«Per ridimensionare il grave problema dell’abbattimento delle barriere architettoniche i soldi ci sono, ma i Comuni devono rispettare la legge e presentare alla Regione e adottare il PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), che acconsente di accedere ai fondi destinati a questo scopo»: lo dichiara il deputato Federico Gelli, che è anche presidente del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana), dopo la denuncia dello studente toscano con disabilità Iacopo Melio, di cui anche il nostro giornale si è occupato nei giorni scorsi, che su Twitter ha invitato tutti a farsi una foto con un cartello riportante l’hashtag #vorreiprendereiltreno.
«La vicenda di Iacopo – sottolinea ancora Gelli – dev’essere il punto di partenza: non possiamo infatti occuparci del particolare, risolvere i singoli problemi, senza avere una visione generale del problema. Il cambio dev’essere culturale: pensare cioè le città e i servizi fin da subito per chi può avere delle difficoltà, sarebbe ancora più comodo anche per tutti gli altri». «In Toscana – conclude – soltanto il 18,8% dei Comuni hanno presentato e attuato il PEBA e questo non è accettabile. Serve un’inversione di marcia, i Comuni devono dimostrarsi molto più sensibili al tema della disabilità, attuando una politica non discriminatoria nei confronti di chi chiede di poter vivere come gli altri».
Sull’“antica” battaglia per i PEBA, la nostra testata si è più volte soffermata, in tempi recenti, ricordando appunto che di tali strumenti – che avrebbero dovuto essere adottati entro il 28 febbraio 1987, dai Comuni e dalle Province, pena un “commissariamento ad hoc” da parte delle Regioni – si era parlato per la prima volta nella Legge 41/86 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, articolo 32, commi 21 e 22). Tuttora, invece, sono solo una stretta minoranza gli Enti Locali del nostro Paesi che si sono dotati di un PEBA. (S.B.)
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