Opinioni

Lazio: una richiesta di cambiamento che parte dal basso

Nei fatti - è il pensiero di Roberto Toppoli - l'integrazione sociosanitaria nel Lazio è come un puzzle ancora tutto da completare

«Due recenti articoli pubblicati da Superando – scrive Roberto Toppoli -, il primo di Fausto Giancaterina, il secondo di Salvatore Nocera, ci hanno sollecitato a presentare a Lettori e Lettrici della medesima testata un’iniziativa nata a Roma, su impulso di alcuni operatori sociali e familiari di persone con disabilità, ossia la costituzione del Comitato I.SO.LA. (Comitato per l’Integrazione Socio-Sanitaria nella Regione Lazio), nato per promuovere e favorire la realizzazione di una compiuta integrazione sociosanitaria nella nostra Regione»

La lezione di Gabriele è di non confondere cause ed effetti

Gabriele, persona adulta con autismo

«All’assunzione di una nuova consapevolezza può servire la vicenda di mio figlio con autismo – scrive Gianfranco Vitale, che tale vicenda aveva raccontato sulle nostre pagine -, a non confondere cioè cause ed effetti, intervenendo radicalmente su un sistema che fa acqua da tutte le parti, anziché cercare capri espiatori che spesso fanno solo da parafulmine a responsabilità che risiedono molto più in alto. Occorre fare del welfare e della salute una priorità assoluta, perché non si possono più scaricare sulle famiglie oneri che appartengono allo Stato. Basta elemosine: diritti, non elemosine!»

Disabilità: una parola alla volta

Disabilità: una parola alla volta

«L’impegno per la promozione e il rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità è composto da azioni molto differenti fra loro. La prima, assolutamente necessaria, è quella associativa, cioè quella di riconoscersi come compagni uniti dalla stessa volontà di emancipazione. Sono poi indispensabili le attività in campo politico, sociale, legale, tecnico. Ma senza un’adeguata attenzione alla comunicazione, tutti questi sforzi sembrano essere vani»: lo scrive Giovanni Merlo nel presente contributo di riflessione, che coincide con l’introduzione al libro “Disabilità. Il peso delle parole”

L’importanza di definire ciò di cui si parla

«Inclusione - scrive Orlando Quaglierini - …e se ce ne facessimo una ragione del fatto che ci sono cose (quasi sempre le più importanti) che non si possono misurare direttamente in modo oggettivo?» (realizzazione grafica elaborata in occasione di un evento dedicato all'inclusione delle persone con disabilità)

«L’essenza dell’inclusione – scrive Orlando Quaglierini -, che per sua stessa natura scaturisce da una relazione contestuale, dinamica, fluttuante, e volatile, conoscendo fasi fisiologiche di affievolimento e di effervescenza, non si può, proprio per questo, soppesare né misurare in modo diretto e oggettivo. Altra cosa è misurare i presupposti che creano le condizioni necessarie ma non sufficienti perché si favorisca l’inclusione. In questo caso è doveroso per le Istituzioni garantire quei presupposti, e misurarli attraverso specifici indicatori, ma non confondiamo i fini con i mezzi»

Tra luci e ombre del Terzo Manifesto sui diritti delle donne con disabilità

Didier Lourenço, "The Secret" ("Il segreto"), opera della collezione "Mujeres Invisibles" ("Donne invisibili")

«Il “Terzo Manifesto sui Diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea” – scrivono Asya Bellia e Marta Migliosi -, pubblicato nel marzo scorso dal Forum Europeo sulla Disabilità, evidenzia certamente le discriminazioni subite dalle donne e dalle ragazze con disabilità e fornisce delle raccomandazioni condivisibili, ma presenta anche delle criticità, tra cui la mancanza di un quadro interpretativo coerente, anche legislativo e tecnico. Speriamo dunque che un futuro “Quarto Manifesto” ne riempia le lacune»

Accordi di programma: non più solo un’opportunità, ma una necessità

«Vi è una grave carenza nel nostro modo di produrre le norme – scrive Salvatore Nocera -, e cioè quello di prevedere uno spontaneo coordinamento e non l’obbligo tra i diversi servizi necessari per realizzare il progetto di vita delle persone con disabilità. Solo infatti se si avesse l’obbligo di stipulare degli accordi di programma, si avrebbe la certezza che – dopo le negoziazioni preliminari -, ci sarebbero dei contratti di diritto pubblico vincolanti per tutte le parti intervenute sulla base della normativa vigente e secondo le competenze loro spettanti»

Quegli impegni del G7 dovranno tradursi in azioni incisive e concrete

«Il comunicato dei leader del G7 diffuso a chiusura del Vertice svoltosi in Puglia – scrivono dall’ANFFAS Nazionale -, che cita in maniera esplicita i temi della disabilità e dell’inclusione, consente di guardare con maggiore ottimismo al futuro delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Auspichiamo ora che la futura “Carta di Solfagnano”, che verrà prodotta in Umbria al “G7 – Inclusione e Disabilità”, non resti solo un semplice documento scritto, ma si traduca invece in azioni incisive, con un impatto reale e positivo sulla vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie»

Questo nostro welfare sempre più ristretto

«Sono preoccupato – scrive Fausto Giancaterina – nel vedere come il nostro welfare territoriale appaia sempre più debole e ristretto. Mentre da una parte grosse difficoltà ricadono sulla vita delle persone (e in particolare delle persone che fanno fatica a tenere il passo), dall’altra vengono messi in crisi molti professionisti che si vedono svilire la loro opera, finora sostenuta da quella forza propulsiva propria della loro mission e che, fino a un recente passato, li ha portati a ricercare – e a volte inventare – buone soluzioni, servizi ed efficaci risposte ai cittadini in difficoltà»

Importante la continuità, ma il tema più sentito è la qualità dell’inclusione

«Da dieci anni rispondiamo a quesiti sulla normativa per l’inclusione scolastica e affrontiamo assieme a genitori e insegnanti di sostegno le tante criticità che purtroppo la condizionano. Il tema della continuità è molto sentito, ma ciò che soprattutto sta a cuore ai genitori e a tanti insegnanti motivati e responsabili è la qualità del processo di inclusione che troppo spesso, purtroppo, il nostro sistema scolastico non riesce a garantire»: lo scrivono dal Gruppo Facebook “Normativa Inclusione”, esaminando il recente Decreto Legge 71/24 nella parte riguardante l’inclusione scolastica

Il ruolo dell’insegnante di sostegno e i diritti degli alunni che gli sono affidati

«Il ruolo dell’insegnante di sostegno – scrive Francesco Simone -, troppo spesso viene confuso, più o meno consapevolmente, al solo scopo di attribuirgli un compito pari a quello di qualsiasi altro docente che, in quanto tale, può sostituire i colleghi curricolari, anche quando l’alunno con disabilità è presente in classe. Tale interpretazione non può che risultare lesiva dei diritti degli alunni che hanno necessità del sostegno didattico, diritti che rischiano di essere pesantemente conculcati ogni qualvolta l’insegnante di sostegno viene utilizzato in un ruolo che non gli appartiene»

Storia di un padre e di un portamonete

«È questa la storia – scrive Gianfranco Vitale – di uno che si sta spegnendo lentamente, dopo innumerevoli battaglie combattute per sostenere i diritti del figlio e di Quelli come lui. Uno che alla fine di questa vita tormentata vede, impotente, che l’esito delle sue battaglie è avere un figlio ricoverato in un reparto psichiatrico. Quel padre sono io, che ho 75 anni e sono solo. E l’autistico, dimenticato su una barella, legato e sedato in psichiatria “per non nuocere a se stesso e agli altri”, è mio figlio. Che di anni ne ha 43»

Decreto Legge 71 e inclusione: tutto chiaro dopo l’intervento del Ministro?

Il 13 giugno è stato audito alla Camera il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara sul tema della normativa concernente gli alunni con disabilità e quelli “fragili”, in riferimento al recente Decreto Legge 71/24. Salvatore Nocera esamina i vari passaggi dell’intervento del Ministro, concludendo che «malgrado alcune perplessità suscitate dalla lettura del testo del Decreto, non pienamente fugate dall’intervento del ministro Valditara, ritengo che gli aspetti positivi del Decreto stesso, sul piano dell’inclusione, sopravanzino di molto le perplessità ancora permanenti»

Siamo noi, donne con disabilità, che dobbiamo far sentire la nostra voce!

«Dobbiamo essere per prime noi donne con disabilità – scrive Stefania Delendati – a imparare a chiedere e a spiegare il nostro punto di vista, ad essere intransigenti verso chi ci sottostima per la nostra condizione, raccontarci e non lasciare che altri lo facciano per noi. La storia, anche quella delle pari opportunità, procede a cicli e talora sembra di regredire, come quando una grandinata rovina il raccolto non ancora maturo. Siamo noi, ragazze e donne con disabilità, ad avere il diritto-dovere di fermare le derive che talvolta si affacciano e minacciano di rovinare la nostra buona semina»

Quel documento della SIPeS sulla formazione dei docenti di sostegno

«A proposito del documento “No alle ‘scorciatoie’. Sì a una formazione di qualità del docente specializzato sul sostegno!”, reso pubblico dalla SIPeS (Società Italiana di Pedagogia Speciale) e centrato su un’analisi del Decreto Legge 71/24, ne condivido quasi tutto il contenuto e totalmente il tono pacato, ma severo, sulla necessità di una formazione dei docenti di sostegno seriamente effettuata. L’unica mia divergenza, motivata da questioni rigorosamente giuridiche, riguarda il giudizio della SIPeS sull’articolo del Decreto relativo alla continuità didattica dei supplenti di sostegno»

Come dovrebbero essere gli indicatori di qualità dell’inclusione scolastica

«Nell’avanzare alcune proposte su possibili indicatori di qualità dell’inclusione scolastica – scrive Gianluca Rapisarda – ritengo che non abbia senso parlare di valutazione del sistema d’educazione e formazione e di quella più recente dei dirigenti scolastici, se entrambe le procedure non risultano strettamente connesse con quella dell’inclusione degli alunni/studenti con disabilità. La qualità dell’inclusione scolastica, infatti, non è una “monade” a sé stante, ma è direttamente proporzionale alla qualità dell’intero sistema d’istruzione del nostro Paese»

Predisporre per tempo il servizio di assistenza all’autonomia e alla comunicazione

«Un problema che si presenta puntualmente ogni settembre – scrivono dall’ANFFAS di Modica – e che ormai potremmo definire “strutturale” è il mancato avvio del servizio ASACOM (assistente all’autonomia e alla comunicazione) nei tempi previsti, con gravissimo pregiudizio per gli studenti che ne hanno diritto. Ci auguriamo dunque che i Dirigenti delle scuole si adoperino nei tempi di legge, per far sì che questo settembre il servizio sia attivo già dal primo giorno di scuola»

Le mascherine nelle strutture socio-sanitarie e le disabilità intellettive

«Chiediamo al Ministro della Salute – scrive Vincenzo Bozza dell’UTIM (Unione per la Tutela delle Persone con Disabilità Intellettiva) – che alla luce del controllo raggiunto sulla diffusione del Covid-19 e della dichiarazione dell’OMS sulla fine dell’emergenza sanitaria globale, di rimuovere le misure di precauzione, ovvero l’uso obbligatorio delle mascherine nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, affinché si possa tornare a una piena normalità tanto attesa e necessaria per tutti, in particolare per le persone con disabilità intellettiva e non immunodepresse»

La disabilità, gli atteggiamenti e le parole: alcuni dubbi e perplessità

«Pur apprezzando l’impianto del Decreto Legislativo 62/24 – scrive Orlando Quaglierini – con cui si intende riformare in profondità tutto quanto concerne la disabilità, sono perplesso e dubbioso sulla reale e sostanziale applicazione dei paradigmi di esso e, soprattutto, sul rispetto delle date indicate per l’applicazione. Sono altresì perplesso di fronte alla pretesa di prendere in considerazione e soddisfare i “desideri” delle persone con disabilità. Io mi accontenterei che le Istituzioni riuscissero a soddisfare i “bisogni” delle persone con disabilità»

Sostegno: no a specializzazioni “fai da te”

«Uno degli aspetti più “controversi” del recente Decreto Legge 71/24 in àmbito di inclusione scolastica – scrive Gianluca Rapisarda – è quello relativo alla specializzazione sul sostegno e credo che una simile disposizione di legge finirebbe per rendere sempre più scadente la preparazione e la specializzazione degli insegnanti per il sostegno. Da persona con disabilità visiva, infatti, affermo con forza che il processo di inclusione degli studenti con disabilità è una questione molto seria e che non servono docenti per il sostegno con specializzazione “mordi e fuggi” e “fai da te”»

Continuità didattica dei supplenti di sostegno: non un’anomalia ma un’anticipazione

«Ritengo – scrive Salvatore Nocera, riferendosi a un recente intervento di Paola Di Michele pubblicato su queste stesse pagine – che pur con le limitazioni dovute alla carenza normativa e ai ritardi circa la formazione pedagogica e didattica di tutti i docenti disciplinari, la soluzione proposta dal recente Decreto Legge 71/24, concernente la possibilità di conferma per un anno della supplenza dei docenti di sostegno precari, sia certamente parziale, ma comunque preferibile a quella di lasciare la discontinuità anche per i docenti di sostegno»