La novità di questo mese di febbraio è InVisibili, il nuovo blog sulla disabilità del «Corriere della Sera.it». Lanciato all’interno del Canale Disabilità del «Corriere Salute», si sta facendo notare e questo è un bene, perché dalle pagine virtuali di uno dei quotidiani più letti d’Italia si può parlare a tanti, tantissimi Cittadini che con la disabilità non c’entrano niente, ma le cui scelte – da architetti, organizzatori di eventi, “parcheggiatori selvaggi”, genitori iperprotettivi, insegnanti e chi più ne ha più ne metta – condizionano il benessere di chi con la disabilità ha invece a che fare direttamente.
Il nostro – Superando.it – è un portale specializzato e viene letto per lo più da chi ha un interesse specifico. Parlare invece di disabilità nel «Corriere» è diverso, significa uscire “dalla nicchia” e mescolarsi con la vita e le vicende di tutti. Se già il Canale Disabilità dava notizie sul tema, dall’inizio di febbraio si è aperto un dibattito a cui possono partecipare tutti. Ed è proprio questa la direzione dell’inclusione. E quando un giorno negli organi d’informazioni generalisti le questioni che riguardano i disabili saranno trattate normalmente, insieme alle altre notizie, come questioni di prim’ordine che riguardano tutti, sollevando problemi dentro cui tutti si sentono coinvolti, condividendo risultati che sono risultati di tutti, allora potremo dire «ecco: questa è l’inclusione!».
Il nome del blog, InVisibili con la “V” maiuscola, fin dalle sue dichiarazioni di intenti spinge esattamente in questa direzione. Così come lo fanno gli articoli di Gian Antonio Stella, una delle firme di punta del «Corriere della Sera», che in questo mese ha già per due volte – nel secondo caso introducendo una serie di lettere (si legga cliccando qui e qui) – affrontato il tema della disabilità, offrendosi come porta per l’ingresso di molti e molti lettori al nuovo blog ideato dal figlio di Candido Cannavò.
Lui, Alessandro Cannavò, è un giornalista del «Corriere» che si occupa dei supplementi e degli eventi. Lo introduciamo come “figlio di” non perché debba portare il peso di discendere da un genitore famoso, ma perché la figura di Candido c’entra profondamente. «Ho avuto l’idea di introdurre questo blog nel sito del “Corriere” anche in ricordo di quanto mio padre ha fatto per questo argomento», ci spiega infatti, ed è la prima cosa che ci dice.
Candido Cannavò, direttore per diversi anni della «Gazzetta dello Sport», è stato un importante giornalista sportivo che, arrivato alla pensione, decise di accendere i fari sul sociale, pubblicando tre libri rispettivamente su disabilità, carcere e sacerdoti “fuori dagli schemi”. L’operazione fu un successo e costituì anche uno “sdoganamento” nell’ottica dell’inclusione: infatti, quando un giornalista famoso si occupa di “temi invisibili”, li porta inevitabilmente a conoscenza del pubblico generalista, così come con i suoi articoli sta facendo in questi anni lo stesso Gian Antonio Stella.
E li chiamano disabili (Milano, 2005) – questo è il titolo del libro di Cannavò dedicato alla disabilità – ha in copertina la ballerina Simona Atzori e di lei e di Candido e del suo libro hanno scritto in queste settimane i tre blogger “InVisibili”, Claudio Arrigoni, Simone Fanti e Franco Bomprezzi. Quest’ultimo gli ha anche dedicato un post di ringraziamento, il 21 febbraio, che ha lo stesso caldo tono di quello da noi pubblicato per salutarlo, in occasione della morte improvvisa nel 2009.
Bomprezzi e Cannavò si erano incontrati proprio durante la redazione di E li chiamano disabili, che raccoglie sedici storie esemplari di disabili “che ce l’hanno fatta”. Tra queste anche il ritratto del giornalista Bomprezzi – nostro direttore responsabile – persona con disabilità in quanto affetto da osteogenesi imperfetta. A parlare di Simona Atzori invece è Arrigoni (neanche lui tra le righe tralascia di ricordare Cannavò padre), che prende lo spunto dalla sua recente performance al Festival di Sanremo.
«Io come giornalista cerco di avere un’attenzione particolare», ci dice Alessandro Cannavò. Ed è vero. Ad esempio con la Fondazione omonima, che porta avanti iniziative legate ai tre argomenti sociali scelti dal padre come approfondimenti, ma anche con l’idea di questo blog. «È iniziato tutto esattamente un anno fa», ricorda. «Stavo curando uno Speciale Viaggi e Simone Fanti mi ha proposto l’avventura in Vietnam a bordo della sua carrozzina. Mi ha conquistato al punto che l’ho utilizzata come richiamo in prima pagina».
Il viaggio-avventura di una persona con disabilità è un argomento certamente caro ai Lettori di Superando e sono ormai diverse le interviste che abbiamo pubblicato su questo tema. Quella più rappresentativa rimane forse la prima, dedicata alla rocambolesca arrampicata di Giampiero Griffo sulla cima di Machu Picchu, ma bello è stato anche seguire Pietro Rosenwirth per le stradine di Instabul nel suo scooter riadattato o ascoltare la voce dei quattro indiani che hanno girato per il loro Paese in lungo e in largo in ottanta intensi giorni.
Arriveranno presto altre storie da condividere nel nostro portale e senz’altro anche quelle di Fanti che – abbiamo scoperto – è pure lui un “viaggiatore avventuroso”. E aspettatevi presto anche la storia di un americano che del suo vagabondare ha realizzato un documentario. Dietro c’è sempre la stessa idea: con fantasia, coraggio e assunzione del rischio, alcune persone con disabilità osano esplorare il mondo affrontando situazioni azzardate, emozionanti, indimenticabili. Non per dire che tutti dovrebbero farlo, ma piuttosto che anche questo è possibile. Un’attitudine alla vivacità che ha conquistato pure Alessandro Cannavò.
«Guardavo quell’articolo e pensavo “Che bello, però”, finché ne ho parlato con il direttore di “Salute” del “Corriere”, Luigi Ripamonti, che aveva già aperto un Canale Disabilità in controtendenza con gli altri quotidiani nazionali che per lo più non hanno spazi dedicati, e abbiamo messo insieme le nostre sensibilità per pensare a un nuovo spazio per la discussione. Ne abbiamo parlato a lungo, affrontando anche una serie di problemi tecnici».
Legati all’accessibilità?
«Esatto, soprattutto. Il blog, così come il Canale Disabilità, sono accessibili ai non vedenti e agli ipovedenti, anche se ci siamo dichiarati fin dall’inizio perfettibili da questo punto di vista».
Infine, a febbraio, siete partiti.
«Ed è stata un’ottima partenza. Siamo soddisfatti della qualità del dibattito e anche in termini di pagine visitate».
Per chiamarsi InVisibili, in effetti, la visibilità delle prime settimane è stata davvero notevole: 65.237 pagine viste e 43.144 utenti unici. Questi i dati aggiornati al 22 febbraio.
Quanto ha contato il primo dei due articoli di Stella, quello del 9 febbraio sull'”assenza dello Stato”?
«È stato molto utile per lanciare il blog – anche perché nei primi giorni non lo abbiamo lanciato, avevamo bisogno di verificare alcuni dettagli tecnici sull’accessibilità – e ha dimostrato la buona volontà della nostra testata di dar voce alle istanze sociali».
Che linea state seguendo?
«Vogliamo rendere visibile chi non lo è, chi non è considerato, senza scadere nel pietistico, ma mettendo in luce ostacoli e problemi della vita di tutti i giorni. Vogliamo essere cauti, precisi nella scelta degli argomenti, e allo stesso tempo vogliamo che il blog rimanga un posto di grande libertà, capace di intercettare opinioni e testimonianze non solo di persone con disabilità, ma anche chi è loro vicino. Intendiamo evidenziare anche le realtà che si muovono in questo mondo, per cui linkiamo i loro siti e forniamo video e indirizzi. Vorremmo mettere in rete i vari attori coinvolti».
Che rapporto avete con il Canale Disabilità?
«Stretto. Veniamo da lì. Solo che nel canale si mettono i contenuti, le notizie. Noi invece commentiamo, stimoliamo il dibattito, spesso prendendo spunti proprio dal Canale. Andiamo avanti insieme, vediamo insieme i temi da affrontare».
Com’è trattare un tema di settore in un contenitore generalista?
«Un’ottima opportunità per presentare argomenti poco trattati anche a chi non li conosce. Un buon esempio è uno dei primi post pubblicati, a firma di Claudio Arrigoni. È a tutt’oggi il secondo più letto. Commenta la battaglia vinta dal giovane Francesco Messori, che ora può giocare a calcio in squadra con gli altri, nonostante lui corra con le stampelle e calci il pallone con l’unica gamba cha ha. Tra i commmenti, anche le perplessità di chi si è chiesto se gli altri giocatori si sentiranno a loro agio: «Non è che per paura di farlo cadere gli gireranno al largo e la partita non si svolgerà secondo il principio dell’equità?». Un’occasione per rispondere abbattendo pregiudizi o facendo svanire alcuni dubbi. Teniamo molto al dialogo con i lettori, i blogger rispondono a ognuno, alimentando il dibattito e lo scambio, nell’ottica di un blog di servizio».
Come lavorate in redazione?
«Ci riuniamo una volta alla settimana virtualmente, tramite Skype, e ci sentiamo quasi tutti i giorni».
Cannavò ci ha anche presentato i tre “pionieri”, i primi tre blogger dell’esperimento. Li abbiamo già citati a inizio articolo: Claudio Arrigoni, Simone Fanti e Franco Bomprezzi. Del loro profilo e di quello che intendono fare per InVisibili scriveremo presto in Superando, mantenendo alta l’attenzione del nostro sito nei confronti di questa iniziativa, di cui abbiamo ripreso finora – con gli opportuni riadattamenti dovuti al diverso contesto – già quattro post.
– Disabili a tempo indeterminato (di Franco Bomprezzi, cliccare qui)
– Disabilità e lavoro: bisogna cambiare anche l’approccio culturale (di Simone Fanti, cliccare qui)
– Non solo a San Valentino (di Franco Bomprezzi, cliccare qui)
– L’arte di Simona sul palco di Sanremo (di Claudio Arrigoni, cliccare qui)
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