«Tutto ciò – scrive Dorotea Maria Guida – è voluto per sfatare il luogo comune che disabilità voglia dire tristezza, pietismo, commiserazione. Al contrario, le vite straordinarie che racconto sono esempi di serenità, di speranza e di buona volontà».
E molti di quei racconti – pubblicati in Ops… ho scordato la disabilità a casa. Storie vere di persone straordinarie (Cuneo, Primalpe, 2011) – anche il nostro sito ha avuto la fortuna di “intercettarli” e di pubblicarli. È successo ad esempio con Sandro Dutto, che con la sua speciale moto a tre ruote, ha percorso in quaranta giorni quasi 14.000 chilometri, attraverso quindici Paesi; con Danilo Destro, Rappresentante Atleta nella Commissione Nazionale Atleti di curling in carrozzina del CIP (Comitato Italiano Paralimpico); con Enrico Audisio, vero “creatore di colori”; con Gianni Viola, consigliere della Prima Municipalità di Messina; con Gabriele Viti, che ha voluto unire due diritti negati nella stessa causa; con Stefano Viglione, sindaco in carrozzina di Mondovì (Cuneo); con Claudio Imprudente, giornalista, scrittore e molto altro ancora; con Paolo Badano, protagonista di una nuova idea per la mobilità; con Gabbiano, fondatore e primo webmaster del sito DisabiliFree; con Giovanni Paolo Sandri, autore del libro Cammino da seduto; con Tarek Ibrahim Fouad Ibrahim, clown in carrozzina, la cui storia, non a caso, occupa il capitolo conclusivo del libro, perché, sottolinea l’Autrice, è forse il migliore esempio che testimonia come «la disabilità fisica è solo un’espressione del corpo, della quale la mente riesce ad essere esente».
Sin dal suo primo contatto con la nostra redazione, “Mary” Guida – infermiera professionale all’Ospedale di Mondovì e narratrice per diletto – ci ha colpito soprattutto per la sua passione e la sua curiosità. Passione innanzitutto per l’amata Sicilia – dalla quale si è trasferita in Piemonte qualche tempo fa – curiosità per le persone e per la vita. Tratti, questi, che ritroviamo tutti nella premessa del suo libro, quando scrive che «spesso la mia giornata di lavoro in ospedale era (ed è) particolarmente dura; in Medicina Generale ci si prende cura di molti pazienti anziani, giovani, devastati da patologie incurabili. Il mio ritorno a casa non era mai dei più felici, anche se continuo a sposare l’ottimismo, la grande forza di volontà e la determinazione, condite da un sorriso sempre acceso. Non ho mai perso la speranza nel futuro, malgrado da giovane donna, io viva, in parte per scelta, una solitudine di fatto, lontana e non solo metaforicamente dalla famiglia, dai figli, dagli amici, da tutti. Non mi è mai mancata, però, la voglia di dar voce a quanti si battono per il riconoscimento di diritti basilari oppure la volontà d’essere portavoce di chi lotta contro i pregiudizi, l’emarginazione. Ho sempre cercato di sostenere chi ha il diritto di affrancarsi nella ricerca di una vita piena e normale anche con il disagio di una malattia o di limitazioni fisiche».
Ecco, “piccolo manuale contro il pregiudizio”, potremmo anche chiamarla questa rassegna di storie vere che, grazie all’associazione trentina Prodigio, ha trovato il suo primo “megafono”. Un librino delizioso, che consigliamo a tutti, anche come “regalo intelligente”. (Stefano Borgato)
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