Rappresentato dal suo presidente Yannis Vardakastanis e dalla sua direttrice Carlotta Besozzi, anche l’EDF (European Disability Forum) partecipa in questi giorni alla seconda sessione della Conferenza degli Stati Parti sulla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che si concluderà a New York il 4 settembre.
Due i temi centrali di questo evento, vale a dire la piena personalità giuridica delle persone con disabilità e la loro vita indipendente. Sul primo punto, come ha dichiarato Aurélien Daydé, addetto stampa dell’EDF, «è importante che le persone con disabilità possano usufruire di un totale riconoscimento di fronte alla legge, avendo quindi la possibilità di aprire un conto in banca, affittare o comprare una casa, firmare ogni genere di contratto, senza bisogno di tutela altrui. Attualmente, tuttavia, ogni Paese, almeno in Europa, decide autonomamente fino a che punto le persone con disabilità siano autonome in questi ambiti. Il nostro Forum vorrebbe invece che i limiti al riconoscimento giuridico fossero i più larghi possibili e uguali in tutti i Paesi, a cominciare dai 27 dell’Unione Europea».
Sul secondo punto, vale invece senz’altro la pena riprendere integralmente l’articolo 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) della Convenzione ONU: «Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società, anche assicurando che: (a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione; (b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; (c) i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni».
Ebbene, di fronte a tale innovativo testo, «in molti paesi dell’Unione Europea – ha sottolineato ancora Daydé – così come nel resto del mondo, le persone con disabilità sono spesso rinchiuse in istituti, che a volte beneficiano addirittura dei fondi strutturali dell’Unione. L’EDF chiede dunque che l’Unione Europea smetta di dare soldi agli istituiti, investendo invece nel community living, ciò che porterebbe a un’applicazione ampia e profonda dell’articolo 19 della Convenzione».
Da segnalare anche – fatto di importanza non certo secondaria – la partecipazione alla conferenza degli Stati Uniti i quali – come da noi riferito qualche settimana fa (se ne legga nel testo disponibile cliccando qui) – hanno firmato (non ancora ratificato) la Convenzione, ciò che ha rappresentato un significativo cambio di tendenza per un Paese ove in passato alcune amministrazioni avevano scelto di non ratificare precedenti Convenzioni sui Diritti Umani, una fra tutte la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989 a New York ed entrata in vigore l’anno successivo.
Presente poi anche la Commissione Europea, che agisce in rappresentanza dell’Unione Europea e che oltre ad aver firmato per la prima volta una Convenzione come entità a sé stante, avrà il ruolo di membro effettivo nella Conferenza degli Stati Parti.
«Se gli Stati Uniti – ha concluso il portavoce dell’EDF – dettano lo standard per quanto concerne l’accessibilità (dagli edifici pubblici ai siti internet), alcuni Paesi europei (e in particolare l’Italia) hanno certamente da insegnare per quanto riguarda l’educazione integrata». (S.B.)
– Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009).
Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consentirà al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 44 Paesi:
– Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Repubblica Araba di Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009).
Per ulteriori approfondimenti: www.un.org/disabilities.