«La Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità – abbiamo appreso nei giorni scorsi – si restringe e i ministri ne restano alla larga. La terza edizione dell’appuntamento, in programma a Torino dall’1 al 3 ottobre, si svolgerà invece dalla mattina di venerdì 2 ottobre fino a quella di sabato 3. Le bozze fin qui presentate, inoltre, non prevedono l’intervento di alcun ministro del Governo, neppure del titolare del Welfare, che organizza l’incontro. A rappresentare l’Esecutivo dovrebbe esserci unicamente il sottosegretario al Welfare con Delega alla Disabilità Eugenia Roccella».
«Il ruolo di quest’ultima – ha commentato l’Agenzia “Redattore Sociale” – non può essere messo in discussione, ma i temi sul piatto abbracciano evidentemente dicasteri e responsabilità differenti, che rischiano di essere completamente assenti a Torino. Anche perché la conclusione dell’appuntamento torinese segnerà la partenza dell’Osservatorio sulla Disabilità previsto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, un organismo che, avendo il compito di curare l’applicazione del documento delle Nazioni Unite nel nostro Paese, potrà prendere le conclusioni della Conferenza Nazionale come proprio piano di lavoro immediato».
Notizie non certo confortanti, dunque, rispetto alle quali pubblichiamo qui di seguito una prima riflessione.
Niente rulli di tamburo e squilli di tromba per la terza Conferenza Nazionale sulle della Disabilità. Il già modesto profilo istituzionale e la mancanza di tavoli di concertazione – acutamente segnalati su queste colonne da Franco Bomprezzi [se ne legga cliccando qui, N.d.R.] e aggravatisi con il forfait del ministro Sacconi – la riduzione da tre a due giornate (in realtà trenta ore), il fatto che il sito ufficiale dell’evento a tutt’oggi sia fermo a luglio e riporti solo vaghe notizie (mancano ad esempio i nominativi dei reporter dei gruppi di lavoro), la formula “per i soli addetti ai lavori”: ma se diciamo da tanti anni che le persone con disabilità devono essere parte attiva della società, perché accettiamo poi che il resto della società stessa venga escluso dalla Conferenza? Qualcuno vuol forse tornare – e mi scuso per la bruttissima immagine – a uno zoo (noi, “le bestie feroci”) con i suoi “guardiani” (politici e tecnici) chiuso al pubblico?
Il fatto poi che sarà presente un’unica figura politica di peso (oltre, spero, ai “padroni di casa”) e per di più ideologicamente “schierata”, oltre a ridurre il significato della Conferenza stessa non significherà, con un linguaggio neppur troppo celato, che passati i bei discorsi, le decisioni o le eterne indecisioni, politica risarcitoria o politica di partecipazione e servizi, come acutamente rimarcato da Pietro Barbieri nella sua recente intervista a Superando [la si legga cliccando qui, N.d.R.] saranno appannaggio di una persona sola?
Molti e fondati i dubbi. Per le critiche, se sarà il caso, aspettiamo dopo. In fin dei conti, come nel motto olimpico dei bei tempi andati, quando le Olimpiadi erano per i dilettanti, l’importante è partecipare. Possibilmente da attori, però, non da pubblico (del resto non ammesso!).
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