O meglio, più che “Pietà l’è morta” – titolo di una celebre canzone contro la guerra – in questo caso si può dire che negli Stati Uniti “pietà non vi sia mai stata“, nei confronti delle persone con disabilità.
Infatti, se alla nostra sensibilità e tradizione di pensiero ripugna particolarmente che si possa “giustiziare” una persona con disabilità intellettiva, eppure a questa prassi non sfugge la giustizia americana, com’è accaduto il 23 settembre per Teresa Lewis.
Terra di grandi contrasti, anche ideologici, gli Stati Uniti, Paese della libertà assunta a dogma, si rivelano dunque “negatori della libertà di vivere”, ieri per Terry Schlinder Schiavo, oggi per Teresa Lewis.
Come impedire allora che si raffronti la per ora ottenuta sopravvivenza di Sakineh Mohammadi Ashtiani, in Iran, in un regime di tetra teocrazia, con la morte di Teresa nella “terra dei liberi, patria dei coraggiosi”?
Meglio – almeno in questi casi – la tanto criticata giustizia pietistica all’italiana che, con le sue mille pecche, non nega la vita a nessuno, tantomeno alle persone con disabilità.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
Tra i numerosi articoli dedicati poi alla condanna a morte di Teresa Lewis, segnaliamo – tra i più recenti – quello redazionale disponibile cliccando qui e quello di Simona Lancioni disponibile cliccando qui, ove si dà spazio anche alle vicende dell’iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani e della nigeriana Faith Aiworo.
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