro con lucidità

La UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) è stata la sua seconda famiglia fin dal 1980, quando venne fondata la Sezione di Modena dell’Associazione, intitolata a Enzo e Dino Ferrari. Maddia Tirabassi, scomparsa proprio nel primo giorno dell’anno, ha poi ricoperto importanti incarichi a livello nazionale nella stessa UILDM, ma soprattutto era una Bella Persona che «fino all’ultimo – come scrive Franca Barbieri, presidente della UILDM di Modena – è stata in grado di guardare al futuro con lucidità»

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Duecento lettere di don Lorenzo Milani

Un incontro voluto per far conoscere meglio don Lorenzo Milani attraverso i suoi scritti: è quello organizzato per il 25 gennaio dal Gruppo Solidarietà e che si terrà online, centrato sul libro Lorenzo Milani, “Duecento lettere. Nel centenario della nascita”, uscito lo scorso anno a cura di Adele Corradi, José Luis Corzo e Federico Ruozzi. Per l’occasione, uno dei curatori del volume, Federico Ruozzi, docente universitario di Storia del Cristianesimo e responsabile dell’Archivio Milani della Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna, dialogherà con Fabio Ragaini del Gruppo Solidarietà

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L’abilismo del professore

«Nelle parole di Ernesto Galli della Loggia – scrive Silvia Cutrera -, si denota una mentalità abilista riferita all’idea che le persone con disabilità siano viste come inferiori rispetto alle persone senza disabilità, e che quindi meritino un trattamento diverso o addirittura negativo, ma, attribuendo alle persone con disabilità caratteristiche negative, si aggiungono pregiudizi a gruppi già marginalizzati. In tal modo, infatti, le idee relative al dis-valore delle persone con disabilità continuano a circolare e alimentare i discorsi d’odio contro individui e gruppi»

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Verso il 27 gennaio: memoria, memorie, il sociale, la disabilità e le amnesie

Un approfondimento in vista del Giorno della Memoria del 27 gennaio, con ampi riferimenti bibliografici e cinematografici. «Tra le tante “giornate di qualcosa” che da allora hanno preso piede – scrive Andrea Pancaldi -, quella della “Shoah” è senz’altro quella che ha inciso culturalmente di più, innescando riflessioni, letture, produzioni culturali e storiche, anche riflessioni e autoriflessioni su chi, di quell’innominabile massacro, fu, poco o molto, complice dei nazisti. Senza dimenticare mai che nei forni nazisti finirono anche tanti zingari, malati mentali e persone con disabilità»

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Cosa puoi fare in sei minuti?

La storia della recensione della pizzeria Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano e della morte di Giovanna Pedretti, la proprietaria, ha lasciato sgomento chiunque si sia imbattuto in questa notizia. «C’è però un elemento – scrive Silvia Lisena – completamente trascurato in tutta la vicenda: la voce delle persone con disabilità. Tra chi le ha (falsamente) offese e chi si è sbracciato per difenderle, nessuno ha mai manifestato l’intenzione di chiedere anche un generico parere a chi, indirettamente, è stato coinvolto. Ed è l’ennesima sconfitta di un sistema non ancora pronto a una reale inclusione»

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“Pensiero Imprudente”: la fragilità è un “pacco”, o anche no?

Vi è una particolare correlazione tra scatole e fragilità al centro del pezzo con cui Claudio Imprudente apre il 2024 della sua rubrica “Pensiero Imprudente”. E lo spunto è dato da un gioco che l’ingegner Guido Marangoni fa spesso nelle scuole, ovvero mostrare due scatole, una con la scritta “fragile” e una in cui non è scritto nulla. Pensando poi anche alle scritte “alto” e “basso”, spesso presenti sui pacchi, Imprudente scrive che «la verità sulla fragilità sta nel mezzo, in una prospettiva che accoglie tutte le fragilità, sia che guardiamo in alto, sia che guardiamo in basso»

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Volontari alla Lega del Filo d’Oro: una vera e propria esperienza di vita

«Diventare volontari della Lega del Filo d’Oro e rendere possibile l’inclusione delle persone sordocieche e con pluriminorazioni psicosensoriali costituisce una vera e propria esperienza di vita»: a dirlo è Rossano Bartoli, presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro, annunciando che da febbraio ripartiranno i corsi base di formazione per i nuovi volontari della Fondazione stessa, presso le sedi di Novara, Lesmo (Monza-Brianza), Padova, Modena, Pisa, Osimo (Ancona), Roma, Napoli, Molfetta (Bari) e Termini Imerese (Palermo)

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Justin Glyn nel Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della Santa Sede

Figura illuminata, nota anche ai Lettori e alle Lettrici del nostro giornale per il saggio “‘Us’ not ‘Them’. Disability and Catholic Theology and Social Teaching” (“‘Noi’, non ‘loro’. Disabilità, teologia e dottrina sociale cattolica”), che ha dato vita alla traduzione italiana “A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità”, arricchita di ulteriori contributi, padre Justin Glyn, consulente legale della Provincia Australiana della Compagnia di Gesù, è stato nominato da Papa Francesco tra i consultori del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della Santa Sede

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Una protesi di mano in ferro risalente a tanti secoli fa

Vicino a Monaco di Baviera è stata rinvenuta la protesi di una mano realizzata in metallo che potrebbe avere quasi 600 anni. Il reperto è stato scoperto presso la chiesa parrocchiale di St. Georg a Frisinga e le tracce sulle ossa rinvenute indicano una possibile amputazione delle dita di una mano. La datazione al radiocarbonio dello scheletro ha rivelato che il portatore della protesi – un uomo tra i 30 e i 50 anni – dev’essere morto tra il 1450 e il 1620 il che significa che già allora i medici pensavano a come rendere la vita più facile alle persone amputate

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