È una buona notizia quella che viene da Roma. Una manifestazione nata dal tam tam di internet, fortemente voluta da singole persone, soprattutto da genitori e familiari di persone con disabilità grave, viene realizzata liberamente, e diventa quasi una festa, e comunque un’occasione di incontro e di pressione sui temi che più stanno a cuore a tutti [della manifestazione denominata Non siamo un mondo a parte, ma una parte del mondo, si legga nel nostro sito, cliccando qui e qui e anche in «Corriere della Sera.it», cliccando qui e qui. Il sito del Coordinamento Nazionale Famiglie di Disabili Gravi e Gravissimi, che ha promosso la manifestazione, si raggiunge cliccando qui, N.d.R.].
La parola d’ordine è semplice: Diritti. In passato altre manifestazioni, non guidate dalle grandi associazioni, avevano assunto il tono della protesta urlata, della ricerca di “effetti speciali”, accentuando i toni e le parole, ma anche i gesti e la scelta dei luoghi. In questo caso no, la giornata estiva ha sicuramente favorito una partecipazione numerosa, che rivela comunque uno sforzo organizzativo non indifferente. Non è così semplice, infatti, muovere centinaia di persone con disabilità “vera”, in sedia a rotelle o con difficoltà intellettive, o sensoriali, e portarle nel cuore della Capitale, di sabato mattina.
Al di là dei singoli contenuti e delle richieste, è il segno di una grande ansia, di una paura diffusa, che nasce dalla constatazione che i tagli al welfare – ma soprattutto gli annunci di ulteriori tagli – potrebbero mettere in ginocchio le famiglie, che in ultima analisi si rivelano ancora il punto di riferimento fondamentale per garantire la cura e l’assistenza delle persone con disabilità.
È curioso che questo avvenga proprio quando probabilmente i coordinamenti nazionali delle associazioni, FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) stanno per portare a casa risultati non indifferenti dai Tavoli di Consultazione con il Governo. A quel che è dato sapere, ad esempio, l’indennità di accompagnamento dovrebbe essere definitivamente al sicuro, e non legata al reddito.
C’è dunque sicuramente una distanza, anche abbastanza considerevole, tra il lavoro di pressione e di confronto – che si svolge in modo più delicato e perfino riservato – e le paure che invece vengono vissute, comprensibilmente, da chi non ha esitato a scendere in strada.
C’è sempre il rischio che un movimento magmatico e in parte “liquido”, che vive soprattutto su Facebook, senza leader dichiarati, venga utilizzato politicamente, come pare di intuire dalle dichiarazioni dell’Assessore Regionale al Welfare del Lazio, una Regione nella quale i tagli ai servizi, alle cooperative, ai progetti, sono ben noti e pesanti, e dunque forse un ascolto silenzioso sarebbe stato più opportuno e serio.
Ma anche il mondo della disabilità, evidentemente, sta vivendo in pieno l’ondata del rifiuto della politica, e non è un caso se il 12 maggio si è verificata una saldatura sul campo fra la manifestazione romana e il movimento degli indignati.
Anche sul web, del resto, il confronto è aspro e risente di un’evidente difficoltà a discernere le notizie certe dalle voci, le norme vere dalle proposte.
Il fatto è che ognuno, giustamente, fa i conti con la propria realtà personale e con il bilancio familiare, che è più intuitivo dei complessi conteggi dell’ISEE, ossia l'”Indicatore della Situazione Economica Equivalente”. E la confronta con un’idea di futuro che non si riesce a immaginare, se non a tinte fosche.
Al Governo, ora, spetta il compito di dare risposte semplici, chiare, comprensibili a tutti. Subito. Prima che la protesta si trasformi in rabbia, o imploda in disperazione.
*Direttore responsabile di Superando.it. Il presente articolo è apparso (con il titolo La Rete dei diritti) anche in InVisibili, blog del «Corriere della Sera» (di quest’ultimo si legga anche nel nostro sito cliccando qui). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al contesto, per gentile concessione di tale testata.
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