Una tragica memoria, da tenere sempre viva

La tragedia spesso dimenticata della soppressione scientifica di migliaia e migliaia tra i "più deboli", coloro cioè che non rientravano nei parametri di "perfezione e produttività" elaborati dalla logica nazista: la potranno apprendere tutti quelli che visiteranno a Roma, fino al 6 marzo, la Mostra "In Memoriam - Aktion T4 - Lo sterminio nazista delle persone con disabilità", che fornisce il quadro completo di ciò che avvenne, con singole testimonianze, con l'illustrazione degli esperimenti medici condotti sui bambini, guardando anche al dopoguerra, segnato dal silenzio e dall'indifferenza per almeno vent'anni

Persone con disabilità nei campi di sterminio nazistiInaugurata per la prima volta in occasione dell’XI Congresso Mondiale di Psichiatria ad Amburgo nel 1999, grazie al lungo lavoro di ricerca di Michael von Cranach, direttore fino al 2007 della Clinica Psichiatrica tedesca di Kaufbeuren (già luogo di sterminio di persone con disabilità), la Mostra  In Memoriam – Aktion T4 – Lo sterminio nazista delle persone con disabilità è stata successivamente donata dallo stesso Cranach all’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), per far conoscere il più possibile questa pagina di storia troppo spesso trascurata.
Ora, dopo essere state presente in alcune località della Lombardia, in occasione del Giorno della Memoria (se ne legga nel nostro sito cliccando qui, al testo intitolato Ricordare sempre quegli stermini dimenticati), l’evento sbarcherà giovedì 16 febbraio nella Capitale (Casa della Memoria e della Storia – Trastevere – Via San Francesco di Sales, 5, ingresso libero) e vi resterà fino al 6 marzo.

«Attraverso documenti e fotografie – spiegano i promotori dell’iniziativa – la mostra riporta all’attenzione del pubblico la tragedia delle pratiche di uccisione condotte dai nazisti sulle persone con disabilità. Cominciata fra il 1939 e il 1945, è la storia dolorosa, ma spesso dimenticata, della soppressione scientifica dei “più deboli”, coloro cioè che non rientravano nei parametri di “perfezione e produttività” elaborati dalla logica nazista».
Seguendo il percorso espositivo, si potrà dunque comprendere come il progetto Aktion T4 abbia rappresentato in scala ridotta la cosiddetta “prova generale” per la messa a punto, nel senso anche burocratico del termine, dell’Olocausto.
Trentatré pannelli mostreranno il quadro completo di ciò che avvenne, con singole testimonianze, l’illustrazione degli esperimenti medici condotti sui bambini e infine il dopoguerra, con il Processo di Norimberga ai medici nazisti, cui seguì il silenzio e l’indifferenza per almeno vent’anni, interrotto da alcuni psichiatri di nuova generazione che sollevarono l’imbarazzante velo su questa pagina di storia.

«La politica di sterminio delle “vite indegne di essere vissute” – spiega Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma, che collabora all’esposizione romana, curata da Ernesto Nassi, vicepresidente vicario dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, insieme a Zètema Progetto Cultura – inizia ufficialmente con una lettera di Hitler dell’ottobre 1939 che autorizza la “concessione di una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili”. Il programma Eutanasia, in realtà già definito dal punto di vista ideologico e programmatico negli anni precedenti, fu attuato con determinazione, in modo “industriale”, con procedure meticolose e controllate, il coinvolgimento di medici, personale amministrativo e tecnico, e la creazione di apparecchiature dalla tecnologia innovativa».
«Fin dall’agosto del 1939 – prosegue Cutrera, che da molto tempo studia approfonditamente la materia – furono istituiti presso ospedali e case di cura ventidue reparti infantili, ufficialmente preposti a cure specialistiche, ma in realtà destinati all’eliminazione dei bambini sotto i 3 anni di età, affetti da “gravi malattie ereditarie”. Agli adulti disabili era riservato invece Aktion T4, progetto che deve il  nome a Tiergarten Strasse, la via di Berlino in cui – nella villa al numero 4 immersa nel verde e confiscata a una famiglia di ebrei – era la sede dell’ufficio responsabile della sua attuazione. Aktion T4 era un’operazione segreta, pianificata nei minimi particolari fin dall’autunno del 1939. I pazienti affetti da patologie fisiche, mentali e sensoriali “non produttivi” venivano dapprima censiti negli ospedali tedeschi, in seguito trasferiti in edifici isolati, ex caserme, penitenziari e case di cura, adattati appositamente per ucciderli. Esperti ingegneri avevano allestito in questi luoghi le prime camere a gas funzionanti con l’utilizzo del monossido di carbonio, con la predisposizione nelle vicinanze dei necessari forni crematori. Le vittime venivano naturalmente prelevate senza l’autorizzazione dei familiari, i quali ricevevano un certificato che attestava la morte avvenuta per cause naturali e la comunicazione che la cremazione del corpo era già stata effettuata per impedire il propagarsi di epidemie».
«70.274 persone – conclude la presidente dell’AVi di Roma – furono sterminate in un anno e mezzo, durante la prima fase dell’Aktion T4, che si interruppe nell’estate del 1941 per riprendere sotto forma di “eutanasia selvaggia”. Negli ospedali, medici e infermieri continuarono ad uccidere i pazienti disabili con iniezioni e farmaci letali, lasciandoli morire di fame e seppellendo talvolta i corpi in fosse comuni. Il bilancio finale fu di circa 250.000 persone uccise, tra cui 5.000 bambini e i responsabili di tutto ciò utilizzarono le stesse procedure e tecniche – trasporti, selezioni, camere a gas, corpi bruciati – adottati in seguito anche per lo sterminio del popolo ebraico». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: agvitaindipendente@libero.it.

Per quanto riguarda lo sterminio delle persone con disabilità in epoca nazista, oltre alla consultazione del sito www.olokaustos.org, suggeriamo anche la lettura – nel nostro sito – dei seguenti testi:
– Crimini dimenticati (a cura di Stefano Borgato) (cliccare qui)
– Non c’è storia senza etica (di Luisella Bosisio Fazzi) (cliccare qui)
– Il passato che non deve tornare (cliccare qui)
– Non dimentichiamo quello sterminio di «connazionali improduttivi» (cliccare qui)
– L’olocausto rimosso delle persone con disabilità (cliccare qui)
Lo sterminio delle persone con disabilità come preludio dell’Olocausto (di Giovanni De Martis) (cliccare qui)
– Tragedie di ieri e di oggi: la lunga storia dei pregiudizi (cliccare qui)
– Testimonianze silenziose (cliccare qui)
– Paolini e Lerner portano l’olocausto dei disabili in diretta TV (cliccare qui)
– Grazie, Paolini (di Franco Bomprezzi, cliccare qui)
– Il valore del monologo di Paolini e la metafora della disabilità (di Matteo Schianchi, cliccare qui)
– Iniziative per non dimenticare (cliccare qui)
– Per rinforzare la memoria di tutti (cliccare qui)
 – Ricordare sempre quegli stermini dimenticati (cliccare qui)

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