Sono rimasto molto colpito, nei giorni scorsi, dall’analogia di quanto vissuto in prima persona da chi scrive, con quanto riportato dall’Agenzia «Redattore Sociale» sulla triste vicenda vissuta da un ragazzo con diagnosi di grave autismo – caso, a quanto pare, non certo isolato -, che si è visto revocare l’indennità di accompagnamento dall’INPS di Pozzuoli, nonostante la regolare certificazione del suo disturbo, confermata anche pochi mesi [si veda: “Autismo, ‘non è cieco, non è sordo, cammina’: l’INPS toglie l’accompagno”, in «Redattore Sociale» del 19 agosto 2014 e anche un caso a Caserta, che ne richiama la sostanza, da noi recentemente riferito, N.d.R.].
Il mio caso personale riguarda la disabilità cognitiva e il teatro della vicenda fu un vero e proprio “tempio della cultura”, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, dove certe posizioni non te le aspetteresti di certo. L’epoca, circa dieci anni fa.
A mia richiesta, dunque, mi venne risposto che nessuna facilitazione per i biglietti di ingresso era prevista per persone con disabilità cognitiva. Motivazione: se una persona parla, ci sente, cammina, è in grado di ascoltare un concerto, per quale motivo dovrebbe ricevere facilitazioni, visto che in questo caso la presunzione di disabilità è certamente pretestuosa? E comunque, mi si disse, la valutazione sull’eventuale opportunità di concessione di facilitazioni era riservata al personale di biglietteria.
Ribattei che non mi risultava che il Parco della Musica si servisse di personale di biglietteria laureato in neuropsichiatria, promettendo anche di attivare una pressante campagna di opinione per fare accettare la posizione che solo la certificazione delle Commissioni Mediche preposte può definire la materia, visto che comunque il Parco della Musica già prevedeva il biglietto gratuito ai soli accompagnatori di persone con disabilità motoria.
Ebbene, in quel caso il quadro si definì rapidamente e felicemente. Chiesi infatti che altrettanto fosse previsto per l’accompagnatore di una persona con qualsiasi tipologia di disabilità, purché certificata come da Legge 104/92, e che la persona con disabilità avesse diritto comunque allo sconto previsto (20%) per studenti, anziani, appartenenti ad associazioni ecc.
La condizione da me richiesta venne accettata e immediatamente applicata e tenendo conto dell’alto valore terapeutico e dello stimolo indotto da ogni manifestazione culturale, ritengo tuttora che tale prassi vada generalizzata, laddove ancora non risulti applicata, in ogni àmbito di spettacolo.
Certo, quanto da me raccontato fa riferimento a una problematica sicuramente meno grave di quella riportata nei giorni scorsi dal «Redattore Sociale», ma in ogni caso non fa altro che confermare l’ottusa miopia che caratterizza lo sguardo sulla realtà delle persone con disabilità da parte del mondo circostante.
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