Nella scorsa settimana un’associazione di disabili, per protesta, dopo avere sistemato in un angolo di marciapiede gli attrezzi necessari – davanti alla porta dell’Assessorato alla Sanità della Regione Siciliana – ha fatto svolgere ai propri iscritti i quotidiani esercizi di riabilitazione.
La protesta era legata al fatto che le strutture di fisiokinesiterapia in convenzionamento esterno nel territorio di competenza dell’Azienda USL 6 di Palermo hanno sospeso il trattamento delle persone con disabilità, essendosi esaurito il cosiddetto “fondo di riserva”, che l’assessore per la Sanità aveva destinato, come risorse aggiuntive, al budget “normale” loro assegnato.
Il problema di fondo è che le persone con disabilità, con evidente situazione di gravità, non dovrebbero essere trattate da queste strutture, come è indicato chiaramente dalle normative esistenti, bensì dai Centri accreditati e convenzionati secondo l’articolo 26 della Legge 833/78 e secondo la Legge 104/92. Bisogna quindi, semmai, incrementare i moduli con cui agiscono questi Centri, riequilibrando la spesa tra essi e le stesse strutture in convenzionamento esterno.
Secondo quanto riportato da alcuni organi d’informazione, dall’Ufficio di Gabinetto dell’Assessorato per la Sanità avrebbero fatto sapere all’associazione che aveva inscenato la protesta, che «le prestazioni mediche per i disabili continuano ad essere attive e che certi disguidi sono dovuti a problemi di comunicazione» e che «sono in programma iniziative per offrire nuovi tipi di servizi assistenziali per i disabili».
Risposte certamente interlocutorie, prive di contenuti reali, che saranno state offerte per limitare la protesta, ma che, in ogni caso, non inquadrano il problema nella sua effettiva dimensione o per mancata conoscenza o per superficialità o perché le stesse risposte interlocutorie, fornite a persone bisognose e piene di rabbia e disperazione, non possono far altro che aumentare la confusione e alimentare l’incertezza operativa che invece non dovrebbe esserci, se si seguissero, con precisione, le regole imposte dalla legislazione vigente.
La realtà, invece – molto amara – parte dall’irrazionalità della spesa nell’ambito della riabilitazione, che suscita molte perplessità e induce a una serie di riflessioni.
Infatti, secondo dati pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, diffusi dall’Assessorato alla Sanità, a Palermo e provincia, per le strutture in convenzionamento esterno, sono stati spesi, per il 2008, 20 milioni e 319.000 euro (circa 40 miliardi delle vecchie lire), mentre, nello stesso periodo, per i centri di riabilitazione dedicati solo alle persone con disabilità sono stati spesi “appena” 15 milioni e 774.000 euro.
A Catania, altro grosso centro di spesa per la riabilitazione, si parla di 11 milioni e 226.000 euro andati – sempre per il 2008 – alle strutture in convenzionamento esterno, mentre 70 milioni e 296.000 euro sono andati ai centri di riabilitazione per i disabili.
A queste somme, poi, vanno aggiunti gli extra-budget per le strutture in convenzionamento esterno, che non sono quantificabili preventivamente e che vengono erogati alle singole strutture, qualora esse sforino il budget loro assegnato.
Questi sono due tra gli esempi più eclatanti e significativi, rispetto alle altre Province della Sicilia, poiché le risorse impiegate sono notevoli, ma non si riesce a fare decollare un sistema, distribuito omogeneamente sul territorio, che dia ai servizi caratteristiche di efficienza, efficacia, economicità, trasparenza e, soprattutto, qualità.
D’altra parte non si comprende bene questa differenza di risorse, assegnate al convenzionamento esterno e ai centri di riabilitazione. Questi ultimi, infatti, rispetto ai primi hanno un costo superiore, poiché attorno alla riabilitazione complessa delle persone con disabilità si muove un’équipe composta, oltre che dal medico, dal fisioterapista, dal logopedista, dall’assistente sociale e dallo psicologo. Mentre dunque a Catania questa differenza è più contenuta e normale – poiché i centri di riabilitazione in città e provincia sono più di diciannove e quindi la fisiokinesiterapia in convenzionamento esterno è usata in modo ridotto e contenuto (al minimo da parte delle persone con disabilità) – a Palermo, invece, i centri di riabilitazione sono dodici e quindi la differenza di spesa risalta di più ed è incomprensibile, poiché mentre gli stessi centri di riabilitazione sono tenuti a rispettare, nella maggioranza dei casi, il rapporto di 1 a 1 [un operatore, un paziente, N.d.R.], il convenzionamento esterno non ha questo vincolo.
Per questo è necessario ribadire che in una programmazione reale e concreta bisognerebbe pensare operativamente a dare un maggiore senso alle cose da realizzare, equilibrando le somme da spendere secondo una serie di priorità, che vengono per altro stabilite dalle stesse attuali disposizioni legislative.
E lo strumento operativo di sistema è, soprattutto, il Piano Triennale a favore delle Persone con Disabilità della Regione Siciliana, poiché, appunto, è necessario che il sistema stesso venga reso più agile e operativamente più congruo, affinché proteste come quella messa in campo dall’associazione inizialmente citata, davanti all’Assessorato per la Sanità, frutto di rabbia e di disperazione, non si ripetano più e i diritti delle persone con disabilità vengano tutelati, offrendo loro condizioni di vita più dignitose e di qualità.
*Responsabile del Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana ONLUS.
– Come risolvere in Sicilia la questione della riabilitazione, disponibile cliccando qui.
– Proposte di miglioramento della riabilitazione siciliana, disponibile cliccando qui.
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