
Nella foto qui a fianco mi si vede soddisfatto, in segno di vittoria. Accanto a me c’è Rosa Di Benedetto, emozionata e contenta della scelta che ha fatto, prima di un gruppetto combattivo di taxisti milanesi a guidare una vettura completamente accessibile ai clienti in carrozzina, ma non per questo destinata solo a loro. Un taxi normale, per tutti, che si trasforma in pochi istanti in una vettura accogliente e sicura per chi, come me, non riesce a trasferirsi con facilità dalla carrozzina al sedile di un taxi tradizionale.
La cosa speciale e unica, per ora, è che questo mezzo corrisponde pienamente alle norme ecologiche, è ibrido, alimentato anche a GPL, perciò non inquina e può muoversi ovunque nel centro di Milano. È il primo, ma stavolta non sarà una eccezione: la lista, infatti, è già abbastanza lunga e si contano almeno diciannove colleghi di Rosa, che stanno per acquistare e allestire in questo modo il loro nuovo taxi. Il Comune ci mette 10.000 euro per ciascuno, una cifra che copre buona parte dell’allestimento. Ecco perché nella foto ci sono anche loro, i due assessori che assieme a me hanno creduto in questa iniziativa, Pierfrancesco Majorino e Pierfrancesco Maran.
Una buona notizia per Milano, dopo che lo scorso anno avevo dovuto segnalare, su queste stesse pagine, una distanza quasi surreale da Roma. Un segnale quasi simbolico, una piccola cosa che ha bisogno di crescere, di consolidarsi, di diventare un servizio abituale che si aggiunge a una mobilità migliore attraverso i mezzi pubblici.
Eppure sono convinto che la strada del cambiamento debba passare attraverso tanti piccoli gesti concreti, realizzazioni che creano entusiasmo e muovono nuove energie positive.
La sfida dell’Expo 2015 è sicuramente complessa, manca pochissimo tempo, il ritardo in tutti i campi è notevole. Eppure il segnale che viene da un primo terreno di confronto condiviso fra Associazioni delle persone con disabilità fisica e sensoriale, con i tecnici degli Assessorati competenti e con gli altri interlocutori, pubblici e privati, chiamati a garantire accessibilità e accoglienza per tutti, è un segnale forte, che scuote dalla rassegnazione e dall’apatia.
Certo, anche oggi è molto più facile segnalare che cosa non funziona, che cosa manca, quali e quante siano le situazioni di inaccessibilità o di incuria. Nelle scorse settimane, ad esempio, le Associazioni delle persone con disabilità uditiva e visiva hanno protestato a Milano per richiamare l’attenzione sulle specifiche e spesso sottovalutate esigenze di mobilità e di comunicazione che le riguarda direttamente. Eppure anche questo giornale, nel corso degli anni, ha saputo – almeno credo -, alternare la denuncia delle cose che non vanno (nella scuola, nel lavoro, nella mobilità, nei diritti fondamentali) al racconto delle esperienze positive e corrette di inclusione e di progresso condiviso.
Dobbiamo tutti gettare il cuore oltre l’ostacolo, e mettere anima e cervello nel favorire il dialogo, la concretezza, la ricerca di soluzioni possibili, qui e ora. È così che stanno nascendo dieci itinerari accessibili a Milano, da mettere a disposizione dei visitatori dell’Expo 2015, ma anche di tutti coloro che a Milano e in Lombardia vivono da sempre.
Non è la soluzione di tutti i problemi, non è l’abbattimento di ogni barriera, ma è pur sempre un’inversione di rotta, il superamento dell’inerzia. Come in una partita di calcio, quando si segna un gol, la squadra gioca meglio e spesso raddoppia.
Intanto ora so che almeno un taxi c’è. E che sia una donna a condurlo, forse non è un caso.
Direttore responsabile di «Superando.it».
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