Tra le pieghe giuridiche riguardanti il rinvio di quel Decreto

di Salvatore Nocera
Continuiamo a dare spazio a una serie di opinioni riguardanti il rinvio di un anno dell’applicazione su tutto il territorio nazionale del Decreto Legislativo 62/24, attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, pubblicando qui di seguito il contributo dell’avvocato Salvatore Nocera
Spazio DirSI – Disabilità in rete a Siena, su progetto di vita
Realizzazione grafica elaborata in occasione di un ciclo di incontri formativi proposti nel 2024 da Spazio DirSI – Disabilità in rete a Siena

Colgo immediatamente l’invito in Superando dell’amico professor Ciro Tarantino ad aprire un dibattito sul rinvio al 2027 della piena entrata in vigore del Decreto Legislativo 62/24 sul progetto di vita personalizzato e partecipato. A differenza sua, però, non esprimo un parere negativo su questo fatto. Ritengo infatti che il Governo abbia fatto molto bene a rinviare di un anno, per realizzare in modo più accurato e più ampio la sperimentazione della pratica di attuazione di una normativa molto bella, che richiede però la concomitante realizzazione di numerose condizioni, senza di che il Decreto stessa rischia un grave fallimento, che sarebbe una grandissima delusione per tutte noi persone con disabilità, che su di esso abbiamo tante aspettative, essendo stato fortemente voluto dalle nostre Associazioni.

Infatti, nel Capo II (Procedimento valutativo di base e accomodamento ragionevole, articoli 5-17), il Decreto prevede già la necessità della presenza di numerosi sanitari competenti (che attualmente non ci sono), per effettuare la fase introduttiva del complesso procedimento; la cosa diviene ancora più complessa nel Capo III (Valutazione multidimensionale e progetto di vita individuale, partecipato e personalizzato, articoli 18-33), perché deve essere presente in tutto il territorio nazionale un sufficiente numero di professionisti sanitari e sociali specificamente formati (che attualmente non ci sono), per effettuare la valutazione multidimensionale in chiave ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.], che è molto più complessa della precedente Diagnosi Funzionale e Profilo Dinamico Funzionale. Si deve inoltre tenere conto non solo della valutazione di base dei bisogni e delle potenzialità delle singole persone con disabilità, ma pure del contesto ambientale in cui la persona dovrà vivere, con le barriere e le facilitazioni che essa potrà incontrare e far superare. Tale Unità Multidimensionale, inoltre, dovrà sostenere la persona con disabilità nella formulazione del proprio Progetto di Vita, che ne riesca a soddisfare quantitativamente e qualitativamente tutti i bisogni, desideri e aspettative; e ciò non solo nella fase propositiva, ma anche durante tutto il suo svolgimento, quindi con le eventuali correzioni, adattamenti e modifiche che dovessero essere necessari per renderlo sempre idoneo a garantire continuamente la migliore qualità di vita possibile a ciascuna persona con disabilità.
Tutto quanto descritto richiede innanzitutto che le singole persone debbano pagare il medico specialista che formulerà il certificato, che è l’atto introduttivo di questo complesso procedimento. Dalle prime esperienze già avviate, sembrerebbe che la certificazione molto più ampia di quelle precedenti richieda oltre un’ora per la compilazione di ogni singolo caso, e pare che i medici chiedano somme piuttosto elevate che i richiedenti dovranno sborsare anche qualora l’esito della valutazione da parte dell’apposita Commissione dell’INPS dovesse essere negativo.

In secondo luogo, per l’attuazione della valutazione multidimensionale occorre che vengano definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni relative ai diritti sociali e sanitari, che dovranno operare in tutto il Paese. Questi ultimi, pur essendo stati previsti già all’articolo 117, comma 2, lettera m) della nostra Costituzione, non sono stati sino ad oggi ancora formulati, ma è prevista la loro definitiva formulazione nell’articolo 37 del Decreto 62/24, con una procedura molto articolata e complessa.

Infine, per la realizzazione definitiva del progetto di vita sarà necessaria la programmazione di tutti gli interventi sociali e sanitari effettuata a livello nazionale dal Ministro per le Disabilità e realizzata poi dalle singole Regioni; a partire da tale programmazione, i vari Ambiti territoriali procederanno alla programmazione locale dei servizi socio-sanitari pubblici e di quelli offerti dal terzo settore, sulla base dei quali potranno essere realizzati i singoli progetti di vita (articolo 30); per realizzare ciò occorre una capillare formazione dei quadri in programma, che attualmente pare non sia pienamente operativa. Affinché tutti i singoli progetti di vita a livello locale vengano correttamente sviluppati e gestiti, è prevista poi la presenza del referente per l’attuazione del progetto di vita (articolo 29), una nuova figura totalmente da individuare come profilo professionale e come mansionario, e poi da reperire tramite concorsi. Per la realizzazione di ciò sono previsti 25 milioni di euro annui (articolo 31).
A questo punto è da chiedersi se tale somma sia sufficiente a realizzare ogni diritto, aspettativa e desiderio delle singole persone con disabilità, o se al termine della sperimentazione di cui all’articolo 33, essa debba essere aumentata. Sotto questo aspetto i problemi crescono fortemente.
Infatti, come si legge nell’articolo pubblicato su queste pagine con il titolo Il prossimo bilancio dell’Unione Europea rischia di “mettere da parte” tante persone con disabilità, la spesa pubblica dell’Unione Europea e dei singoli Stati aderenti avrà una riduzione considerevole. Ciò conferma quanto riferito sempre in Superando, nel testo “Welfare familiare”: 138 miliardi di euro per la spesa privata degli italiani, ossia che già attualmente le famiglie delle persone con disabilità debbono sobbarcarsi una pesantissima spesa privata a causa della scarsità o dell’insufficienza della spesa pubblica; ciò è documentato nella relazione del Direttore della Banca d’Italia riportata in quell’articolo. Sarà quindi molto difficile che la spesa pubblica per i servizi sociali e sanitari nei prossimi anni possa crescere, anzi è quasi certo che essa non crescerà, ma che con molta probabilità si ridurrà, a causa del previsto aumento della spesa militare e dei vincoli di stabilità di bilancio imposti dall’Unione Europea. Tutto ciò aumenterà il divario tra le Regioni italiane, che sarebbe stato ancora più accentuato se la Corte Costituzionale non avesse in buona parte ridimensionato l’autonomia regionale differenziata con la Sentenza 192/24.
Purtroppo sono costretto a dire mala tempora currunt dopo avere letto un altro articolo di Superando su quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove il presidente Trump ha decretato a scuole e college di abbandonare entro 14 giorni i programmi di inclusione rivolti anche espressamente all’istruzione delle persone con disabilità, pena il taglio dei contributi federali. Il clima negativamente rivoluzionario instaurato dalla nuova amministrazione americana sicuramente non potrà non influenzare tutti i Paesi occidentali, Italia compresa, con ulteriori tagli alla spesa sociale e quindi anche ai danni di noi persone con disabilità.

Di fronte al rinvio di un anno, il presidente della Federazione FISH Vincenzo Falabella, dopo avere manifestato disappunto per il rinvio, giustamente conclude dicendo che «l’estensione della sperimentazione della riforma dell’accertamento della condizione di disabilità a nuove Province e il prolungamento di essa possono garantire un migliore assestamento del sistema, a patto che servano a individuare eventuali criticità e colmare vuoti».
Ebbene, le principali criticità sono state segnalate più sopra; altre probabilmente emergeranno dalle analisi degli esperti. Pertanto ribadisco che il rinvio sia stato un atto responsabile e corretto per una più puntuale messa a punto della realizzazione di questa complessa novità istituzionale. A tal proposito penso che tutte le Associazioni di persone con disabilità dovrebbero aiutare e sostenere il Governo «a individuare eventuali criticità e colmare vuoti». E del resto, un antico proverbio italiano dice che “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”: il governo ha voluto, con il rinvio, giustamente prevenire questo rischio.

Al medesimo tema trattato nel presente contributo di riflessione abbiamo dedicato finora sulle nostre pagine i testi: Disabilità e riforma: servono certezze sui tempi, sulla sperimentazione e sulle risorse, Il rinvio dell’applicazione di quel Decreto Legislativo: ci sono domande che  meritano risposte di Ciro Tarantino, Le voci dei diritti di Giampiero Griffo e Il rinvio di quel Decreto, tra preoccupazioni e opportunità di Vincenzo Falabella.
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