Serra d’Aiello: un brindisi al cambiamento

di Nunzia Coppedé*
Nessuno può dire «io non sapevo!», avevamo scritto nell'estate dello scorso anno, parlando delle vicende giudiziarie dell'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello (Cosenza), della cui situazione già da anni ci occupiamo su queste colonne. «Ora però - avevamo concluso - bisogna guardare al futuro». E il "futuro" sembra che finalmente sia arrivato, con un quadro realmente nuovo e confortante

Stanno cercando pian piano di uscire dal Sull’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello, in provincia di Cosenza, sembra proprio stia soffiando un vento di cambiamento.
A dichiararlo con sollievo è stata una delegazione della FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), composta, assieme a chi scrive, da Franca Hyerace, Giuseppe Saffioti, Rosanna Durante, Antonino Badalucco e Caterina Panza che il 29 dicembre scorso si è recata all’Istituto.
In passato, in diversi periodi, una delegazione della FISH aveva più volte tentato di entrare al Papa Giovanni XXIII al fine di incontrare le persone ricoverate e di dare voce alla loro situazione di invisibilità, ma con scarsi esiti. Stavolta invece le persone con disabilità dei gruppi autogestiti calabresi hanno potuto incontrarsi sia con le persone ricoverate che con la Direzione e con parte del personale.

Dopo la vicenda giudiziaria che aveva coinvolto la struttura nell’estate del 2007 [se ne legga, in questo stesso sito, il testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], mobilitando la cronaca delle testate nazionali e regionali, ci sembrava che sull’Istituto si fossero spenti i riflettori e che rischiasse di piombare il silenzio.
Come FISH Calabria non abbiamo però mai smesso di pensare alle persone ricoverate, vittime e nient’altro che vittime della situazione.
Preoccupati dunque per l’inconsueto silenzio, abbiamo approfittato del tempo libero in più concesso dalle festività, per cercare di capirci qualcosa e così, la mattina del 29 dicembre, in una splendida giornata di sole, siamo andati a Serra d’Aiello, dove ci ha accolti Assunta Signorelli, commissario designato della struttura, che con altri due sta gestendo egregiamente questo difficoltoso periodo di transizione.

Abbiamo subito potuto notare che è stato avviato un processo di umanizzazione e oserei dire di deistituzionalizzazione, se non per tutti senz’altro per quelle persone che vi possono essere indirizzate.
Molti fatti hanno colpito la nostra attenzione, anche perché in modo spontaneo siamo stati portati a fare dei confronti con il passato. Al nostro arrivo, ad esempio, non siamo più stati circondati da frotte di operatori che ci “trattenevano” all’esterno. Abbiamo potuto infatti incontrare i ricoverati dappertutto, anche nei luoghi dove prima era impensabile entrare. Abbiamo insomma trovato “tutto aperto” ed è bellissimo il rapporto che si è instaurato tra questa dirigenza e le persone ricoverate.
Sono cambiati gli stessi odori degli ambienti e sono stati avviati importanti lavori strutturali. Oggi alcuni ricoverati più autonomi hanno la propria cameretta singola con mobili personali scelti da loro e con bagno in camera; altre camere saranno pronte prossimamente. Sono stati avviati inoltre tre “gruppi appartamento” e un altro è quasi pronto, con quadri e colori alle pareti.
Ancor più in profondità è stata attuata una rivisitazione del sistema di tutela: dove la famiglia non c’è o non si prende cura della persona, sono subentrati amministratori di sostegno che sopperiranno a tale vuoto.

A questo punto è davvero difficile comprendere il silenzio degli organi d’informazione nei confronti di una realtà che ha avviato un processo di trasformazione tanto importante.
La nostra visita si è conclusa con un “brindisi al cambiamento” assieme ai ricoverati, ai dirigenti e agli operatori ed è stato particolarmente bello incontrare assistenti impegnati nel cambiamento, motivati e soddisfatti. Questa è anche la dimostrazione che un ambiente di lavoro più sano può risvegliare gli entusiasmi e realizzare professionalmente chi ci lavora.
Nell’Istituto Papa Giovanni XXIII si è realmente realizzato l'”impossibile” in pochi mesi, ma le cose da fare rimangono ancora molte. Quel che è certo è che non bisognerebbe però dimenticare né lasciare isolata questa nuova dirigenza che sta lavorando con professione e passione.
Anche per questo la FISH Calabria intende inviare un appello alla Regione, alle forze politiche, agli Enti Locali e Provinciali, all’Azienda Sanitaria competente, alle realtà sindacali degli operatori sociosanitari, alle associazioni di, con e per disabili della Calabria – in particolare quelle della provincia di Cosenza – e a tutta la  cittadinanza, per sostenere insieme la continuità del processo di cambiamento avviato, perché le persone ricoverate a Serra D’Aiello hanno bisogno e diritto a programmi di riabilitazione e di inclusione sociale.

*Presidente FISH Calabria ONLUS (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

Il nostro sito si è più volte occupato in tempi diversi della vicenda di Serra d’Aiello, con i seguenti testi (cliccando sul titolo di essi, sono tutti visionabili):

Serra d’Aiello: una bestemmia sociale, 27 settembre 2005;
La segregazione di Serra d’Aiello, 5 dicembre 2005;
Serra d’Aiello: Nulla su di Noi senza di Noi, 3 gennaio 2006;
Storia di abusi e indegnità, con coda paradossale, 20 ottobre 2006;
Serra d’Aiello: arrivano gli arresti, ma continua la lotta, 18 luglio 2007;
Non ghetti, ma luoghi di vita, 24 luglio 2007;
Solo così si potranno veramente chiudere gli istituti, 30 luglio 2007.

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