A quando un “Torino Film Festival” tutto accessibile?
«Cosa si deve fare per avere un “Torino Film Festival” con film accessibili in dose massiccia?», si chiede Paolo De Luca. E nel riprendere quanto condiviso con il Consiglio Direttivo della propria Associazione APIC, aggiunge: «Purtroppo anche per l’edizione 2024 della manifestazione (22-30 novembre) l’accessibilità per le persone con problemi di udito rimane una sfida irrisolta. Nonostante l’importanza crescente dell’inclusività, infatti, il Festival offrirà pochissime proiezioni accessibili a chi ha disabilità uditive»
Autonomia differenziata: quella Sentenza della Consulta e le persone con disabilità
«Dopo la Sentenza della Corte Costituzionale – scrive Salvatore Nocera – che ha accolto alcuni motivi di illegittimità costituzionale, rispetto ai ricorsi riguardanti la Legge sull’autonomia differenziata, la Corte di Cassazione dovrà decidere se il referendum per l’abrogazione totale della Legge stessa potrà essere egualmente convocato. Vedremo gli sviluppi; comunque la Sentenza dovrebbe rassicurare noi persone con disabilità circa la salvaguardia della formulazione di chiari livelli essenziali per le prestazioni civili e sociali»
Unità Multidisciplinari Età Evolutiva nelle Marche: una storia di diritti negati
«Nella Regione Marche – scrivono varie oprganizzazioni del territorio – sono 1.911 i minori in lista di attesa per una prima valutazione da parte delle Unità Multidisciplinari Età Evolutiva (UMEE), che può attendere fino a cinque anni. Un’attesa che impedisce l’esecuzione di alcuni interventi educativi/riabilitativi importantissimi in età evolutiva e l’attivazione, nel caso di riconoscimento di disabilità, del percorso per il sostegno scolastico, negando così il pieno diritto all’inclusione scolastica»
Oltre il bersaglio
«Ogni arciere – racconta Marina Capria – era unico e sul campo qualunque disabilità si annullava, lasciando il posto alla voglia di stare insieme e, perché no, di vincere qualche medaglia. Per me, il tiro con l’arco è stato fondamentale. Sono cresciuta, diventando sempre più matura e consapevole delle mie possibilità e della mia forza. Mi ha insegnato a non mollare mai e a credere in me stessa, comprendendo l’importanza del far parte di una squadra dove ci si supporta l’un l’altro e dove, ancora una volta, i limiti e le barriere sono soltanto nella nostra mente»
Quel silenzio sui caregiver familiari in Italia
«Salta agli occhi – scrive Alessandra Corradi – l’assoluto silenzio da ogni parte sui caregiver familiari: non c’è un politico anche locale che sia uscito con un articolo al riguardo, eppure sappiamo in quale condizione economica e psicologica versino molte di queste persone. Nessuno, nemmeno per mero motivo elettorale, ha detto o sta dicendo alcunché al riguardo. E parliamo di alcuni milioni di italiani. Per fortuna esiste l’Europa e il Parlamento Europeo, ed è una garanzia sapere che recentemente è stata presentata e discussa a Bruxelles la Carta Europea dei Diritti dei Caregiver Familiari»
Dare voce e dignità ai caregiver, “guerrieri silenziosi della quotidianità”
«Possiamo immaginare – scrive Mario Assanti – una società in cui i caregiver siano visti come pilastri fondamentali, e non come “invisibili servitori”. Una società in cui il valore del loro lavoro sia non solo riconosciuto, ma anche ricompensato e supportato. Costruire questa realtà richiede un cambiamento culturale profondo e una riorganizzazione delle priorità politiche ed economiche, ribadendo che il benessere delle persone con disabilità è strettamente legato al sostegno adeguato ai loro caregiver. Solo così potremo dare voce e dignità a questi “guerrieri silenziosi della quotidianità”»
La teologia della liberazione e il cammino delle persone con disabilità
«Lo scritto del professor Justin Glyn – scrive tra l’altro Salvatore Nocera, riferendosi al saggio che in italiano è divenuto “‘Noi’, non ‘loro’. Disabilità, teologia e dottrina sociale cattolica” – , pur segnando un notevole passo avanti nella teologia della liberazione delle persone con disabilità, è ancora incompleto. Le persone con disabilità, infatti, lungi dal rassegnarsi gratificate dal loro stato, debbono impegnarsi per inserirsi attivamente, secondo le loro possibilità e anche grazie alle tecnologie assistive, nelle rispettive comunità di vita»
La teologia della liberazione della disabilità: spazi di possibilità
«La scelta di Justin Glyn – scrive Maria Giulia Bernardini – di riflettere sulla relazione tra disabilità e religione cristiana (e, ancor più nello specifico, cattolica) è quanto mai opportuna, perché va oltre la – pur importantissima – denuncia dei meccanismi di esclusione e di discriminazione che sono all’opera nel contesto religioso e muove in una direzione ancor più radicale, aprendo “spazi di possibilità” per le persone con disabilità»
Per un nuovo linguaggio sulla disabilità a scuola
«Ben vengano – scrive Gianluca Rapisarda – note come quella del Ministero dell’Istruzione e del Merito sul linguaggio riguardante la disabilità in un contesto come quello scolastico che è e deve essere presidio educativo di legalità e del rispetto di tutti e di ciascuno, sgombrando il campo da ogni forma di anacronistico “abilismo” e pregiudizio. L’auspicio è che le Istituzioni scolastiche si adoperino per promuoverne la più ampia divulgazione tra le studentesse e gli studenti, contribuendo a veicolare sin dai banchi di scuola una nuova e positiva cultura della diversità e della disabilità»
La Chiesa e la disabilità: una riflessione sul piano politico
«Le riflessioni sul rapporto tra la Chiesa Cattolica e le persone con disabilità – scrive Simona Lancioni – proposte in diversi testi di Justin Glyn, gesuita cieco di origine australiana, sono state sviluppate da una prospettiva teologica. E tuttavia lo stesso tema si presta anche a una riflessione politica e strutturale. E forse potrebbe essere utile tenere conto di questi elementi anche all’interno della riflessione teologica, anche perché spesso è davvero difficile distinguere quanto vi sia di politico e quanto vi sia di teologico nelle posizioni assunte dalle gerarchie ecclesiastiche»
Per garantire un’inclusione scolastica reale, senza compromessi
«Confidiamo – scrivono dal Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati – che la voce autorevole del professor Ianes, ascoltata nel corso della nostra Assemblea del luglio scorso, possa fare breccia nelle Istituzioni, aiutando a ristabilire il rispetto per la professionalità dei docenti specializzati e a garantire un’inclusione scolastica reale, senza compromessi, alimentando la speranza che si possa avanzare verso un modello scolastico fondato su equità, corresponsabilità e integrazione vera, rompendo la logica della “specializzazione separata” e facendo dell’inclusione una missione condivisa»
Sempre più determinati a far valere i diritti delle famiglie e dei caregiver
«Sono passati cinque mesi – scrivono dal Comitato Caregiver Familiari “B1 B2 Affondate” – da quando abbiamo depositato il ricorso al TAR contro la Regione Lombardia per i tagli alle “misure B1 e B2” per il sostegno rispettivamente a persone con gravissima e grave disabilità, ciò che ha portato la Regione a deliberare nuove risorse per la “misura B1”. Restano però ancora aperte numerose criticità e per questo abbiamo deciso di impugnare anche una successiva Delibera Regionale, perché siamo sempre più determinati a far valere i diritti delle famiglie e dei caregiver che rappresentiamo»
C’è bisogno di tutti per migliorare!
«In una società in cui si sta trasformando radicalmente e rapidamente lo scenario socio-economico globale, non possiamo permetterci il lusso di sprecare nessuna risorsa umana!»: lo aveva scritto qualche tempo fa sulle nostre pagine Marino Bottà, che prosegue la propria disamina sulle varie questioni che ancora non permettono di parlare di una società realmente inclusiva per le persone con disabilità, centrando in particolare l’attenzione sulla necessità di una riforma ormai non più rinviabile della Legge 68/99 sul diritto al lavoro delle stesse persone con disabilità
Quando la formazione degli insegnanti di sostegno è insufficiente
«Da tempo – scrive Salvatore Nocera -, le famiglie di alunni con disabilità e le loro Associazioni segnalano l’insufficiente formazione degli attuali insegnanti di sostegno e da più parti si invoca una maggiore specializzazione per i casi in cui tale formazione non sia appunto sufficiente a rispondere ai bisogni educativi degli stessi alunni con disabilità. Ma ora ci sarebbero delle opportunità per poter ovviare a tale problema»
Ragusa: quali servizi per persone con Alzheimer o demenza senile?
«Una frangia di bisogno di cui si parla troppo poco – scrive Giovanni Provvidenza, portavoce del Forum del Terzo Settore di Ragusa, fotografando la realtà relativa al proprio territorio, ma quasi certamente analoga altrove – riguarda chi soffre di Alzheimer o di demenza senile, che affronta sfide enormi a livello cognitivo, emotivo e sociale, per cui il supporto di amici e familiari è fondamentale, ma non sufficiente. Servirebbe un sistema che cura, che accoglie, che dona dignità e rispetto, ci sono invece l’assenza dei servizi, l’inesperienza dei professionisti, la nullità di progetti specifici»
Il Tribunale di Torino “sfida” il Consiglio di Stato?
Ha fatto molto parlare quella Sentenza del Consiglio di Stato che ha negato l’esistenza del diritto degli alunni/alunne con disabilità all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione, in disaccordo con la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, ma anche con proprie precedenti Sentenze. A risollevare ora dal disorientamento il mondo associativo delle persone con disabilità è arrivata un’Ordinanza del Tribunale Civile di Torino che potrebbe anche far sorgere un conflitto giurisprudenziale, da risolvere necessariamente per la certezza del diritto
I beneficiari e le beneficiarie dell’amministrazione di sostegno
La scorsa settimana avevamo segnalato il ciclo di incontri “2004-2024. Vent’anni di amministrazione di sostegno”, promosso a Bologna nell’àmbito del progetto “SOStengo! Azioni di valorizzazione e supporto in tema di amministratore di sostegno”, che avrebbe dovuto iniziare oggi, 21 ottobre, ciò che però non avverrà, a causa della grave situazione ambientale che ha interessato Bologna in questi giorni. Sull’iniziativa, per altro, Simona Lancioni aveva espresso alcune riflessioni, dando seguito a uno scambio di opinioni con gli organizzatori degli incontri, cui ben volentieri diamo spazio
La Salute è un bene troppo prezioso e importante: non si può scegliere chi curare
«Che succede se una persona con disabilità motoria grave viene colpita da ictus? – scrive Maria Pia Amico – La risposta più ovvia sarebbe che venisse curata come gli altri pazienti “normali”. E, infatti, le vengono prestate le cure adeguate, almeno fino a quando il quadro clinico non si è stabilizzato e si deve passare alle terapie riabilitative. Ma qui le cose, inaspettatamente, cambiano. Infatti, mentre è accertato che un paziente comune abbia accesso ai centri di riabilitazione, non è così per chi ha una disabilità dalla nascita»
L’essere umano non può essere ridotto esclusivamente ad una “macchina biologica”
«L’essere umano – scrive Angelo Fasani, prendendo spunto dal dibattito suscitato da Justin Glyn, con il saggio che in italiano è “A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità” – è molto più delle sue sole capacità fisiche e mentali: possiede un’interiorità e sentimenti, prescindendo dai quali lo si riduce esclusivamente ad una “macchina biologica”. E parlando di persone con disabilità, dato che una menomazione riguarda solo il funzionamento della persona, credo che il problema della loro “inferiorizzazione” derivi proprio da una valutazione parziale basata su ciò che è immediatamente percepibile»
No a quei trasferimenti automatici in strutture RSA per anziani non autosufficienti
«Continuiamo a registrare – denunciano dall’UTIM di Torino – tentativi di trasferimento automatico di utenti con disabilità dei servizi residenziali in strutture RSA per anziani non autosufficienti al compimento dei 65 anni di età. Un problema, questo, che non si limita alla sola Regione Piemonte, ma è esteso anche in altre Regioni italiane, evidenziando una criticità diffusa a livello nazionale. Si tratta di una pratica crudele e illegittima, ricordando che i riferimenti normativi, anche recenti, evidenziano come sia essenziale rispettare la specificità dei bisogni individuali»