Pietà l’è morta

di Giorgio Genta*
O meglio - pensando all'esecuzione capitale di Teresa Lewis, donna americana con disabilità mentale - si può forse dire che negli Stati Uniti "pietà non vi sia mai stata", nei confronti delle persone con disabilità. Come conciliare quindi la recente condanna a morte e altri casi passati di "negata libertà di vivere" (Terry Schindler Schiavo), con la "terra dei liberi, patria dei coraggiosi", Paese della libertà assunta a dogma?

Mani sul volto di un uomo, in segno di disperazioneO meglio, più che “Pietà l’è morta” – titolo di una celebre canzone contro la guerra – in questo caso si può dire che negli Stati Unitipietà non vi sia mai stata“, nei confronti delle persone con disabilità.
Infatti, se alla nostra sensibilità e tradizione di pensiero ripugna particolarmente che si possa “giustiziare” una persona con disabilità intellettiva, eppure a questa prassi non sfugge la giustizia americana, com’è accaduto il 23 settembre per Teresa Lewis.

Terra di grandi contrasti, anche ideologici, gli Stati Uniti, Paese della libertà assunta a dogma, si rivelano dunque “negatori della libertà di vivere”, ieri per Terry Schlinder Schiavo, oggi per Teresa Lewis.
Come impedire allora che si raffronti la per ora ottenuta sopravvivenza di Sakineh Mohammadi Ashtiani, in Iran, in un regime di tetra teocrazia, con la morte di Teresa nella “terra dei liberi, patria dei coraggiosi”?
Meglio – almeno in questi casi – la tanto criticata giustizia pietistica all’italiana che, con le sue mille pecche, non nega la vita a nessuno, tantomeno alle persone con disabilità.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

Sulla vicenda di Terry Schindler Schiavo – richiamata nel presente articolo – segnaliamo nel nostro sito un intervento del 2005 di Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), disponibile cliccando qui.
Tra i numerosi articoli dedicati poi alla condanna a morte di Teresa Lewis, segnaliamo – tra i più recenti – quello redazionale disponibile cliccando qui e quello di Simona Lancioni disponibile cliccando qui, ove si dà spazio anche alle vicende dell’iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani e della nigeriana Faith Aiworo.
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