Ho letto tutti gli articoli pubblicati sul vostro sito sui disagi che i disabili, e noi genitori con loro, stiamo vivendo per via del ritardo nella ricezione dei verbali di invalidità e della 104 [il riferimento è alla Legge 104/92, N.d.R.].
Ho molte perplessità… Non sono iscritto a nessuna associazione di tutela degli invalidi, non credo nell’associazionismo perché si rischia sempre di creare un’altra casta oltre a quelle già esistenti… Credo che ciò che spetta in diritto, se spetta, debba arrivare per le vie previste, senza la necessità di intermediari.
Posto ciò, ripeto, sono molto perplesso sia da ciò che sta succedendo all’INPS – come lamentato dai medici dell’Istituto [se ne legga cliccando qui, N.d.R.] – ma anche e soprattutto da questo tam tam mediatico di tutte le associazioni degli invalidi.
Ho l’impressione che nell’estenuante e forse anche giustificabile – ma forse non opportuno – intento di difendere a tutti i costi lo status dei disabili, di fatto ci si stia opponendo a un sistema che vuole cambiare e cambiare in meglio e si stia giustificando il peggio che c’era prima, facendo (volontariamente?) il gioco del vecchio sistema che non si vuole lasciare smontare.
Mi spiego meglio: se un Governo – uno qualsiasi, non importa se di destra o di sinistra – vuole rinnovare un percorso, un iter per chiedere una tutela prevista dalla Costituzione quale la disabilità e per fare questo decide di adottare – fra l’altro nell’ambito di una più ampia riforma digitale della Pubblica Amministrazione – un percorso informatizzato, perché questo percorso si inceppa subito dopo la domanda?
Io ho presentato la domanda telematica nel marzo del 2010 da cittadino munito di PIN e ho allegato il certificato medico, anche questo pervenuto telematicamente. Avevo letto la Circolare INPS 131 [Circolare dell’INPS n. 131 del 28 dicembre 2009, N.d.R.], un “malloppone”, ma piuttosto chiara nel dirmi che a quel punto avrei potuto avere una data quasi da scegliere io direttamente, in base alle disponibilità dei calendari dell’ASL. Sono quindi andato all’ASL per chiedere di evitare di essere chiamato nei giorni di terapia di mio figlio e ho chiesto di poter scegliere dal calendario… L’ASL ha tirato fuori un’agenda di carta e sfogliando mi ha dato due date disponibili. Mi sono permesso di chiedere come mai non ci fosse il calendario previsto dalla Circolare 131; la risposta laconica è stata: «Ma si figuri! Quella vale per l’INPS, noi qui siamo ASL!».
Avuta la data, mi sono recato a casa. Alla visita (25 persone dalle 14.30 alle 16), siamo stati liquidati in cinque minuti da una Commissione dove tutti erano impegnati a mettere le firme su un verbale che girava da una parte all’altra del lungo tavolo… Nessuno ha guardato mio figlio in faccia. Solo un cortese sorriso alla fine della lunga furiosa corsa alle firme, per sentirci dire: «Arriverà a casa il verbale!».
È vero, dopo venti giorni abbiamo avuto il verbale… un verbale targato “Regione Lombardia… ASL di…”, pieno di firme e con dietro un timbro dell’INPS con data e una firma di approvazione, spedito con una lettera INPS di accompagnamento, firmata dal direttore dell’INPS.
Mi sono riguardato il malloppone della Circolare 131 e mi sembrava di aver capito che il verbale dovesse essere stampato da un computer, non scritto a mano, ma comprendo che nella stanza ASL non ci fosse neanche il computer…
Nel mese di ottobre, poi, ho dovuto richiedere la Legge 104… Stessa trafila: domanda online, questa volta tramite il patronato, chiedo del calendario e mi viene detto che il calendario le ASL non lo usano perché la Regione Lombardia non vuole usare la procedura INPS… Pazienza. Nuova “visita” di cinque minuti, due domandine su chi lavora dei due genitori e quante visite fa adesso il bambino… all’uscita nessuna indicazione su quando arriverà il verbale… verbale anche questa volta scritto freneticamente a mano e con molti quesiti da parte di una signorina (nessuno aveva il cartellino. Chi era chi?), che continuava a chiedere chiarimenti su quanti “no” e quanti “sì” dover mettere.
Tre settimane fa ho chiamato l’ASL e ho chiesto come mai ritardassero l’invio. L’interlocutrice mi ha apostrofato di «essere ignorante», poiché il verbale lo spedisce l’INPS e non l’ASL. OK. Vado all’INPS direttamente e dopo un paio di passaggi di stanza, vengo ricevuto da un medico – mi dicono il responsabile – che si presenta, mi fa accomodare e dopo avermi ascoltato chiama, per farsi portare il fascicolo di mio figlio. Si accerta che io sia il padre (sembra un carabiniere, mi chiede la carta d’identità, all’ASL nessuno ci ha chiesto niente!). Legge e dopo essersi informato se quel pacco di verbale fosse andato a Postel, mi dà una copia della Legge 104, facendomi firmare di averla ricevuta.
Non ho resistito e gli ho chiesto cosa stia succedendo nell’invalidità civile. Ho visto un uomo con due occhi stanchi, ma disponibili, che con grande cortesia mi ha spiegato che l’INPS sta procedendo a fare diventare “elettronico” ciò che le ASL hanno continuato a fare in cartaceo, nonostante la legge avesse individuato un iter elettronico che valeva per entrambi – ASL e INPS – e che il fatto che l’ASL non abbia usato la procedura ha bloccato tutti i passi seguenti che avrebbero portato poi all’invio del verbale via Postel al Cittadino.
Mi ha precisato che questo problema è nazionale e ha introdotto un ritardo che in Lombardia, dove c’erano tempi più brevi, si sente e che in altre Regioni più lente magari non si percepisce nemmeno.
In effetti, a leggere il malloppone, quel medico INPS non sembra avere torto… Era tutto scritto: certificato online-domanda online-calendario al computer-visita ASL con verbale al computer-convalida INPS al computer entro dieci giorni-invio al Cittadino.
Domandona: perché le ASL non usano il computer per fare il verbale elettronico? Perché le ASL vogliono continuare a usare la carta? Forse perché così non rimane traccia? E scusate la domanda finale: perché voi associazioni che avreste dovuto salutare con entusiasmo l’attuazione della novità, siete invece coloro che se ne lamentano, facendo finta di non vedere chi non fa che cosa? Fate venire dubbi e personalmente mi convincete sempre più che faccio bene a non associarmi… Anche voi del sistema?
Giuseppe M.
Risponde il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Pietro Barbieri.
Inevitabile è innanzitutto corrispondere alla richiesta di chiarimenti del Lettore di Superando, circa il ruolo e l’atteggiamento delle Associazioni verso le nuove procedure telematiche dell’INPS. C’è però bisogno di una premessa: tutto ciò che la FISH comunica appartiene all’elaborazione della sua rete, non di altre. Pertanto, la FISH risponde di ciò che scrive e che mette in campo, non di ciò che fanno altri.
Questa premessa è necessaria poiché le domande del Lettore sottintendono che la FISH prenda parte a un sistema inefficace e persino corrotto. Guadagnandoci, quindi. Ebbene, siamo costretti a doverlo deludere: la FISH non fa parte del sistema né direttamente né indirettamente e non guadagna nulla dal criticarne la vecchia impostazione o le novità introdotte. Opera nel confronto tra le diverse esperienze, vite vissute di persone con disabilità e di loro familiari, nel tentativo di promuoverne i diritti. Non ha fatto sconti a nessuno: non soffre della “sindrome del Governo reputato amico”, né della sudditanza verso quello presunto ostile. Neanche ai compagni di strada che hanno imboccato vie alquanto promiscue.
Tant’è vero, infatti, che la FISH ha condiviso l’informatizzazione delle procedure e la creazione di una banca dati unica nazionale. Oltre ai vantaggi esposti dal Lettore, la FISH ha sostenuto anche – contro il parere di Regioni virtuose come Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia – che una conformazione nazionale di procedure, criteri e informazioni fosse indispensabile: l’Italia è stretta e lunga e abusi ne sono stati commessi.
Allora, perché la FISH critica l’INPS?
a) La FISH ha espresso dubbi sul campione utilizzato per le verifiche straordinarie (inefficace per stanare i veri “falsi invalidi”) e al contempo è stata la prima a parlare delle responsabilità di Regioni e ASL sul caos che si era generato. Critica verso l’INPS e le Regioni, quindi.
b) La FISH ha previsto che il caos avrebbe regnato sovrano poiché ciò che il Governo chiedeva all’INPS – nuove procedure e verifica ordinaria per tutte le nuove certificazioni di invalidità, handicap e disabilità e 800.000 verifiche straordinarie – avrebbe sommerso l’Istituto di lavoro insostenibile e di una massa di carta ingestibile, cosa che oggi denuncia la stessa Associazione dei Medici dell’INPS, il cui presidente è Francesco Ammaturo, ovvero chi fino a pochi giorni fa rassicurava le nostre Associazioni nella sua qualità di dirigente INPS inviato ai tavoli di confronto con noi.
c) La FISH attacca e continuerà a farlo chi ha deciso di restringere i criteri di concessione dell’indennità attraverso linee guida interne [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.], dopo che la nostra manifestazione del 7 luglio 2010 aveva impedito al ministro Tremonti di introdurre quei criteri per via normativa. L’uso arbitrario di questi criteri è illegale, ragion per cui cresce il contenzioso e l’INPS soccombe in più della metà dei casi. Non si tratta semplicemente di qualche visita in più che dobbiamo tollerare. Molti – senza diagnosi – vengono cancellati e stigmatizzati come “falsi invalidi” e sono costretti a ricorrere in tribunale. E poi vincono. Soldi per avvocati, soldi per le consulenze tecniche e impegno per i Tribunali Civili già sovraccarichi. Cui prodest?
d) Il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua è stato smentito dal Direttore dell’INPS della Sardegna [se ne legga cliccando qui, N.d.R.], il quale afferma che le revoche sono state del 12% e non del 74% e che molte di queste sono frutto di errori del sistema a causa dei quali si sono levati gli emolumenti a persone neanche sottoposte a visita.
e) Il presidente dell’INPS Mastrapasqua omette di dire che le indennità di accompagnamento sono quasi arrivate a 2 milioni, con un enorme incremento da quando se ne occupano loro – circa 750.000 in quattro anni – segno certo che è come sosteneva la FISH, ovvero che gli aventi diritto – i disabili gravi anche perché anziani – ci sono e che l’unica assistenza su cui possono veramente contare è quella che si pagano autonomamente o che le loro famiglie esercitano. E chiedono un contributo che è loro diritto ricevere. Soprattutto è il segno certo che i controlli sono inefficaci poiché “sparano nel mucchio”. Il campionamento è sbagliato.
f) Il presidente dell’INPS Mastrapasqua esibisce dati triti e ritriti perché la migliore difesa è l’attacco (contando su una stampa servile e incapace). Infatti, per coprire il disastro che stanno combinando, afferma «quanto è cattiva l’Italia», derubricando il disastro a meri errori di percorso, trasferendo le proprie responsabilità all’invocazione contro un “pessimo sistema”, composto da “truffatori” e da “caste”. Con il contorno di un utilizzo spregiudicato dei media.
g) Tra i vari dati esibiti, però, il presidente dell’INPS non dice quanti tra i revocati lo siano – ad esempio – per superamento del reddito e quindi non falsi invalidi. A quanto ci consta, le false certificazioni (al netto del ribassamento delle percentuali, vedi precedente punto d), sono in quantità infima, e lo stesso Mastrapasqua afferma che le false certificazioni le scova “l’odiata Magistratura”, non l’INPS, che non ha compiti di polizia. Stiamo chiedendo lumi da anni, per senso di trasparenza e di verità.
h) Il burrone verso cui l’INPS sta spingendo il sistema con estrema rapidità è stato denunciato con evidente perizia dagli stessi medici dell’Istituto, con una lettera aperta (che prego tutti di leggere attentamente, cliccando qui), che si conclude così: «Persino nel mondo militare, laddove l’ordine ricevuto sia palesemente in contrasto con il diritto, è ammessa la disobbedienza». Noi potevamo solo raccogliere le proteste dei singoli Cittadini.
La FISH ha sempre operato una critica di merito e non pregiudiziale. Non teme di essere tacciata di coprire i falsi invalidi, anche perché ha indicato la via per scoprire gli stessi, in un documento condiviso dalla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità). E proprio con quella proposta ha chiesto che almeno metà dei risparmi fossero investiti in nuovi servizi.
Pietro Barbieri, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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