Si chiama Ritorno l’allestimento teatrale curato e diretto da Antonio Viganò, messo in scena il 9 ottobre a Bologna, per festeggiare i dieci anni dell’Associazione Gli Amici di Luca, in occasione della nona Giornata Nazionale dei Risvegli per la Ricerca sul Coma – Vale la Pena, della quale abbiamo già ampiamente riferito nei giorni scorsi.
Si tratta della storia di nove ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del coma e che si integrano con attori, operatori e volontari in un lavoro permanente all’interno della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, il centro pubblico innovativo diretto da Roberto Piperno, rivolto a persone con esiti di coma e stato vegetativo sorto nel capoluogo emiliano dall’incontro tra la locale Azienda USL e Gli Amici di Luca.
Il 19 ottobre a Monfalcone (Gorizia), alcuni attori della compagnia ne hanno parlato con gli studenti del polo professionale, nell’ambito della rassegna Altre espressività, promossa dalla Provincia di Gorizia.
Il ritorno è possibile
«Questo teatro – afferma Fulvio De Nigris, fondatore degli Amici di Luca e direttore del Centro Studi per la Ricerca sul Coma – si pone come elemento di risocializzazione e di aggregazione, per proporre un messaggio di speranza, per far capire che il ritorno è possibile. Ognuno di questi ragazzi che hanno attraversato il coma, presi singolarmente nel ricordi dei loro familiari e delle loro stesse esperienze, raccontano la solitudine, il “non c’è più niente da fare”, la probabile fine di una vita dettata solo da altri. Ma dietro ognuno di loro, per fortuna, c’è la caparbietà di una madre, la tenacia del loro non volersi arrendere, lo stimolo verso una medicina nuova, illuminata, che riconsegni loro un posto nella vita. Vederli oggi davanti al pubblico, nel valore degli applausi che ricevono, fa emergere tutto il loro desiderio di normalità, la loro richiesta non solo di parlare di loro, ma di parlare con loro. L’appello che mi sento di fare è che questo spettacolo possa andare in giro, in numerosi teatri, nei luoghi dove il volontariato ha bisogno di forze, nei centri dove la sanità pubblica trova le giuste dimensioni dell’accompagnamento per quei familiari e quelle persone che vivono lo stesso problema».
La compagnia
Il laboratorio teatrale denominato Il gioco del teatro in situazioni di post-coma è nato nel maggio del 2003 e ha fatto nascere la compagnia Gli Amici di Luca che ha già realizzato e rappresentato in numerose città d’Italia gli spettacoli Sonno muto (2003), Qualcosa è cambiato (2004) e, nel 2006, Esiti, La partenza degli arrivi e Nulla di ciò che sembra è…
Il nuovo spettacolo Ritorno vede la compagnia confrontarsi appunto con il tema indicato dal titolo e con le suggestioni ispirate a un progetto di ricerca – realizzato all’interno della Casa dei Risvegli Luca De Nigris da Fulvio De Nigris e Cristina Valenti (studiosa e docente di teatro presso il DAMS di Bologna), con il coordinamento di Stefano Masotti – che ha portato i ragazzi a incontrare artisti di diverse discipline teatrali: da Mirko Artuso, attore, regista e artista visivo, da anni impegnato con laboratori e spettacoli di teatro sociale, a Francesca Mazza, attrice e cofondatrice, insieme a Leo de Berardinis, del Teatro di Leo, fino alla francese Cathy Marchand, uno dei personaggi più rappresentativi del Living Theatre di New York.
Le persone
Qui di seguito diamo spazio alla storia di alcune delle persone che partecipano al laboratorio teatrale degli Amici di Luca.
Cristian: «Mi sono iscritto anche all’università!»
Cristian Sacchetti è un vero e proprio “caso” nella letteratura medica che prima di allora sembrava non dare più speranze di risveglio ad un anno dal coma. Cristian, infatti, è rimasto due anni tra coma e stato vegetativo e poi inaspettatamente si è svegliato, cominciando il suo recupero lento ma progressivo fino alla condizione attuale.
Oggi fa parte del gruppo teatrale Gli Amici di Luca, ha una borsa lavoro per il reinserimento sociale, si è iscritto all’università (Facoltà di Conservazione dei Beni Ambientali), superando con buon profitto il primo esame. La sua è una bella scommessa che affronta con un educatore di sostegno.
In tutto questo percorso di recupero, molto importante è stato il ruolo del teatro svolto nel laboratorio promosso dagli Amici di Luca, all’interno della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, nell’Ospedale Bellaria Azienda USl di Bologna.
Luigi e la gioia di ri-vivere
«Sono un ragazzo, o meglio un uomo, di circa quarant’anni, che ha vissuto tante gioie e amarezze; le amarezze, forse, prevalgono. Vent’anni fa ho avuto un incidente dalle conseguenze gravissime: a bordo di una Giulietta, io e alcuni amici ci siamo schiantati contro un platano».
Così Luigi Ferrarini si descrive in La gioia di ri-vivere (se ne legga, in questo stesso sito, una presentazione disponibile cliccando qui), il racconto in prima persona del cammino che dopo il coma e il risveglio lo ha riportato, grazie anche all’attività teatrale con Gli Amici di Luca, ad essere di nuovo parte attiva della società.
Nel suo libro (edito da Alberto Perdisa) egli ripercorre le tappe di un’esperienza dagli esiti sorprendenti: il coma di novanta giorni e le sensazioni provate, il lentissimo risveglio, le terapie riabilitative, la forza di volontà, il recupero, l’aiuto di familiari e professionisti, la felicità di ritrovare le mille sfumature che danno valore all’esistenza, la gioia di tornare a vivere, una gioia così immensa da fargli scrivere: «Mi sento il ragazzo più felice su questo angolo della terra».
Accanto alla scrittura, Luigi ha un’altra grande passione: il teatro: «Sono uno dei veterani della compagnia Gli Amici di Luca e sin dall’inizio, nel 2003, credo di non aver perso un giorno di prova né uno dei tanti laboratori organizzati con registi, attori e ricercatori».
Paolo: «Io fermo non ci so stare»
Un vulcanico “ragazzo” imolese di 44 anni: questo è Paolo Facchini, persona di simpatia contagiosa, che fino al ’99 è stato il brillante manager di un’industria farmaceutica e zootecnica. «Giravo tutta l’Italia, guadagnavo molto bene, insomma, me la spassavo». Poi, in un giorno di novembre, l’incidente in auto, il ricovero a Imola e il trasferimento d’urgenza all’Ospedale Maggiore di Bologna.
«Mi davano per spacciato. Avevo fratture multiple, un terribile trauma cranico, danni agli organi interni. Sono stato in coma per quaranta giorni, di cui venticinque di coma profondo. Per fortuna ne sono uscito e ho iniziato la riabilitazione, prima all’Ospedale Maggiore e poi in un Centro di Imola. La riabilitazione è durata diciotto lunghi mesi, che ho affrontato con determinazione grazie all’aiuto dei miei genitori e di mia sorella; è stata difficile, sia fisicamente che psicologicamente. Dovevo imparare a camminare, a parlare, persino a mangiare, come se fossi un neonato. E poi dovevo reinventarmi una vita».
Ma Paolo non si è di certo lasciato andare. Iperattivo da sempre, ha recuperato vecchie passioni e ha scoperto nuovi hobby, tanto che oggi la sua giornata è fatta di mille appuntamenti. «Sono nel Direttivo dell’ARCI di Imola, faccio attività politica, leggo, Pennac, Camilleri e Vázquez Montalbán su tutti. Cucino, sono un tartufaio, vado in bicicletta appena posso e poi faccio volontariato. Guido il pulmino per un gruppo di ragazzi disabili, sono nell’AVIS e al Centro Santa Caterina di Imola sono impegnato in alcuni progetti d’assistenza a bambini e a stranieri. E poi faccio teatro».
Marco: «Il teatro per me è vita»
Travolto da un automobilista mentre era in bicicletta, Marco Macciantelli è rimasto per tre mesi in coma. «Andavo in bici, l’altro viaggiava contromano. Se mi è mai venuto a trovare? Non so che faccia abbia!».
«Il teatro per me è vita – spiega Marco – io do uno e ricevo mille, in affetto, dagli attori, dai volontari, dal pubblico. Muoversi come vuole il regista, fare i passi giusti, seguire la musica sembrano compiti banali, ma per noi sono conquiste quotidiane: io faccio come le formiche con i chicchi di grano, solo che per me sono montagne».
Anche Marco, come gli altri ragazzi con esiti di coma della compagnia Gli Amici di Luca, deve tutto ai genitori «e a quel Signore che vive ai piani alti: non mi ha solo dato la forza, ha dato ai miei i mezzi per pagare chi per anni, ore e ore al giorno, ha costretto il mio corpo a muoversi. Nessuno pensa a noi, altrimenti chi non ha soldi regredisce e muore».
Ma Marco ce l’ha fatta perché non si è perso tempo e per fortuna ha incontrato le persone giuste nei luoghi giusti.
«E tuttavia – dichiara Fulvio De Nigris – non si può guarire “per fortuna”. Per ogni patologia, infatti, ci sono reparti specialistici, mentre il comatoso rischia di restare ricoverato in rianimazione, neurologia o in altri reparti non adeguati. Per questo la Casa dei Risvegli Luca De Nigris, con il suo progetto assistenziale basato sull’alleanza terapeutica tra professionisti sanitari, operatori, familiari e volontari, si propone come modello per un adeguato sistema di cura dei pazienti in stato vegetativo».
(S.B.)
Ringraziamo Gli Amici di Luca per tutte le informazioni fornite.
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