La testimonianza di Linda Galeotti, sedicenne livornese di Cecina, affetta da spina bifida, è un’ulteriore dimostrazione di come un grave handicap fisico non faccia da ostacolo ai propri sogni. Nel caso della giovane Linda, quello di ballare. Ballare per divertirsi, per socializzare, per mantenere tonici i muscoli del corpo, per esprimere le proprie velleità artistiche e, perché no, per un sano spirito competitivo che l’ha portata ad esibirsi a livello professionale nei campionati internazionali di wheelchair dance, una vera e propria disciplina sportiva, meglio conosciuta e apprezzata all’estero che non nel nostro Paese. (Annalisa Benedetti)
Linda, quando hai capito che la tua più grande passione era il ballo, non ti sei lasciata condizionare dalla sedia a rotelle…
«Sì, ci ho pensato, però non mi sono arresa e ho detto alla mia mamma che anche se sono su sedia a rotelle, voglio BALLARE!».
Dove e a quanti anni si è svolta la tua prima lezione di danza? E com’è stato l’impatto?
«La mia prima lezione di ballo è stata nel settembre del 2006. Non è facile descrivere il mio stato d’animo di quel momento. Appena il ballerino che mi aveva scelto ha iniziato a farmi muovere a suon di musica, il mio cuore batteva fortissimo per l’emozione e la felicità che provavo in quel momento era tantissima.
In che modo hai scoperto l’esistenza di una scuola di wheelchair dance?
«Grazie alla mia mamma che, appena saputo del mio sogno, si è messa alla ricerca di una scuola per me, e quando la trovò, a mia insaputa, mi fece una sorpresa, facendo venire questa scuola a Cecina».
Quando invece hai deciso di cominciare a gareggiare? Sei stata spronata da qualcuno in particolare?
«Ho deciso insieme al mio ballerino, lui già faceva le gare con la sua ballerina e mi ha detto che le voleva fare anche con me».
Nel 2007, a Bologna, hai vinto il primo campionato italiano su sedia a rotelle. Che sensazione hai provato?
«Non ci credevo nemmeno io, è stato il primo campionato Italiano della FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva). Ho gareggiato contro il ragazzo che avevo visto ballare l’anno prima e non avrei mai creduto di vincere, anche perché lui si allenava da più tempo di me; è stata una sensazione meravigliosa!».
Successivamente hai gareggiato anche in altri tornei in Europa e alle Olimpiadi in Cina. Che cosa ti sei portata a casa da queste esperienze?
«Sono state tutte esperienze di crescita e all’estero ho imparato delle regole che in Italia non conoscevamo, apprendendo anche a muovermi meglio con la sedia».
Che cosa provi quando balli?
«Mi sento uguale a tutti i miei coetanei e le ruote sono le mie gambe».
Hai un ballo in cui ti rispecchi maggiormente?
«La rumba, è un ballo sensuale».
Che tipo di rapporto hai con i tuoi partner di ballo?
«Per motivi di lavoro del mio primo ballerino Marco, purtroppo ci siamo dovuti lasciare, ma siamo rimasti in buoni rapporti, così come lo eravamo durante gli allenamenti e le gare. Per me era un fratello maggiore, a volte abbiamo discusso se sbagliavo, ma dopo eravamo di nuovo a scherzare insieme.
Adesso ho altri due ballerini. Con Umberto faccio gli “standard” e con Leonardo i “latini”. Con loro è impossibile litigare e quando facciamo gli allenamenti ridiamo tanto. Per quanto poi riguarda le gare, con loro ancora non le ho fatte, dobbiamo ancora prepararci bene».
Ci vuoi parlare della Wind Dancers ONLUS?
«La Wind Dancers è un’associazione attiva dal 2008 a Cecina, nata per far conoscere questa bella esperienza e per far divertire altre persone con disabilità, non solo in carrozzina. “Tutti possono ballare” e questo è il mio motto. Ultimamente abbiamo inserito anche le gare di pesca sul lago e per mia fortuna ho vinto anche lì».
Una bella e rara realtà di integrazione fra persone normodotate e persone con diverse disabilità, dunque. L’abbiamo notato già in altre occasioni, quanto una disciplina artistica o sportiva faciliti l’integrazione. Tu, Linda, che rapporto hai con le tue coetanee nella vita di tutti i giorni?
«Abbastanza positivo. Ho molti amici e ho un fidanzatino, sto vivendo la mia adolescenza come tutti gli altri e questo grazie alla mia mamma che non mi ha mai tenuta sotto una “campana di vetro”, ma mi ha sempre portato fuori, mi ha fatto stare con gli altri bimbi fin dall’asilo, mi ha fatto fare lo sport sin da piccola. Infatti, per otto anni ho fatto piscina e per tre anni tennis su sedia. Insomma, sono sempre stata con le persone grandi e piccole e questo mi ha aiutato a non isolarmi».
A proposito di vita privata, ci sveli chi sei, una volta spogliati gli abiti della danza e che cosa fai?
«Ho un carattere molto testardo, voglio fare tutto ciò che posso, mi piace andare fuori e fare shopping con il mio ragazzo, frequento la terza superiore, ho scelto il Turistico, ma non ho molta voglia di studiare e non so ancora cosa farò nel futuro. Vivo alla giornata, per ora penso a divertirmi, al futuro ci penserò».
Cliccando qui è disponibile un video riguardante l’esibizione di Linda Galeotti al Campionato Italiano di wheelchair dance sport, svoltosi a Rimini nel 2010.
*Intervista curata da Annalisa Benedetti per il sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), nel quale è già apparsa, con il titolo Tutti possono ballare. Viene qui ripresa, con lievi riadattamenti, per gentile concessione del Coordinamento del Gruppo stesso.
13 eventi e altrettante pubblicazioni della collana Donna e disabilità, un centinaio tra articoli, interviste, recensioni, adesioni a campagne ecc., organizzati per temi, circa 80 segnalazioni di film attinenti alle donne disabili, più di 450 segnalazioni bibliografiche e circa 600 risorse internet schedate: parlano da sole le cifre del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che costituisce certamente una delle esperienze più vive e interessanti – nel campo della documentazione riguardante la disabilità – avviata nel 1998 in modo informale.
Gli obiettivi originari erano da una parte quello di raggiungere le pari opportunità per le donne con disabilità, attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei propri diritti, dall’altra cogliere la “diversità nella diversità”, riconoscendo la specificità della situazione delle donne disabili.
Poi, nel corso degli anni, il Gruppo ha cambiato in parte il proprio ambito d’interesse, oltre a non essere più composto da sole donne e a non occuparsi esclusivamente di questioni femminili. La stessa disabilità è diventata uno dei tanti elementi in un percorso di integrazione e di apertura su più fronti.
Nel 2008, per festeggiare il suo decimo “compleanno”, il Coordinamento del Gruppo Donne (composto attualmente da Francesca Arcadu, Annalisa Benedetti, Valentina Boscolo, Oriana Fioccone, Simona Lancioni, Francesca Penno, Anna Petrone, Fulvia Reggiani e Gaia Valmarin) ha deciso di investire di più in informazione e in documentazione, recuperando i suoi obiettivi originari, senza rinunciare all’apertura quale tratto distintivo. E così – come in un laboratorio – è iniziato un lavoro finalizzato a organizzare e rendere fruibili, attraverso il proprio spazio internet, le informazioni che circolano all’interno del Coordinamento stesso.
Un importante, ulteriore salto di qualità, infine, si è avuto con la creazione di un repertorio (VRD – Virtual Reference Desk), che raggruppa le varie risorse fruibili in internet (in lingua italiana) di e su donne con disabilità (il nostro sito se n’è occupato con l’articolo disponibile cliccando qui).
L’indirizzo del Gruppo Donne UILDM è www.uildm.org/gruppodonne. Al repertorio di cui si è detto, si accede cliccando qui. Il Gruppo Donne UILDM è anche su Facebook (cliccare qui).
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