Quella africana sarà la «tappa del fare»

di Salvatore Cimmino*
Mancano ormai solo tre mesi alla prossima tappa di "A nuoto nei mari del globo", il giro del mondo che ha già portato Salvatore Cimmino, quarantasettenne nuotatore napoletano della Canottieri Aniene amputato della gamba destra, a compiere incredibili imprese in Canada, Argentina e Nuova Zelanda, per dare visibilità al suo progetto denominato "Un mondo senza barriere e senza frontiere". Quella del prossimo aprile, nella Repubblica Democratica del Congo, egli stesso la definisce "tappa del fare", perché c'è davvero tantissimo da fare, per la popolazione di quel Paese, con disabilità e non

Salvatore Cimmino nell'Orfanotrofio di Goma, curato da padre Paolo Di Nardo, insieme ai suoi nuovi «fratellini» e «sorelline»Lo avevamo lasciato in Nuova Zelanda, Salvatore Cimmino, il quarantasettenne nuotatore napoletano della Canottieri Aniene amputato della gamba destra, amico del nostro sito e da tempo impegnato, con il patrocinio del CIP (Comitato Italiano Paralimpico), nel suo giro del mondo a  nuoto, denominato A nuoto nei mari del globo – che lo aveva già portato in Canada e in Argentina – iniziativa con la quale intende dare visibilità al suo progetto Un mondo senza barriere e senza frontiere.
Era reduce dall’attraversamento a nuoto dei 30 chilometri dello Stretto di Cook, ciò che egli stesso ha definito «una favola o anche una storia degna della celebre serie televisiva
Ai confini della realtà».
Come avevamo poi raccontato, quell’impresa era servita anche per gettare concretamente le basi di quella successiva, vale a dire l’attraversamento del Lago Kivu in Africa (dal 23 al 30 aprile prossimi), esattamente da Kiumba a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo. Una «tappa del fare», la definisce questa Salvatore, perché il suo obiettivo è anche quello di far crescere il sostegno a un Centro Protesi e a uno di Igiene Mentale di Goma, dove recentemente si è recato. Questo è il suo racconto. (S.B.)

Se disponesse dei mezzi necessari per sfruttare il proprio sottosuolo ricco di gas, petrolio, diamanti, oro, coltan (colombo e tantalite) e cassiterite (il 70% dell’intero pianeta), grazie anche alla sua ideale posizione geografica, la Repubblica Democratica del Congo [d’ora in poi RDC, N.d.R.] – sede della prossima tappa del mio giro del mondo A nuoto nei mari del globo (23-30 aprile, Regione del Nord-Kivu, 40 chilometri da Kiumba, nell’Isola di Idwji a Goma) – sarebbe con ogni probabilità uno dei Paesi più ricchi e accoglienti al mondo. Al contrario, come in quasi tutti gli Stati del Continente Nero, il colonialismo prima e le sciagure provocate dalle guerre e dalla natura poi, hanno impedito che questo meraviglioso Paese crescesse e si sviluppasse nella pace e nella democrazia.
Oggi l’RDC è uno dei Paesi più poveri della Terra e la presenza sul territorio di organizzazioni laiche e religiose, insieme all’impegno delle autorità locali, non è sufficiente a rispondere con efficacia alle richieste di aiuto provenienti dalla popolazione che vive, purtroppo, in condizioni disumane. Infatti, i servizi come la sanità, la mobilità, l’istruzione e la sicurezza sono del tutto inaccessibili, se non per pochi gruppi. In una società precaria come questa, poi, la corruzione e la delinquenza organizzata dilagano a dismisura, gravando ancor di più sull’inerme popolazione.

Durante la mia permanenza a Goma, per organizzare la prossima tappa, sono stato ospitato, assistito e supportato con affetto e competenza da padre Paolo Di Nardo, da quasi trent’anni in RDC come missionario dei Caracciolini, che tra un incontro e l’altro con le autorità civili e militari, mi ha descritto le enormi e scandalose difficoltà che la popolazione è costretta ad affrontare, realtà che ho potuto constatare di persona, visitando il Centro Protesi e il Centro di Igiene Mentale di Goma.
La mancanza dei più elementari mezzi di sopravvivenza si ripercuote tragicamente sulla popolazione: l’80% delle famiglie, ad esempio, non può permettersi di mandare i figli a scuola e l’analfabetismo dilaga. Patologie lievi, come una semplice influenza, si trasformano quasi sempre in una malattia grave, per l’assoluta povertà che impedisce l’accesso ai farmaci.
Salvatore a Goma con la piccola JosephineLa situazione si aggrava ulteriormente per le persone con disabilità: l’handicap, infatti, è vissuto come una “vergogna” dalle famiglie – tanto che i bambini che nascono con malformazioni vengono abbandonati notte tempo – e le strade non asfaltate, piene di buche, gli edifici non a norma, l’assistenza quasi del tutto inesistente costituiscono fattori assolutamente negativi, che vanno ad aggiungersi a un’esistenza già di per sé faticosa.
Il tema della totale assenza di sicurezza è un ulteriore aggravio che pesa su un sistema in cui solo i ricchi godono delle ricchezze offerte da questa terra, ricchezze che contrabbandano con grande convenienza personale, senza nulla lasciare a beneficio dell’intera collettività.

Mi appello dunque a quelle realtà che operano nel mondo dell’assistenza e della riabilitazione protesica perché facciano un passo avanti, cooperino e contribuiscano al cambiamento di questa triste realtà. Migliorare e garantire le condizioni sanitarie d’eccellenza e la cura dei bambini e degli adulti ammalati e con disabilità è un dovere del mondo occidentale.
Il sistema sanitario pubblico congolese si trova oggi in condizioni estremamente precarie dal punto di vista strutturale e finanziario e non è in grado di far fronte alle necessità di prevenzione, assistenza e cura per gran parte della popolazione.
Sono ormai anni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia questa grave realtà ed ecco perché è necessario e urgente rafforzare le capacità d’intervento e di sostegno in favore di queste popolazioni indifese, in modo da scongiurare il loro abbandono da parte della comunità mondiale.
Le realtà presenti sul territorio – e penso ai Caracciolini che ho conosciuto nel loro impegno quotidiano, a padre Paolo, sempre entusiasta, mai stanco, ai giovani preti disponibili e votati a una missione di accoglienza e sostegno davvero rari e quasi sconosciuti al mondo occidentale, a Veronique, coraggiosa e competente fisioterapista e, naturalmente, al vescovo Kaboy Ruboneka, che realmente incarna i precetti cristiani con piglio e convinta determinazione – vanno, io credo, aiutate in questo importante percorso di solidarietà.
Voglio quindi sperare che al mio ritorno a Goma, il prossimo 15 aprile, porterò buone notizie ai bambini, agli adolescenti e agli adulti assistiti dal locale Centro Protesi e dal Centro di Igiene Mentale e spero di avere tantissimi regali da donare ai bambini ospiti dell’Orfanotrofio di Padre Paolo.

*Salvatore Cimmino (Torre Annunziata, Napoli, 1964), nuotatore della Canottieri Aniene amputato della gamba destra, è impegnato nel suo giro del mondo a  nuoto, denominato A nuoto nei mari del globo, per dare visibilità al suo progetto Un mondo senza barriere e senza frontiere. Ne segnaliamo nel nostro sito in particolare i testi: Girerò l’Europa a nuoto per un mondo senza barriere (cliccare qui); Quella maratona acquatica, metafora della vita di ogni disabile (cliccare qui); Ho nuotato nell’acqua gelida in nome della mobilità e della vita indipendente (cliccare qui); Ho nuotato per Gianca (cliccare qui); La Nuova Zelanda sta aspettando Salvatore Cimmino (cliccare qui); Io «rilancio» con le mie sfide, gli Stati rilancino con la spesa sociale (cliccare qui); La favola di Salvatore e di un «ponte costruito» in Nuova Zelanda (cliccare qui). Il suo sito è raggiungibile cliccando qui. Il suo giro del mondo a nuoto è patrocinato dal CIP (Comitato Italiano Paralimpico).

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