In conclusione della Prima Conferenza Nazionale sulle Cure Primarie, svoltasi a Bologna il 25 e 26 febbraio e da noi presentata nei giorni scorsi (si legga il testo Lavorare insieme per la salute, disponibile cliccando qui), è stata prodotta la cosiddetta Dichiarazione di Bologna, prezioso documento che ben volentieri proponiamo integralmente qui di seguito ai nostri lettori, ripromettendoci di approfondire prossimamente i vari temi in esso affrontati.
«La Prima Conferenza Nazionale sulle Cure Primarie, svoltasi a Bologna il 25-26 febbraio 2008, riaffermando i principi contenuti nella Dichiarazione di Alma Ata del 1978 [ci si riferisce alla Dichiarazione sull’Assistenza Sanitaria Primaria, prodotta al termine della Conferenza Mondiale sui Servizi Primari di Salute, svoltasi appunto trent’anni fa. Il testo di tale Dichiarazione è disponibile cliccando qui, N.d.R.]:
“L’assistenza sanitaria di base è quell’assistenza sanitaria essenziale fondata su metodi pratici e tecnologie appropriate, scientificamente valide e socialmente accettabili, resa universalmente accessibile agli individui, le famiglie e la collettività. È il primo livello attraverso il quale gli individui, le famiglie e la collettività entrano in contatto con il sistema sanitario nazionale, avvicinando il più possibile l’assistenza sanitaria ai luoghi dove le persone vivono e lavorano e costituisce il primo elemento di un processo continuo di protezione sanitaria,”
concorda sui seguenti punti:
1. La salute non deriva soltanto dall’efficienza dei servizi sanitari, ma dalle politiche più generali di una comunità. Salubrità degli ambienti di vita e di lavoro, promozione di stili di vita sani e della salute in tutte le politiche rappresentano momenti essenziali nel perseguimento di questo obiettivo.
2. I sistemi di assistenza primaria impongono di ripensare il territorio, che è garanzia effettiva dei LEA [Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria, N.d.R.], di progettarlo, di dotarlo delle infrastrutture necessarie al suo governo, di riequilibrarne il rapporto con le altre aree dell’assistenza, evitandone l’ospedalizzazione.
3. Il distretto è lo snodo fondamentale nell’organizzazione del secondo pilastro della sanità pubblica, quello territoriale, e garante dell’integrazione ai diversi livelli.
4. La centralità dei cittadini è resa effettiva attraverso la presa in carico e la garanzia di continuità dell’assistenza, organizzata per percorsi integrati, al di fuori di qualunque logica meramente prestazionale, utilizzando opportunità come la Casa della Salute.
5. La continuità tra le diverse aree dell’assistenza (sociale e sanitaria, primaria e ospedaliera) è elemento imprescindibile per la qualità e la sicurezza delle cure e dev’essere organizzata in percorsi integrati.
6. I sistemi di assistenza primaria rappresentano la risposta più adeguata e appropriata per il nuovo, complesso, esigente bisogno di salute e per garantire personalizzazione dei percorsi e attenzione per la qualità della vita in tutte le sue fasi.
7. Il punto di vista della persona, valorizzandone responsabilità e competenza, è elemento costitutivo e imprescindibile nella costruzione dei percorsi assistenziali. L’organizzazione dei sistemi di assistenza primaria dev’essere strumentale alle funzioni svolte e la loro qualità dev’essere misurata e valutata per obiettivi di salute.
8. I sistemi di assistenza primaria devono essere in grado di assicurare capacità di lettura e interpretazione precoce dei bisogni, interlocuzione pronta, intervento preventivo, presa in carico di cronicità e disabilità, azioni curative e riabilitative, secondo l’approccio tipico della medicina di iniziativa.
9. L’ampliamento e la valorizzazione delle competenze, l’integrazione disciplinare e professionale sono garanzia di continuità e coerenza nelle risposte ai bisogni della persona.
10. I sistemi di assistenza primaria devono essere fondati su una governance [azione coordinata di governo da parte di attori di natura eterogenea, N.d.R.] basata sulla trasparenza, sul merito, sul coinvolgimento delle professioni, sulla partecipazione attiva dei cittadini. Enti locali, aziende sanitarie, cittadini singoli e associati partecipano all’individuazione e alla definizione di politiche sociali e sanitarie orientate al perseguimento di obiettivi di salute [tutti i grassetti nostri, N.d.R.]».
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